lunedì 30 giugno 2008

Achab! capitolo Sei


ecco, finalmente, grazie a uno spaventoso rigirio di connessioni e passaggi di chiavette USB, il sesto capitolo di Achab!, vergato sul mio quaderno degli schizzi in orario rigorosamente lavorativo. (ho passato anni a scuola, a seguire le lezioni e intanto a disegnare, non mi sembra il caso di cambiare abitudini).

sabato 28 giugno 2008

niente achab, maiala zozza.

e' da due settiamane che ho un achab!, e uno che mi piace parecchio anche, e non mi riesce di pubblicarlo, neanche ora che sono ad uno dei piu' cari e meno efficienti internet point del mondo. Che palle. (scusate l'ombelicocentricita' di questo post, ma e' mezz'ora che cerco di fare l'upload di un immagine con tutti i mezzi conosciuti agli umani e ai non umani).

venerdì 27 giugno 2008

Billiard, "My Generation"

 
I Billiam (a parte l'orrendo nome) non so come suonano, causa mancanza di internet/youtube nella mia magione. Sono pero' gia' fra i miei esseri umani preferiti perche' sono l'origine di una delle stroncature piu' belle che mi sia capitato di leggere negli ultimi anni, firmata da Peter Robinson del Guardian (e, nota bene, il suddetto Mr Robinson non e' affatto snob ne' schizzinoso, in quanto a gusti musicali. Anzi). Ve la traduco, per la vostra giuoia:
Billiam, "My Generation" (Nightingale)
I Billiam, raffinati e sottili come un'orgia notturna nella casa del Grande Fratello, sono la peggiore boyband di tutti i tempi. Potete far rimpiazzare ognuno dei vostri organi vitali con interruttori e pompe meccaniche, passare ogni giorno della vostra vista in una tenda ad ossigeno e firmare un patto con il diavolo che estenda il vostro tempo su questa terra per altri 8.000 annie la vita sara' comunque troppo corta per spenderne anche soltanto un secondo nell'ascolto solitario di questo tentativo offensivamente usurato di riportare in vita la formula delle boyband. Questa cosa spacciata per "inno generazionale" e' piu' o meno in grado di mobilitare la popolazione dei teenager di questa nazione come una vendita di padelle da Robert Dyes.
 
(qualcuno di voi in grado di accedere a youtube, mi conferma l'eccezionalita' di questa proposta musicale, per piacere?)

giovedì 26 giugno 2008

priorita'

c'e' una cosa che mi sfugge, vivendo all'estero, della vita politica italiana degli ultimi mesi: se il neo eletto governo propone delle leggi che definire razziste e' usare un raffinato eufemismo allora va tutto bene, ma se dice che i magistrati sono dei mentecatti e propone una legge che gli garantisce l'immunita' fintanto che e' al potere, allora il dialogo con la sinistra diventa impossibile?
Intendiamoci, entrambe le cose mi sembrano fuori dal mondo, ma dal punto di vista del dialogo con la SINISTRA, il dialogo non doveva essere reso impossibile (gia') dalla prima?

mercoledì 25 giugno 2008

Botteghe Oscure: Bici&Baci

Noleggio biciclette Roma
devo a Cassandra, mia fornitrice ufficiale di sconcezze derivate dalla creazione michelangiolesca, la scoperta del servizio divino fornito da BICI&BACI, nella citta' eterna. L'immagine qui sopra dovrebbe essere riprodotta, oltre che sul sito internet, anche su tutte le agenzie della capitale...

lunedì 23 giugno 2008

giovedì 19 giugno 2008

Capolavori dimenticati: "I sette capelli d'oro della fata Gusmara"

