domenica 24 febbraio 2008

ripartenza

Bon, di ritorno a Milano per seguire la seconda settimana di orrido corso.
Che poi non è così male: ci sono le due ucraine che mi hanno aperto gli occhi su una verità: le ucraine hanno sempre trentacinque anni. Una ne ha 23 e l'altra 50, ma entrambe ne dimostrano 35-36, deve essere una caratteristica nazionale.
C'è anche una belloccia, italiana però, e quindi ha 28 anni e dimostra 28 anni.
Ma a rendere il tutto sopportabile è che la tizia che ci fa il corso stranamente non è imbevuta di retorica da agenzia interinale: invece di farci fantastici discorsi su quanto è bella la flessibilità e quanto siamo fortunati a non essere legati all'orrida prospettiva di un posto fisso, è incazzatissima e si augura che Bertinotti prenda il potere da un giorno all'altro (anche se credere in Bertinotti denota anche un alto tasso di ingenuità, oltre che di comunismo und incazzatura); inoltre racconta le peggiori storie dell'orrore aziendale e il cattivo è sempre il capo, sporco capitalista senz'anima.
E' divertente, a volte sembra di ascoltare gli Offlaga Disco Pax.

A proposito di storie dell'orrore, sta per arrivare su Lulu l'antologia di racconti a cui ho dato il mio contributo nei primi di gennaio. Intanto vi propino il "book trailer", che di solito è una cosa che io odio fortissimo (sentimento acutizzatosi dopo la visione di quello fatto per promuovere il libro di Babsi Jones); il "nostro" però devo dire che è talmente cazzone che mi fa rivalutare il genere. L'autore di questa meraviglia dovrebbe essere Armando Festa, ma non ne sono certo.
A presto!

sabato 23 febbraio 2008

Pubblico & Privato



A cinquanta metri l'una dall'altra, in una vietta vicino al tribunale di Pisa, due scritte lasciate evidentemente dalla stessa mano e dallo stesso spray. Mi chiedo quale delle due sia stata scritta prima; comunque, se la prima è un atto di accusa contro il capitale, la seconda mi sembra un atto d'accusa contro i capi che ti mandano a scrivere cose sceme nelle fredde notti di gennaio.
In alternativa, l'accusa è contro il Generale Inverno.

venerdì 22 febbraio 2008

Backside to the Future /6: la pastafforno!

(DISCLAIMER: le regole di privacy seguite nello scorso numero verrano mantenute anche in questo, tantopiù che il protagonista della vicenda è l'unico tra noi ad aver intrapreso una sfolgorante carriera artistica nello showbizness. Egli sarà indicato come V. P.)

Intorno ai nostri quindici anni, la Comitiva del Gabbiano era già piuttosto estesa, ma era composta esclusivamente da maschi. Innanzitutto era un fatto d'età: le ragazze della nostra età stavano con quelli più grandi, e anche le comitive più fighette erano quasi esclusivamente maschili. E poi, forse, eravamo anche un pò sfigati.
Era tutto sommato divertente, però: si usciva, si parlava di qualsiasi stronzata ci venisse in mente e ancora non soffrivamo troppo della mancanza del gentil sesso, ma non poteva continuare a lungo.
Il primo ad esprimere quest'idea fu il protagonista di quest'episodio, una sera che lo riaccompagnavo a casa con il mio gigarino:
- Cioè, mica per farci niente - mi disse nel suo solito grottagliese strettissimo e strascicato - ma anche solo per chiacchierarci qualche femmina nella comitiva ci vorrebbe. Mi sono un pò rotto le palle di uscire sempre tra maschi.
V.P. non lo sapeva, ma sarebbe stato il primo di noi ad affrancarsi dalla RASPA*.

