martedì 31 marzo 2009

preparazione alla santa Pasqua

Altri episodi del fummetto li trovate partendo da qui.

Bonnie "Prince" Billy: "Beware"


Ho realizzato che sono troppo giovane per gli ultimi due dischi di Bonnie "Prince" Billy.
L'ultimo (mi verrebbe da scrivere l'ennesimo, ché il signor Will Oldham non fa altro che scrivere canzoni: me lo vedo la mattina, che si dice "Oggi che fo? doccia o canzone nuova? Canzone nuova!". Il video in chiusura di questo post è dimostrazione della verità di codesta ipotesi) ha subito esattamente la stessa sorte del precedente: ascoltato due volte, etichettato come "sembra bello, un pò troppo allegro, devo ascoltarlo meglio" e messo da parte. Dopo una/due/tre settimane la riproduzione casuale o la voglia di parlarne me lo ripropone e scopro di saperlo grosso modo a memoria, e questo nonostante una voce storta che non tiene su una melodia manco a pagarla, arrangiamenti sempre meno scontati e non più ridotti all'osso (come hai bei tempi, vorrei dire). La scrittura, insomma, è perfetta, come al solito. Solo che a me questa fase adulta e quasi felice del signor Will Oldham non riesce ad andare troppo giù: troppo country classico, troppo rifinito, troppi violini e fisarmoniche insomma: se devo ascoltare un suo disco va a finire che ne metto su uno un pò più vecchio. Ma credo che tra qualche anno cambierò idea. Però qualche momento cupo c'è ancora (Afraid it ain't me, There is somethig i have to say, You can't hurt me now) e alcuni di quelli di buonumore (come la criptobealesiana "I am Goodbye", di cui qui sotto vi metto l'ORRIBILE video) mi piacciono parecchio.
Magari non lo ascolterò tantissimo, però non è male, e tra i miei dischi, sulla libreria e nel drive C: del mio computer, non occupa troppo spazio, in attesa di diventare (io) abbastanza vecchio da farmelo piacere davvero.


domenica 29 marzo 2009

poesie in forma di nota /2

è il momento in cui,
nella gente che ti sta intorno,
riconosci i futuri colleghi,*
(gente di cui non hai potuto che pensar male)
che ti spaventa:
immaginare cosa mai abbiano potuto scorgere in te e in loro
che vi ponga nella stessa specie, sotto un identico contratto
(CCNL, 3° livello delle telecomunicazioni, più buoni pasto)

anche se:
tra una settimana, quello con la faccia stupida
per te sarà l'unico che almeno non parla di pallone
e quello che ascolta con attenzione
quello “figo”**
in realtà è solo molto, molto, cortese,
(lo è già adesso, ma non te ne accorgerai così presto);
di quella che ti pare più bellina non ti sarai innamorato,
e quelle che ti sembrano brutte
finirai per etichettarle per le frasi sbagliate, e non per culi e nasi
[anch'essi sbagliati].
Se va bene, una di quelle normali ti renderai conto che è molto bella
ma tra due settimane almeno, e una ti sembrerà ogni volta più brutta:
ogni volta, ogni volta che la vedrai.
Solo che non riesci a convincerti: cambierai mai idea sul tizio
che sfoggia una cravatta arancio su una camicia scelta – non esiste la casualità, non in questo campo – dello stesso, identico, colore?


*il problema non è mai
il popolo alle prime selezioni:
è creato dal caso, dall'incompetenza e dal bisogno
(il tuo, ovviamente). È il secondo colloquio, o il primo
giorno di lavoro,
il problema.

**è quello con gli occhiali enormi
[da sole]
che per ora parla solo di automobili;
ma, a chiedergli, ha una sfiga con le femmine che lévati:
e dal momento che inizia a fidarsi
è l'unico che consideri
quasi un amico.

poesie in forma di nota /1

Questo posto*; e quello
che stiamo facendo;**
tu;
e qualcuno, da qualche parte,
[ma non ho capito dove**]
che ascolta “The Final Countdown” degli Europe***.

La gente se ne accorge, quando ci ripenso.



*che ha smesso d'essere inaspettato
quando ho saputo che ti ci avrei trovato,
ma che rimane incongruo;
come se davvero
potessimo sperarci,
in un'abitudine.

** tu dici: qui sotto, e io credevo di fronte;
ma io sono di spalle e tu,
tu sei nel posto giusto per dare un'occhiata.
Non mi fido, però:
ho l'impressione che tu me l'abbia detto
solo per farmi stare zitto.