Invece di dedicarmi al pdf del signor Whitman, quest'oggi ho deciso di leggere per intiero e con quel genere di diletto che di solito e' riservato ai momenti in cui rallenti per vedere gli effetti di un brutto incidente, la "fiaba" della sempre ottima Carolina Invernizio (l'unica donna capace di scrivere una frase come: "Ah! -esclamo' il conte il portoghese"), "I sette capelli d'oro della fata Gusmara". Si tratta di una fiaba dalle dimensione innanzitutto teratologiche (circa cento pagine) con un numero di aiutanti magici spropositato, un protagonista maschile di indicibile dabbenaggine e una protagonista femminile che piu' Invernizio non si puo' (casta, pura, generosa, buona, umile e soprattutto NANA). Il linguaggio e' un inno alla ripetizione (tutte le cose e le persone sono "le piu' x che si possano immaginare"), con momenti di grande divertimento, come nel caso dell'agnizione della malvagia Tea, che riconosce nei due protagonisti vestiti riccamente i poveri fanciulli che aveva umiliato (prego si noti il pathos di queste righe):

— Sono dessi, dessi, sì, li riconosco, a malgrado della loro trasfigurazione.
— Chi dunque?
— I due fanciulli che oltraggiammo. Essi vengono alla nostra volta. —


Ma i Sette capelli d'oro non e' semplice viaggio in una lingua che quasi mai e' stata usata cosi' male dopo di allora, e' viaggio iniziatico di due poveri che alla fine scoprono che e' meglio restare poveri, con occasionali aperture di "fine" critica sociale ed economica, come nel breve inciso sulla "valle dei buoni" (che oltretutto resiste in mezzo a quattro regni che la carolina proclama cattivissimi, ma in cui tutti i sudditi sembrano soddisfattissimi e divertirsi moltissimo):


— Noi adesso attraversiamo la Valle dei buoni — disse Nana — e di tutto quanto vedete
all'intorno, ne sono proprietari quattro fratelli che dedicano tutta la loro ricchezza e la loro
intelligenza a benefizio dei lavoratori.
«Essi dicono, giustamente, che la proprietà è formata da una parte dal capitale, dall'altra dal
lavoro, perché senza lavoro rimarrebbe infruttifera, quindi il lavoro essendo capitale anch'esso, la
proprietà deve essere divisa in parti eguali fra padroni e lavoratori.
«Non basta: i quattro fratelli dividono ancora fra i loro coloni quella porzione cui ciascuno
di essi ha diritto affinché costoro possano formarsi un fondo per la loro vecchiaia.
— Oh, i buoni signori, e come saranno adorati! — esclamò Topolina.
Nana scosse il capo.
— Lo credi? Ebbene t'inganni. La gente ignorante non ne ha mai abbastanza, non conosce la
gratitudine e spesso i beneficati si sono lagnati ancora dei loro benefattori.


Un capolavoro pieno di espressioni deliziose come "il meritato guiderdone" o particolari fondamentali come "Il rogo per Topolina {la protagonista, nota del blogger} venne preparato in un vasto cortile che aveva tutto intorno un portico di porfido"
Oltretutto, il quasi rogo alla geometricamente svantaggiata topolina si chiude con l'unico atto di coraggio del bellimbusto in tutta la vicenda e la (provvisoria, che' ancora ne devono succedere e il protagonista maschile deve scontare l'unico momento di gloria inanellando cretinate per altre quaranta pagine) ascesa al cielo dei due protagonisti. Da notare i particolari relativi alla povera e mostruosa scorpietta, abbandonata da Falco sull'altare:

E Falco, balzato dal suo posto, si slanciò fra le fiamme, prima che la Sovrana e gli altri
potessero trattenerlo.
Allora si vide una cosa inaudita.
Le fiamme si spensero in un attimo: dalle legna si sprigionò un fumo bianco che pareva una
nube e su quella nube i due giovinetti abbracciati, felici, si inalzarono verso il cielo, per scomparire
poco dopo agli sguardi di tutti.
Scorpietta, cogli occhi velati di lacrime, le pelose mani congiunte, pregava per colui che
l'aveva abbandonata e che essa perdonava.