Già da un pò di tempo, comunque, avevamo iniziato a cercare di salutare e conoscere delle ragazze che ci piacevano. Ovviamente, conoscevamo i nomi di tutte quelle dal carino in su. Un giorno una di loro (con un nome sexy da commedia italiana degli anni 80, una roba tipo Cinzia o Deborah o Patrizia, ma qui non vi dirò quale di questi) ci risalutò, per nome.
Da lì intuimmo due cose: uno, che le ragazze avevano, come noi, i propri canali informativi. Due, che uno di noi o più di uno di noi le piaceva, dato che si era informata sui nostri nomi e li aveva utilizzati.
Eravamo, gioverà ricordarlo, molto giovani e anche probabilmente un (bel) pò sfigati. Era ovvio, a guardare indietro, che le piaceva l'unico di noi che non salutava mai, ovvero il suddetto V.P.
Nelle settimane successive, Colei partì all'attacco e riusci a spuntare un appuntamento con il nostro amico, ma io e V.P. non siamo mai stati così in confidenza e non so per bene come siano andate le cose. Sta di fatto che V.P. scomparve per un paio di sere, e quando ricomparve raccontò di lunghe passeggiate, chiacchierate interminabili e alla fine ci confermò che sì, lui e lei stavano assieme. Da perfetto gentiluomo, omise ogni particolare piccante.
Dopodiché scomparve per un paio di settimane.
Quando tornò gli chiedemmo come andava con la sua fidanzata.
"L'agghiu lassata"* - rispose.
Noi eravamo basiti: ma come, una, anche piuttosto carina, ti sceglie e la lasci? Gli chiedemmo come mai. La sua risposta è rimasta negli annali (ripeto, immaginate un eloquio estremamente strascicato):
"Ci lu dumeneca mance pastafforno dici: BUONA; ci lu lunetia mance pastafforno dice: BUONA; ci lu marteretia mance pastafforno dice: BUONA; ci lu mirculitia mance pastafforno dice: BUONA. MA pò lu sciuvetia nne uè la PASTELLINTECCHIE?"***
Noi altri, devo dire, non approvavamo, ma ritenemmo la scelta del nostro sodale coraggiosa e degna di rispetto. Lui, dal canto suo, dopo circa una settimana tornò alla pasta al forno, e se ne nutrì per circa cinque anni.

*Raspa: eccitazione sessuale
**"L'ho lasciata"
***"Se la domenica mangi la pasta al forno dici: BUONA; Se il lunedì mangi la pasta al forno dici: BUONA; Se il martedì mangi la pasta al forno dici: BUONA, se il mercoledì mangi la pasta al forno dici: BUONA. Ma poi, il giovedì non vuoi la PASTA e LENTICCHIE?"

lunedì 18 febbraio 2008

complicarsi la vita


Il qui presente blogger a tempo perso ha appena accettato di frequentare un corso di formazione, nelle prossime due settimane, che c'entra con la sua formazione attuale come... no, non mi vengono in mente due cose più dissimili.
Questo vuol dire che dovrà studiare e scrivere la sua tesi di dottorato di sera e di notte - ma si teme che accumulerà comunque un certo ritardo - e che la sua vita, già non semplice, nei prossimi quindici giorni sarà ancora più un casino.
Inoltre, in quel di Milano sarà privo di connessione stabile, e se ce la farà si connetterà dall'indiano sotto casa. Il tutto, sappiatelo, perché l'attuale disoccupazione lo spaventa e cerca vie di fuga come una formichina a cui hanno strappato le antenne.

(Il disegno è di Dan Morelle, sempre su Flickr)

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retroscena

Abbiamo un importante documento sulla lite Ferrara - Pannella che spiega anche la neolalia che affligge negli ultimi tempi l'ampio direttore de il foglio.

è un pò offensiva verso i GhostBusters, ma mi capirete.


Una volta tanto, una cosa seria: seguo l'iniziativa de Il mattino ha l'oro in bocca e posto questa eccezionale immagine, per la quale Splinder ha censurato un blog, oscurandolo.
Chiunque di voi abbia un blog, pubblichi questa immagine (che io trovo bellissima, tra l'altro) e rompa il cazzo a supporto@splinder.com, chiedendo come mai si sono permessi di CENSURARE una roba così totalmente innocua. Grazie.