*** che è la cosa
meno poetica a cui riesca a pensare
e non soltanto
[ma non è l'ultima delle motivazioni]
perchè ancora ricordo
il servizio su di loro:
di Mollica, al TG Uno.

poesie in forma di nota /3

Uno o due secondi di silenzio
[quasi assoluto],
prima che i pensionati,
affezionati frequentatori della prima fila*,
facciano esplodere l'applauso.
Uno o due secondi - dal momento in cui
la “ballerina”**
si sbarazza delle mutandine azzurre, o verdi o viola o rosse***, ma già minuscole,
[ipocrite]
che fino ad ora l'hanno protetta.

Più che l'entusiasmo,
ti stupisce quella pausa:
non è sorpresa, ovviamente,
ma forse l'età tarda, i riflessi lenti,
il timore d'essere i primi
a battere le mani. Anche a te, però,
che rispetto a loro
credi di provare meno contentezza****,
per quell'ultimo secondo,
[o due]
la ballerine non sembrano completamente nude.


*ci sei entrato per caso,
così mi racconti,
ma dici che è evidente che siano del luogo.
Uno di loro ti ha persino scacciato da un posto
perché era il suo,
e tu ti sei perso uno degli spogliarelli
(fino all'emergere dei capezzoli, momento in cui
la tua attenzione è ritornata vigile)
a pensare da quali segni
avresti dovuto capire,
a quali conclusioni arrivare.

**gli eufemismi
-che continui ad usare- non rendono la storia più raffinata.
E comunque ballava, non è tecnicamente falso,
mi dici.

***dei colori, dici, non sei sicuro, non
nella luce falsa di quel posto:
l'unica cosa vera sembrava il bar,
mi dici,
ma non il barista, che pareva a disagio,
unico maschio non pagante, ma calvo,
o quasi:
come tutti.

**** senza contatto fisico,
ci tieni a precisare, a te l'entusiasmo resta negato,
ma ai vecchietti davanti è dato toccare,
e un po' ti rode,
d'aver ceduto il posto.

sabato 28 marzo 2009

venerdì 27 marzo 2009

Incubo del giorno, /6

Nel corridoio fuori casa tua, businessmen in giacca e cravatta discutono di Curriculum Vitae e selezioni. Tu stai dormendo, ma nel dormiveglia ti chiedi se è il caso di mandargli anche il tuo, che non si sa mai.
Ad un certo punto armeggiano alla porta, che hai dimenticato aperta: due tizi in giacca e cravatta ti entrano in camera e tu, scattato in piedi, ma rintronato dal sonno e un pò spaventato, gli chiedi cosa vogliono.
Sulle loro facce non c'è solo l'imbarazzo d'aver sbagliato porta.
E' che indosso hai, come nel mondo reale, un pigiama non tuo, rosa, ma con le maniche leopardate, per colmo d'eleganza.

(oh, che volete? il mio era sporco)

mercoledì 25 marzo 2009

teoria del complotto, a milano


qualcuno più addentro di me alle cose milanesi mi spiega la correlazione tra l'Hotel Duca d'Aosta e il satanismo?

(foto presa in una traversa di via Vitruvio)

martedì 24 marzo 2009

botteghe oscure, edizione milanese

"Scarpe Diem: cogli.... l'ottimo" è un nome, per un negozio di scarpe, che non riesco ancora a decidere se sia assolutamente geniale o la cosa più grezza della storia: probabilmente entrambe le cose.

lunedì 23 marzo 2009


Vale la pena mettersi a disegnare un pò di oggetti. Nei disegni gli oggetti hanno un anima. Quando in un disegno ci scrivi ci inserisci del ritmo, ma gli oggetti inseriscono peso. Io so disegnare il martello, le spille da balia, la matita, la sedia, le lampadine, l'ombrello chiuso e l'ombrello aperto, gli orologi da polso e da taschino, i chiodi, la caffettiera e le tazze, le sigarette, che da spente sono più facili che da accese, le carote, le melanzane ma non le zucchine, i pomodori che assomigliano alle mele, le arance ma non i limoni, i libri solo se antichi, le frecce e l'arco, la faretra, i tergicristalli e i capodogli, mentre ho grossi problemi con le megattere, mentre riesco senza problemi a fare le orche, i vasi da fiori, i palloni da basket e le palline da tennis, le mazze da golf, i maglioni piegati. Devo imparare il temperamatite, la penna bic, le valigie, il papa, la scopa, le prese, i rotoli di carta igienica, le scale a pioli, le bustine da thè, gli ingranaggi, le pipe e il portacandela, il dentifricio e lo spazzolino, le valigie e le gobbe, le bilancie, le angurie, gli stendini e le zucche.