Insomma, un capolavoro da leggere, rileggere, mandare a memoria e citare tutte le volte che si e' nella bella societa'.


martedì 17 giugno 2008

Tristam Shandy/2 - Spiriti Animali

Quell'agosto del 1977 i miei come al solito erano all'oscuro degli eventi che sconvolgevano la nazione. Per loro era un anno come un altro: mio fratello iniziava a camminare e loro erano una coppia giovane e felice; la gente intanto metteva bombe, terroristeggiava e si tirava sanpietrini o manganellate a seconda della sfiga di partenza, ma loro o lo ignoravano o non se lo ricordano. Questo, probabilmente, era un bene. Quel che e' peggio e' che i miei genitori si erano persi anche la liberazione sessuale (checche' racconti mio padre dei suoi anni al militare), e anche il periodo degli allucinogeni e delle canne. Cioe': erano gli anni settanta e loro si stavano appena abituando al boom economico, giusto per essere in ritardo di vent'anni buoni. Mia madre vestiva gonne sotto al ginocchio e si faceva fotografare semisdraiata in mezzo ai campi, circondata da margherite, con un'espressione casta e pura. Possiedo alcune foto di lei in bianco e nero, colorate - male - dal fotografo: mi stupisco di non trovare foto di mio padre vestito da balilla, a questo punto.

Mio padre aveva avuto il primo attacco di calvizie per lo stress di entrare a lavorare all'Italsider: due lunghe strisce di pelle si erano allungate dalla sua fronte verso territori inesplorati del suo cranio, ma la penisola centrale e le due laterali avevano resistito all'attacco e lo fanno tutt'ora. All'epoca mio padre aveva la barba, e mi restano di lui foto che potrei spacciare per mie, semmai mi venisse in mente di indossare maglioni e pantaloni cosi' attillati. Piu' tardi mio padre avrebbe aggiunto a maglioni e pantaloni attillati in cima e scampanati in fondo un borsello di pelle marrone che tutt'ora conservo e ogni tanto persino utilizzo: le foto di mio padre con questa trimurti di accessori sono le mie preferite. E sono persino a colori (il borsello segnala l'ingresso negli anni ottanta, infatti).

Con il lemma 'vacanza', mio padre individua e inviduava soltanto la visita ai parenti in Sicilia, e quell'agosto non fece eccezione. Mio fratello fece amicizia con un enorme cucciolo di pastore tedesco che dieci anni dopo, durante la mia prima visita ai miei parenti siciliani, cerco' subito di sbranarmi. Mia madre andava al mare con le mogli dei cugini di mio padre e mio padre, dal canto suo, andava a pesca con i cugini. Tornato da una battuta di pesca non so quanto fortunata, mio padre azzardo' il gesto atletico nel passare dalla barca al molo, perse l'equilibrio e rimbalzo' prima sul molo e poi in acqua. Quella sera stessa, con le costole fasciate e doloranti, lui e mia madre mi misero in cantiere: non che fosse previsto, credo soltanto che I riflessi di mio padre fossero un po' rallentati.

Certo anche loro potevano pensare al mio futuro e scegliere un momento piu' propizio, per concentrare gli spiriti animali.