EHM... update: il qui presente si rimangia tutto, ma per onestà e memento non toglie il post. Pare difatti che il blog sia tornato on line e che la foto censurata fosse leggermente più spiacevole di quella qui postata (che continuo a trovare divertente), e soprattutto la censura non aveva base religiosa. No, il link alla foto non lo metto, mi rifiuto. Se volete, spulciando sul blog che era stato censurato, un link c'è, ma vi prego non fatelo.

venerdì 15 febbraio 2008

agnizione

Certo che faccio un lavoro di merda: devo scrivere su un tizio morto nel 1576 e scriverne robe vere e verificabili (o almeno: che lo sembrino), mentre Casini può dire che Cuffaro è stato vittima di una persecuzione giudiziaria.

recuperi: Mark Hollis: "Mark Hollis"


Mark Hollis negli anni '80 poteva essere un altro Simon Le Bon (com'è che si scrive?), solo molto più brutto.
I Talk Talk avevano fatto un sacco di soldi con due dischi che sembravano registrati dai Duran Duran intelligenti (se mi si consente l'ossimoro): sempre "new romantic", ma con testi migliori, una voce più interessante e con melodie meno sceme.
Con il terzo disco (previa estromissione del tastierista), i Talk Talk cambiarono genere, complicando le partiture, aggiungendo strumenti, allargando le canzoni. Il disco (The Colour of Spring) vendette irrazionalmente moltissimo, soprattutto in Italia.
Confortati dalle vendite, quelli della casa discografica non fiutarono il pericolo.
Per il disco successivo, i Talk Talk si chiusero in studio per più di un anno, si rifiutarono di rilasciare un singolo e di andare in tour, perché stavano registrando roba troppo complicata per essere poi capaci di rifarla dal vivo. Il disco, "Spirit of Eden", quando uscì fu universalmente riconosciuto come un capolavoro, per lo meno da quei dieci o quindici esseri umani che lo comprarono. Stesso destino toccò al successivo "Laughing Stock" (ma intanto la casa discografica li aveva scaricati....).
Il problema dei Talk Talk è che non si sapeva quello che suonavano: il post-rock (che è una comoda etichetta per indicare un genere di musica che non si sa cos'è) non era stato ancora inventato, e se sei Mozart e ti viene di pubblicare un disco di folk alla maniera del primo Bob Dylan non ti puoi lamentare se poi Salieri fa più fortuna di te. (questo era giusto per fare un paragone ben bilanciato e privo di anacronismi).
Dopo Laughing Stock i Talk Talk si sciolsero, più che altro perché due terzi del gruppo si erano sfavati di registrare capolavori assoluti e venderne tre copie.
Infine, dopo altri sette anni (1998), il buon Mark Hollis tornò da solo, con il disco che i Talk Talk avrebbero registrato se ne avessero avuto il tempo. Un disco complicatissimo, con un numero spropositato di strumenti ma basato principalmente su pause e silenzi, e che non si capisce cos'è: cantautorato esausto? jazz lentissimo e senza improvvisazioni? post-rock (cioè non si sa cos'è)? pop raffinatissimo? (mi vengono in mente poche cose meno popular, però).
Cioè, un tentativo si può fare: è un disco di canzoni acustiche, disperato ma trattenuto, basato più sugli strumenti e sulle loro pause che sul cantato.
Insomma: se non vi spaventa un disco in cui al centesimo ascolto è difficile ricordare dove vadano a parare le canzoni, è una delle cose migliori da ascoltare in assoluto.

(Però poi qualche show l'hanno fatto i Talk Talk: questa è I Believe in You, da Spirit of Eden)

giovedì 14 febbraio 2008

meno male che silvio c'è?

Meraviglioso.
Se questo diventa il nuovo inno di Forza Italia, pardon, del Popolo del Partito del Popolo delle Libertà del Popolo, potrei quasi pensare di votarlo.
Ma anche no, ovviamente.
(comunque è puro surrealismo il verso "non ho interessi politici/e non ho neanche immobili", ma nella clip purtroppo non è dato ascoltarlo: Andrea Vantini for President!)

verità.



A milano, in via Sammartini (ovvero la gay street milanese) il che da un'insospettabile profondità alla dichiarazione.
Mi piace molto anche lo sbarazzino disprezzo per la grammatica esibito nell'ultima riga.

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martedì 12 febbraio 2008

Backside to the Future /5 parte seconda: Nomen Omen


(Qui trovate la prima parte.)