(alla fine però, preferisco Foucault che discute col piccione di tecniche del discorso)

indovina chi viene a cena? (file di parlamentari si apprestano all'imitazione)


A stare senza internet, uno va a finire che si perde certe meraviglie. Come dice la fonte di questa immagine: CULT.

domenica 22 marzo 2009

due martedì fa

Dopo aver visitato otto agenzie di lavoro interinale di seguito e aver ricevuto cortesi sorrisi (2), sguardi vacui (3), vaghe promesse di colloqui da fare (1), indifferenza a manciate (5), prendevo un caffè al bar davanti casa. Un ignoto avventore aveva lasciato lì, incustodita, una copia di Secondamano. Secondamano è un magazine utilissimo se devi vendere/acquistare casa, o un'automobile, o una motocicletta. Mediamente utile, credo, se devi andare a puttane. Pochissimo utile se vuoi cercare lavoro. Non avendo soldi per testare la sua utilità nel mercato della prostituzione, decido di rispondere a tutti gli annunci di lavoro presenti, chè una telefonata costa poco. Uno di loro mi attira con la sua vaga promessa di felicità e divertimento, almeno nel tempo breve di un colloquio inutile: "Chiesa di SCIENTOLOGY Italia ricerca impiegati amministrativi. Per un colloquio chiamare lo 02 .....". Chiamo, e per telefono vengo sottoposto a una serie di domande che fanno immaginare una seria offerta d'impiego: mi vengono chieste infatti quale siano le mie competenze informatiche, le mie conoscenze linguistiche, le mie precedenti esperienze di lavoro. Soddisfatti, pare, mi propongono un colloquio con il responsabile delle risorse umane, la sera stessa. Fedele al motto "Se mi paghi lavoro per te anche se sei il MALE ASSOLUTO" mi dico d'accordo e mi presento puntuale.
La sede milanese di Scientology, quella di via Farini, è un tripudio di specchi, mogani o finto mogani e dorature: è una via di mezzo tra un brutto albergo extra lusso e una profumeria, con la vaga pretesa però di somigliare ad una biblioteca. Dopo un pò mi rendo conto anche che vorrebbe somigliare all'interno di uno yacht. Dopo alcuni minuti che ci sono dentro noto, e lo verificherò nel corso della serata, che il posto è strutturato in maniera da rendere impossibile non essere scrutati, in ogni momento, da una riproduzione bronzea o argentea o fotografica di L. Ron Hubbard. Se il materiale è il bronzo, il fondatore viene rappresentato corrucciato. Nel caso sia l'argento la sua espressione è invece serena. Nelle fotografie è invece immortalato in un rictus che vorrebbe essere di felicità, ma che è invece reso inquietante dalla divisa da marinaretto (ops, ammiraglio) che si ostina ad indossare.
Mi danno da compilare un modulo di "Candidatura alla collaborazione" che assomiglia, nelle sue linee fondamentali, a quelli che si compilano nelle agenzie di lavoro interinale. Lo prendo come un buon segno. Intorno a me ci sono bimbetti inglesi che giocano felici e qualche ragazza, anche piuttosto carina, che va senza costrutto da una stanza all'altra. Il responsabile delle risorse umane viene a prendermi e mi porta nel suo minuscolo ufficio, popolato da una scrivania, un telefono, alcuni grossi volumi (Dianetics fra tutti) e tre riproduzioni del faccione di Ron Hubbard.
Inizia il colloquio, dopo alcuni convenevoli:
"Lei conosce Scientology?"
Decido di mentire.
"Vagamente, qualche anno fa mi è capitato di sfogliare Dianetics"
"Lei saprà dunque che Scientology è un'organizzazione senza scopo di lucro che ha per fine la beneficienza e il miglioramento delle condizioni di vita degli esseri umani...."
Mi sovviene che l'ingresso del luogo in cui mi trovo è sormontato, in caratteri cubitali, dalla scritta "CHIESA DI SCIENTOLOGY".
"E' una chiesa, giusto?"
"NO!!"
"Come no?"
"E' un'organizzazione umanitaria senza scopo di lucro che ha per fine la beneficienza e il miglioramento delle condizioni di vita degli esseri umani"
"Ok"
"Ogni giorno qui vengono circa mille personi a chiedere aiuto, consulenza, a seguire corsi... come può immaginare questo significa un enorme mole di lavoro amministrativo e organizzativo, per svolgere il quale abbiamo bisogno di personale qualificato, e dal suo CV, mi sembra che lei sia adatto alle nostre esigenze"
"...."
"Le dico quali sono gli orari di lavoro: dal lunedì al venerdi dalle 9.45 del mattino..."
"Bene"
".... alle 22.30 la sera. Il sabato e la domenica dalle 10.00 alle 20.00. Ovviamente potrà prendere un giorno libero alla settimana"
"...." (La mia faccia rimane impassibile, ma inizio leggermente a perspirare sulla fronte. Penso: "Però dai, per quattromila euro al mese lo posso fare.")
"Mi rendo conto che si tratta di molte ore, ma lei deve pensare che l'orario di lavoro contiene anche delle ore personali dedicate allo studio, perchè lei deve comprendere il modo in cui la nostra organizzazione è composta"
"... Certo."
"Il contratto: le facciamo un contratto di collaborazione, lei verrà pagato ogni settimana con ritenuta d'acconto."
"Va bene, ma... in pratica?"
"Ci arrivo subito, lei deve capire che siccome Scientology è un'organizzazione senza scopo di lucro che ha per fine la beneficienza e il miglioramento delle condizioni di vita degli esseri umani, la paga soprattutto all'inizio non è altissima, ma cresce con l'esperienza e le responsabilità..."
"Cioè?"
"... all'inizio è più un rimborso spese...."
"Quindi?"
"Si tratta di 50 - 70 euro..."
"Al giorno."
"Alla settimana."
(a questo punto, non posso evitare di inarcare il sopracciglio)
"Lei si rende conto che è un po' pochino, vero?"
"Sì, ma come le ho detto è così solo all'inizio, ovviamente sappiamo quanto costi vivere a Milano, e con il tempo la retribuzione diventa più che sufficiente..."
"Sì, ma lei si rende conto che offrirmi meno di 300 euro al mese è quasi immorale?"
"Le ripeto, lei lo deve vedere come un investimento sul futuro, superare solo le prime settimane... e poi lo facciamo anche per verificare l'impegno e l'interesse dei collaboratori... è una sorta di selezione naturale, diciamo"
"E' una selezione naturale che mi conterà tra le sue vittime, allora."
Il responsabile delle risorse umane capisce che non è il caso di insistere oltre: chiacchieriamo ancora qualche minuto e poi mi accompagna verso la porta a vetri che separa scientology dal mondo esterno. A me sembra che lui ci rimanga anche troppo male e, stringendogli la mano, gli dico che comunque ci penserò e gli farò sapere ma, già mentre la porta automatica si chiude alle mie spalle, so di aver perso per sempre l'occasione di vivere in un magnifico mondo di finto mogano, dorature, libri con la copertina rigida e immagini di vulcani in eruzione e riproduzioni di L. Ron Hubbard.
Mi incammino verso casa, più disoccupato di prima.