venerdì 13 giugno 2008

Pudore e tremore

La mia battaglia per il livello minimo di igiene sta passando attraverso il potere della parola scritta: dopo essermi illuso che i miei coinquilini fossero capaci di tenere sotto controllo lo sporco, ma che avessero bisogno di arrivare al punto di rottura per decidersi a pulire (e invece no, il punto di rottura lo oltrepassano in scioltezza, manco se ne accorgono); dopo questa illusione amaramente disillusa, dicevo, ho deciso di passare all'applicazione di cartelli produttori di sensi di colpa, che stanno ottendono dei risultati minimi. Cioe': era in cent'anni di solitudine, se non sbaglio, che la gente si ricordava soltanto i nomi delle robe su cui aveva messo un cartello? Beh, i miei coinquilini puliscono eslusivamente le cose indicate nei cartelli che deposito in giro per la casa. Ho due scelte:
1) avere pazienza e pulire io quel che resta;
2) disseminare cucina e bagno di cartelli.
Ho scoperto anche che il danese fashion ha la fidanzata, ma essa non ha libero accesso ne' alla cucina, ne' al bagno ne' alla sua camera da letto, ma viene fatta sostare nel corridoio, finche' Jonas non e' pronto a uscire con lei.
Cio' significa che provano vergogna, ma che non hanno pudore.
(Questa dovevo scriverla per forza, mi piaceva troppo).

mercoledì 11 giugno 2008

Tristam Shandy 1/ Digressione

Ho letto prima il Tristram Shandy, e solo un paio d'anni dopo Fratelli d'Italia di Arbasino. Ora che ho ripreso in mano il primo dei due, non mi riesce di non pensare, con tutti quei cavolo di trattini a interrompere la narrazione, agli splendidi e misconosciuti romanzi del padre della patria, Giuseppe Garibaldi, e al loro futurismo involontario.
Cercare notizie su questi splendidi romanzi è una cosa complessa, perché un complotto pluto-demo-giudeo-massonico e anche un bel po' cattolico li nasconde al popolo, con la scusa che il loro sperimentalismo e la loro obiettiva disgrazia estetica possa offuscare l'immagine dell'eroe dei due mondi. Di Manlio: romanzo contemporaneo non si trova quasi nulla in giro, mentre di Clelia ovvero del governo dei preti (ma in prima edizione: Il governo del Monaco) esiste una versione on line, spartana ma efficace.
Leggerne più di poche pagine per volta è impresa titanica, riservata ai grandi e ai letterati con doppio o triplo pelo sullo stomaco, ma che inizio magnifico! Disprezzo per le virgole, abuso dei trattini e dei punti esclamativi, rifiuto di usare per due volte la stessa parola (quando noi italiano ci libereremo dell'ossessione della variatio sarà sempre troppo tardi....) e quindi ricorso ai peggiori cliché e ai più scomodi giri di parole possibile (tipo: raccontare che tutti chiamano Attilio “l'Antinoo romano”, solo per poterlo chiamare così una volta su tre nel corso delle pagine successive...)...
Ve ne attacco un pezzetto, per la vostra gioia:

“Capitolo Primo: Clelia

Come era bella la perla del Trastevere!

Le treccie brune, foltissime - e gli occhi! il loro lampo colpiva come folgore chi ardiva affissarla. - A sedici anni il suo portamento era maestoso come quello di una matrona antica. Oh! Raffaello in Clelia avrebbe trovato tutte le grazie dell'ideale sua fanciulla colla virile robustezza dell'omonima eroina (La Clelia Romana del tempo di Porsenna) che si precipita nel Tevere per fuggire dal Campo di Porsenna.
Oh sì! era pur bella Clelia! E chi poteva contemplarla senza sentirsi ardere nell'anima la viva fiamma che usciva dalle sue luci?

Ma le Eminenze? Codeste serpi della città santa, i cui cagnotti con ogni più vile arte di corruzione cercavan pascolo alle libidini dei padroni, non sapevan forse che tale tesoro viveva nel recinto di Roma?