Neanche mezz'ora dopo essere tornato a casa, T. ricevette una telefonata da E., che con voce funerea gli chiedeva di ritornare a casa sua "perché mio padre ti deve parlare".
Vagamente preoccupato ma con la coscienza sostanzialmente tranquilla, T. vi si recò. Appena arrivato fu messo a sedere al tavolo della cucina, con la portafinestra alle spalle, E. di fronte, la Rosariona Nazionale e il generale Punzerstofen ai suoi lati. (e il fratello di E., felicissimo della disgrazia del fratello che rompeva i coglioni in giro).
T. ancora non aveva capito quale fosse il problema, e il generale iniziò a parlare.

G.P. "T., a me queste cose non piacciono"
T. "?"
G.P. "Io voglio che mio figlio queste cose le scopra in maniera naturale, quando sarà, tra dieci, quindici, vent'anni!"
T. "?"
(E. si agitò un pò.)
G.P. "Quella cosa che hai dato a mio figlio...."
(A questo punto la verità si fece strada nella mente di T., che rivolse ad E. uno sguardo pieno di stupore più che di astio:)
T. "Nooo... ti sei fatto beccare"
(E. annuì impercettibilmente.)*
T. "Nooo... se' propria margiale...."**
G.P. "T.! tu hai costretto mio figlio a guardare questa cosa!! gli hai detto: PRENDI E GUARDALA!!!"
T.: "Veramente me lo ha chiesto lui, se gliela prestavo....."
G.P. "Lui me l'ha raccontata in maniera diversa! E., è vero quello che dice T.?"
(A quel punto E. disse le uniche parole di tutto il pomeriggio, chinando leggermente la testa:)
E. "Sì, papà"
(Seguì silenzio.)
G.P. "Bene, T., mi fai scoprire anche che mio figlio mi racconta delle bugie. Comunque sappi che non sei più il benvenuto in questa casa, e ritieniti fortunato che non diciamo niente a tuo padre!"

La discussione era finita.
Mestamente e in silenzio, T. fu accompagnato alla porta. Prima di uscire però, il sacro fuoco della giustizia si risvegliò in lui, tornò sui suoi passi e guardò fisso negli occhi il gelido Generale Punzerstofen.

T. "Scusi..."
G.P. "..... Sì?"
T. "Posso riavere la videocassetta?"


* E. aveva messo la videocassetta nell'armadio, esattamente nel primo cassetto aperto da sua madre appena tornata a casa. Nessuno si è mai riuscito a spiegare come ciò sia avvenuto. La Rosariona, incuriosita dall'immaginetta sulla VHS l'aveva inserita nel videoregistratore e fatta partire di fronte al marito e al figlio minore. Di lì la tragedia.

** "Margiale", in grottagliese è il manico della zappa. Per estensione (a causa del movimento che le mani fanno sul manico) indica anche la masturbazione maschile e per estensione ancora viene usato come "stupido" o "idiota".


è una giornata complicata, e non siamo neanche a metà.
Il disegno è della incredibilmente brava Iris Agocs, e qui trovate il suo account flickr.

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giuliano ferrara, in treno


per una delle prossime puntate delle avventure del giovane Ratzinger, mi sono accorto di dover imparare a disegnare Giuliano Ferrara. Una parte del viaggio Pisa-Milano del 6 febbraio è stata perciò dedicata a cercare di arrivare ad un Ferrara decente. Nella parte bassa della pagina campeggia lo studio per il logo di una splendida death metal band, gli Scent of Goat. Comunque alla fine sono abbastanza contento del Ferrara disegnato a penna nera e di quello felice, e dubbioso ma irrazionalmente soddisfatto di quello ignudo. Ci devo lavorare ancora, però: v'è qualcosa che mi sfugge.