venerdì 20 marzo 2009

Almost Back in Town



Da lunedì tornerò su queste pagine con un minimo di regolarità. Intanto vi lascio per il weekend con l'unica canzone che davvero mi fa piacere ascoltare in questi giorni (tristissima, lo so). Perdonate il video, ma era l'unica opzione decente offerta dal signor Yutub. Quindi:

Nico "These Days"

I've been out walking
I don't do too much talking these days
These days
These days I seem to think a lot about the things that I forgot to do
And all the times I had the chance to

I've stopped my rambling
I don't do too much gambling these days
These days
These days I seem to think about how all the changes came about my way
And I wonder if I'd see another highway

I've had a lover
I don't I'd risk another these days
These days
And if I seem to be afraid to live the life that I have made and sob
It's just that I've been losing so long

I've stopped my dreaming
I don't do too much scheming these days
These days
These days I sit in cornerstones and count the time in quarter tones to ten
Please don't confront me with my failures
I have not forgotten them

domenica 15 marzo 2009

a tutto c'è un limite

più della situazione politica, più delle espressioni vuote con cui mi guardano coloro cui chiedo lavoro, è stato ascoltare i Negramaro che violentano Modugno, che mi ha reso veramente triste.

lunedì 9 marzo 2009

Torno subito

in via di sistemazione, a Milano. non ce la faccio a postare niente, nell'immediato, ci sentiamo presto!

lunedì 2 marzo 2009

moby, crap!


(avevo iniziato un enorme disegno su una delle pareti della mia camera greenockiana, ma questa è una delle poche sezioni andate un minimo avanti. Se mi resuscita la macchina fotografica inserisco anche le altre)