Lo sapevano. E una fra l'altre agognava da qualche tempo a far sua quella bellezza che discendeva dai Vecchi Quiriti (I trasteverini si credono pura stirpe degli antichi Romani).
"Va Gianni, (diceva un giorno il cardinale Procopio, factotum e favorito di Sua Santità) vanne e m'acquista quella gemma a qualunque costo. Io non posso più vivere se la Clelia non è mia. Essa sola può alleviare le mie noie e bearmi la stupida esistenza che trascino al fianco di quel vecchio imbecille"(Pio IX).
E Gianni, strisciando sino a terra il suo muso di volpe, colla laconica risposta di "sì Eminenza" moveva senz'altro all'infame missione.
Ma su Clelia vegliava Attilio, suo compagno d'infanzia, ventenne, robusto artista, il coraggioso rappresentante della gioventù romana, non della gioventù effeminata data alle dissipazioni, piegata al servaggio, ma di quella da cui usciva un giorno il nerbo di quelle legioni, davanti alle quali la falange macedone indietreggiava.”

(Più avanti il buon Peppe Garibaldi fa di meglio, per esempio inventandosi che la sfortunata Camilla ad un certo punto riesca a fuggire “deludendo la sorveglianza dei custodi”....)

(Credo che Sterne sarebbe contento del fatto che una discussione su un suo libro sia cominciata NON PARLANDONE)

The Mariner's Revenge Song

Sarà che il mio amore per Moby Dick mi ottunde il giudizio, oppure sarà che è appena uscito il disco live di Colin Meloy (il cantante dei The Decemberists) e che lo sto consumando (solo per A cautionary song quell'uomo merita tutto la mia stima, ma si guadagna il mio amore incondizionato cantando, a metà concerto, la sua "canzone più brutta", e quando lo fa canta davvero una delle cose più oscene mai ascoltate nella mia vita): sarà per questo o per altri imperscrutabili motivi, ma il mix intellettual/kitsch/piratesco di questa canzone, compresi persino i cori femminili - soprattutto per quel che dicono....-, è tornato prepotentemente tra i miei preferiti.
Il video, una volta tanto, non tradisce lo spirito della canzone.
(NB il bellinbusto che fa finta di cantare non è Colin Meloy, che è anzi molto più nerd, anche se sembra impossibile)

Un grande progetto culturale

Dai commenti al post "alberi in testa" e' nata la meravigliosa e innovativa idea di iniziare una lettura collettiva della Vita e opinioni di Tristram Shandy, Gentiluomo: tutti i -pochi- lettori di queste pagine (il troll para-islamico, fra gli altri, sarebbe il ben accetto) sono invitati a partecipare. Si cerchera' in ogni modo di evitare l'effetto cineforum, anche se non ho la piu' pallida idea di come far andare avanti la cosa. I suggerimenti sono i benvenuti!
(ora, per la grande regola dei blog, chiedere un suggerimento significa condannare questo post all'assenza di commenti, ma io ci provo lo stesso).

lunedì 9 giugno 2008

Achab! capitolo 5 (forse)


il nuovo episodio di Achab!, meno verboso, stavolta. (e meno male, che mi sono reso conto che la riproduzione in digitale è un pò sfocata, ma il fumetto si dovrebbe capire comunque.). La storia non è andata molto avanti, con questa puntata, ma anche nelle altre non è che facesse chissà che progressi.....