lunedì 11 febbraio 2008

Lightspeed Champion - Black Mountain

A questo giro di recensioni, devo dire che non sono entusiasta.
Al disco dei Lightspeed Champion (nuovo progetto, registrato a casa Saddle Creek, di Dev Haynes, l'ex tizio dei Test Icicles, che passa così dalla new new wave - o quel che è - al pop-rock-cantautorato che si vuole fine e intelligente) ci son arrivato tramite due blog che leggo sempre e con cui di solito sono abbastanza d'accordo. Il primo definisce questo disco come "il disco che i Bright Eyes mai e poi mai" riusciranno a realizzare. Il secondo lo paragona ai primi dischi dei Badly Drawn Boy. Data la presentazione l'ho cercato e ascoltato con foga e... a me sembra il disco che SPERIAMO i Bright Eyes non registrino mai, oppure un esempio del peggiore ULTIMO Badly Drawn Boy. Oddio: la prima canzone vera del disco ("Galaxy of the Lost") ha un ritornello magnifico, ma devo dire che mi accascio sempre intorno alla sesta canzone, annoiato da 'ste chiatarrine pulitissime, da melodie non eccelse, da suoni che non mi piacciono e da una voce che mi da sui nervi. A me sembra che il ragazzo sia bravino, ma che debba farsi ancora le ossa, e che per ora nonostante abbia risciacquato i panni in casa Bright Eyes, non sia ancora ben convinto di che vuol fare da grande. Però la prima canzone la metterò nelle prossime compilation da ascoltare in macchina, ed è già un riconoscimento.
Poi ci sono questi tizi, che dimostrano l'utilità di essere stati metallari da ragazzini: i Black Mountain hanno evidentemente passato l'adolescenza a metabolizzare Black Sabbath, Deep Purple, Metallica e probabilmente anche roba più pesa; poi hanno scoperto i Velvet Underground e qualcos'altro di serio. Siccome sono canadesi e i canadesi sono provincia (come noi, ma per adesso fanno dischi migliori) hanno fatto un disco che sembra un cut up di dischi rock anni settanta, con qualche tentatizione che si vorrebbe sixties (l'alternarsi di voce maschile e femminile, che vorrebbe ricordare quella di Nico e Lou Reed) ma che finisce per ricordare roba tipo i Theater of Tragedy o i Lacuna Coil (senza offesa per i Black Mountain). Un divertissement per pogare mentre si è in giro, per niente pretenzioso e molto divertente, suonato benissimo e, a parte qualche lungaggine di troppo, pensato quasi altrettanto bene. Insomma, un disco da avere per le reunion con gli amici metallari, perché con la birra e i ricordi si sposa piuttosto bene.

Botteghe Oscure! /2


Uno dei miei bar preferiti. A Milano, in via Farini.

giovedì 7 febbraio 2008

Piante Cyborg

La mia amica Annarita mi ha mandato una raccolta di reperti fotografici eccezionali, raccoltà che verrà centellinata nei prossimi post. Parto con questa testimonianza della dura vita dell'agricoltore in un mondo popolato da un'anonima sequestri vegetale, e dei suoi tentativi, ispirati a un grandeur allo stesso tempo veterosovietico e gibsoniano, di proteggerle.
(Ma la mia cosa preferita sono le telecamere che non si vedono perché nascoste)

mercoledì 6 febbraio 2008

Jonathan Littell col tarlo del dubbio, "Le benevole"

Di partenza per Milano, l'unica lettura "di svago" (se così si può definire) che mi sto portando dietro è "Le benevole" di Jonathan Littell. Sono a pagina 78 su 943, quindi non è che ho un'idea del libro. Però è da ieri sera mi gira per la testa una frase del mio amico G., che queste cose un pò le studia, e che si chiedeva (senza averlo letto, ma lo diceva proprio come motivazione per non leggerlo) perché mai uno oggi debba scrivere della shoah se deve scrivere un romanzo. (n.d.a. la domanda era più articolata, sono io che non c'ho voglia di rifare tutto il discorso). La domanda a me non sembrava troppo centrata, perché nonostante io sia a pagina 78 in Littell c'è sostanza, e c'è scrittura vera, e non può essere liquidato come libro che sfrutta la shoah per coinvolgere il lettore o per vendere di più. Però effettivamente la prima risposta che mi è venuta in mente è stata: perché va di moda, è la tragedia pubblica per eccellenza, da una decina d'anni a questa parte (prima mi sembra che fosse una tragedia vera, mentre ora è diventata, semplicemente, più utilizzabile, invece che più presente). è quello che è accaduto negli ultimi dieci anni, a livello di narrazione personale, con il tema della violenza sessuale sui minori: negli anni 80 la tragedia personale era l'AIDS, e ogni volta che uno doveva finire male, finiva contagiato, era il climax a buon mercato per ogni scrittore. Oggi il climax a buon mercato è la violenza sui bambini, e i libri sono pieni di protagonisti che hanno traumi infantili o lottano contro chi li causa o aiutano chi li ha subiti. Dappertutto, da Hosseini a Genna. Non si salva quasi nessuno.
E quindi mi viene il dubbio che Littell, benché evidentemente qualitativamente superiore possa finire nella stessa categoria di uno dei libri che più ho disprezzato negli ultimi anni, ovvero "Ogni cosa è illuminata" di J. S. Foer. Si salva per adesso perché non c'è ancora stata nessuna scena che possa avere un significato "simbolico" a parte quello letterale, e la scrittura è tesa e fredda, è oggettiva, per fortuna. Il problema è che da ieri sera guardo con sospetto anche alle particolarità del protagonista di Littell (omosessuale, giurista ma con ambizioni da letterato) e iniziano a sembrarmi posticce, come un qualsiasi avvocato di Carofiglio, che per essere più figo legge Adorno e tira di box, e quindi probabilmente non esiste.
Insomma: mi sa che mi sono rovinato la lettura di questo libro. Vi farò sapere.

poesie in forma di Bondi

La giornata appena trascorsa sarà ricordata per la scoperta dell'immortale poesia dell'onorevole Sandro Bondi, che finora avevo colpevolmente ignorato. Gambero Rotto ne riporta una silloge pregevole, e giustamente mette in coda il dittico dedicato alla sacra famiglia (cosa per cui, a regola, Bondi dovrebbe rischiare la scomunica), e che qui non citeremo per rispetto (oh, un lutto e un lutto e io c'ho la mamma malata, sono ipersensibile). Vale la pena però riportare le tre poesie dedicate a importanti donne politiche:
  1. A Michela Vittoria Brambilla

    Ignara bellezza
    Rubata sensualità
    Fiore reclinato
    Peccato d’amore
  2. A Stefania Prestigiacomo

    Luna indifferente
    Materna sensualità
    Velo trasparente
    Severo abbandono
  3. Ad Anna Finocchiaro

    Nero sublime
    Lento abbandono
    Violento rosso
    Fugace ironia
    Bianco madreperla
    Intrepido mistero

La serata, tempestata da tre bottiglie di vino in quattro, ha inoltre dato vita a un ode in stile Bondi (assenza della parte verbale, maggioranza dei versi composti da due parole, di solito un sostantivo e un aggettivo, uno neutro e uno di linguaggio ritenuto "alto") composta da me e M.M. e dedicata a G.
Insomma, chi sa, lo riconoscerà.
  1. a G.

    Barba Disordinata
    Occhiale Unto
    Patta Sbottonata
    Cazzo Buffo

martedì 5 febbraio 2008

Vago senso di irrealtà

Tutto il fondo di Berselli su Repubblica.it dedicato alle possibilità del PD di non soccombere alla prossima tornata elettorale è piuttosto opinabile, ma questo passaggio mi fa chiedere se viviamo nello stesso universo:

"Come conseguenza c'è un'asimmetria vistosa fra quello che sarà lo schieramento di centrodestra, un'alleanza verosimilmente composta da qualsiasi formazione in grado di portare voti, e invece il Partito democratico, orientato a presentarsi nella competizione elettorale con un'identità precisa e a presentare un programma stringente per chi vorrà accettarlo. La novità è così spettacolare che potrebbe avere riflessi importanti nell'elettorato, e potrebbe anche imporre al centrodestra qualche forma di razionalizzazione della propria offerta politica." (corsivo mio...)

è vero che l'utilizzo del registro ipotetico rende il tutto meno folle, ma... il PD che si presenta con un'identità precisa? quello di Veltroni e della Binetti? Di Fioroni e Follini? Di D'Alema e della Bindi? A meno che non sia l'identità cattolica, mi sfugge quale possa essere, questa identità forte. E poi: un "programma stringente"? Ma vogliamo far ridere i polli, i tacchini e pur anche i pellicani?
Suvvia.