Alberi in testa

Che e' un buon periodo lo capisco da quanto gusto la musica che
ascolto. Torno ossessivamente su vecchie passioni, riscopro cose che
di solito sono troppo pigro per ascoltare di frequente (i Godspeed
You! Black Emperor, per dirne una, che' bisogna avere una
mezzagiornata libera, per poterli anche solo avvicinare), riesco ad
avere la pazienza di scoprirne di nuove. Inoltre (addirittura) per la
prima volta nella mia vita riesco ad avere un taccuino dei disegni
decente, anzi, che inizia anche ad essere BELLO.
Non ho ancora iniziato a scrivere il mio romanzo postmoderno in nove
capitoli (benche' alcune prove dell'attacco del primo capitolo, "Non a
caso, Superman c'ha le mutande rosse", abbiano fatto la loro comparsa
su due dei miei quaderni), ma penso spesso a come intitolarlo: "Avevo
pensato di chiamarti, ma poi non se ne e' fatto niente" era una
possibilita', ma poi ho deciso che ne sara' l'esergo. Per il titolo mi
serve una cosa piu' kitsch-sovietica: invidio Pelevin per il suo
"Periodi di transizione dal nulla al niente" e cerco qualcosa dal
simile e oscuro significato.
Faccio lunghe passeggiate per la costa greenockiana, e attacco
discorso con gli indigeni, senza capire molto di quel che dicono:
sabato notte in treno e' gia' stata un'impresa capire che il tizio che
aveva attaccato discorso con me aveva deciso di puntare tutti i suoi
soldi sulla russia vincente agli europei. Non so perche' ci tenesse a
dirmelo, e a dire la verita' non so neanche se la Russia partecipa a
questi europei.
Forse no.
Stamattina mi sono disegnato con degli alberi che mi escono dalla
testa: un po' e' per esorcizzare la calvizie, un po' ci deve essere
sotto qualcos'altro.
Ho un Achab! arretrato da pubblicare, ma lo scozzese che mi fornisce
internet a scrocco in questi giorni e' meno disponibile del solito.
Inizio a fare amicizia con colleghi e limitrofi: per quanto sono lento
a farlo di solito, mi sembra un buon segno.
Leggo Middlemarch della Eliot, che mi fornisce di un vocabolario
assolutamente inutile sulle tecniche di giardinaggio e l'etichetta
ottocentesca, e Danse Macabre di Stephen King, che come saggio di
critica letteraria e'concettualmente debolissimo ma parla di robe
divertentissime, e va bene cosi'.
Insomma, tutto questo era per comunicare al mondo che sto piuttosto bene.

venerdì 6 giugno 2008

The National "Boxer"

A questo disco ci sono arrivato con grande ritardo, principalmente
perche' la voce del cantante ricorda (ma e' uno degli stilemi della
new new new wave ammricana) Ian Curtis e io, con tutto l'amore che
posso avere per i Joy Division, la voce di Ian Curtis non sono mai
riuscito a tollerarla. Eppero': le canzoni sono bellissime, i testi
oscillano tra il non sono malaccio e il "questa l'ha detta bene!",
sempre in bilico tra angst esistenziale, slanci poetici o romantici e
trivialita' da bar (vedi nello stessso brano la compresenza dei versi
un po' scontati "You know I dreamed about you/ for twenty-nine years
before I saw you/ You know I dreamed about you/ I missed you for/ for
twenty-nine years" a cui si arriva pero' attraverso il distico "Can I
get a minute of not being nervous/ and not thinking of my dick?").
In piu' hanno un batterista che macina controtempi e che da spirito a
tutti i pezzi. Ah, e in due canzoni ci suona anche Sufjan Stevens, che
poi e' il motivo per cui mi sono convinto ad ascoltarli nonostante la
iancurtizzazione del cantante. Bello: solo per piacere non ascoltateli
cercando i video su youtube, che' sono sconfortanti tanto da far
sembrare brutte anche le canzoni.

martedì 3 giugno 2008

sogni d'amore

 



su Yoube ho scoperto esserci per intera (nelle pillole della Gialappa's, non in versione integrale) la mitica telenovela piemontese "Sogni d'amore". Vale la pena riguardarsela tutta. Intanto vi anticipo la quinta e la sesta puntata, con nella prima il coronamento dell'amore enella seconda l'orrendo sospetto di un padre, diciamo così, piuttosto "premuroso".

lunedì 2 giugno 2008

umorismo inglese: terminal five


il terminal five è il nuovo e fighissimo terminal dell'aereoporto di London Heathrow, ma ha il simpatico difetto di ingurgitare i bagagli dei passeggeri e non restituirli, o almeno non a tempo debito.
La foto qui sopra è la frase messa per attirare e educare i fedeli all'esterno della Baptist Church di George Square, qui a Greenock. L'umorismo è un pò nero, come da tradizione.