P.S. Nell'ultimo paragrafo Berselli si rende conto che la destra vincerà comunque, a meno che in un sussulto di dignità Berlusconi non decida di "accettare" la strabiliante sfida politica e morale del PD (scrivo col sopracciglio sollevato, n.d.a.). Secondo voi, Berlusconi si accontenta di una facile vittoria o si lancia in una sfida incerta per il bene del paese?
Suvvia.

lunedì 4 febbraio 2008

Botteghe Oscure!


In ricordo della mitica rubrica di Cuore e grazie al prezioso reperto fornitomi da Cassandra, si apre una nuova strabiliante sezione di questo blog.
In questa prima puntata, la raffinata insegna della Gioielleria Oro Art, da un imprecisato paesino calabrese. Filosoficamente pregnante il fatto che prima ancora di fornirgli la scintilla vitale, il Signore Iddio abbia fornito Adamo di un vezzoso monile. Interessante anche la scelta di tagliare l'immagine all'altezza degli altri gioielli forniti dall'Altissimo.

domenica 3 febbraio 2008

Bonnie 'Prince' Billy: "Ask Forgiveness "

Non chiedetemi di essere obiettivo.
Will Oldham (aka Bonnie 'Prince' Billy) ha scritto troppa musica meravigliosa, e almeno uno dei dischi più belli del decennio scorso (leggasi la recensione di Pitchfork ad "I See a Darkness", con la quale concordo fino all'ultima sillaba), uno di quei dischi che ho il terrore di prestare, perché poi ho difficoltà a considerare amica una persona a cui non sia piaciuto.
Il brav'uomo ha appena pubblicato un nuovo ep, "Ask Forgiveness", sette cover più un inedito, di bellezza tremenda: cover che vanno da Phil Ochs (My Life) a Bjork/Thom Yorke ("I've seen it all", scarnificata, stravolta, meravigliosa anche in questa reincarnazione), a Glenn Danzig ("Am i Demon", e vedere due mie paranoie che si incontrano devo dire che è emozionante...).
Una parte di me mi dice che un disco di cover non è niente di che, per quanto originale possa essere la scelta delle canzoni, per quanto i risultati siano strabilianti, per quanta emozione possano trasmettere. è una parte di me che si stanca prestissimo, il resto continua ad ascoltare queste canzoni, e a chiedersi come faccia il signor Oldham a sapere esattamente cos'è che mi piace.

venerdì 1 febbraio 2008

idea regalo



Commentare la luminosa idea avuta dalla Prex con la produzione (finalmente!) del rosario digitale mi sembra ridondante e irrispettoso, quindi lascio la parola al loro comunicato aziendale e alle immagini dei raffinati prodotti.
(Dirò solo, en passant, che i nomi inseriti nella presentazione aziendale - Onorio Frati e Pierino Stacchiotti - sembrano delle prese in giro da avanspettacolo, ma evidentemente la realtà supera la fantasia...)
(Dirò anche che il presente comunicato viola ogni regola sintattica mai concepita, e che la forma para-poetica delle prime cinque righe e il gioco su modalità-moda-modernità delle ultime tre mi mandano in visibilio).


"Dall’amore per la preghiera,
dalla necessità di poter pregare quando si vuole e dove si vuole,
dalla necessità di essere accompagnati nel quotidiano
dalla nostra Madre Celeste,
e’ nato il Rosario Digitale Prex:

“un amico ideale,
un amico inseparabile, un amico che prega con te”

Come tutte le cose che ci entusiasmano,sentiamo il dovere
di condividerle con altri, e tra i tanti spicca la figura di
un mio carissimo amico non che coetaneo: Pierino.

Da questo connubio tra l’inventore Onorio Frati
e l’imprenditore Pierino Stacchiotti, nasce
P.R.E.X. Compay srl

Una capostipite di accessori, ma più in generale
di modalità, per vivere la spiritualità al passo coi tempi,
una spiritualità, non intesa come moda, ma come modernità."