mercoledì 30 aprile 2008

Achab! tre/b


ecco l'episodio 3b di Achab! L'avevo disegnato già da un pò di tempo, in una pausa del lavoro, ma l'avevo perso in uno dei tre magici traslochi consecutivi che hanno funestatato/allietato le mie due ultime settimane.

lunedì 28 aprile 2008

avvertenze

in questo periodo, che è un casino per molti e variegati modi che non elencherò subito perchè ci dovrà essere dedicato un enorme post, mi viene in mente una della cose più belle che mi abbia mai detto mio padre, nel suo solito tono melodrammatico che assume quando ha a che fare con noi figli, il giorno in cui partivo per pisa, per andare all'università.
 
 - Danie', fa attenzione.
 - a che cosa, pa'?
 - alla vita.

(mi è rivenuta in mente ascoltando il ruggito del coniglio tornando a casa dopo il mio ultimo turno da lavoratore notturno)

mercoledì 23 aprile 2008

già a dodici anni avevo voglia di scopare, ma forse sono un maniaco sessuale

(disclaimer: post scritto in fretta e un pò sboccato)
a me quello che mi sconvolge è che queste robe diventino una notizia. Sarà che sono uscito da relativamente poco dall'adolescenza o dalla postadolescenza, o sarà che ho una buona memoria e mi ricordo com'è, ma il modo in cui i giornalisti parlano dei ragazzi e del loro atteggiamento verso il sesso non cessa di stupirmi. A parte che qui si chiacchiera di ragazzini di dodici e tredici anni e ci si ostina a chiamarli bambini, che è vero: sono bambini, se si parla di violenza, ma in quanto a voglia di scopare e a curiosità verso il funzionamento e l'utilità del proprio pisello iniziano a essere grandi. Stiamo tornando, per paura e per psicosi, ad una situazione pre-freudiana rispetto alla sessualità infantile, e il problema è che i giornalisti parlano di sessualità infantile fino ai diciassette anni. Quando facevo la prima elementare, Gianfranco Magazzino portava in classe le figure delle femmine ritagliate da TV Sorrisi e Canzoni e tutti i bambini della mia classe facevano capannello intorno a lui per guardarle e commentarle; mi ricordo che il commercio di giornaletti o immagini porno era diffusissimo già prima delle medie, e alle medie e alle superiori tutti avevano in classe quello che, sfruttando il vantaggio  di essere seduto all'ultimo banco, passava l'ora di matematica a farsi una sega.
Quando ero piccolo passavano sempre in TV un film, Rimini Rimini, e in un episodio c'era un ragazzino di tredici anni che si scopava l'amica della madre, e poi le chiedeva un compenso. Ora non lo ripassano più in tv, quel film, ed era catalogato per famiglie. Nel Gioco di Manara la protagonista, in un attacco di foia involontaria cercava di fare una pompa a un ragazzino: nelle edizioni recenti Manara stesso ha tolto quella pagina.
Ora siamo in tutt'altro ambiente mentale: l'altro giorno, su un free press del cazzo leggevo questo articolo inquietante su "ragazze sedicenni violentate a loro insaputa e riprese con il telefonino": l'ho letto solo perché pensavo ci fosse un errore del titolista, e che le fanciulle fossero riprese a loro insaputa: mi sembrava strano che venissero violentate - a sedici anni - senza accorgersene. Non era un errore del titolista: il giornalista interrogava il solito fantomatico esperto che affermava che le ragazzine erano violentate ma non se ne accorgevano: "magari acconsentono a farlo perché sono innamorate o perché si sentono desiderate, ma in realtà sono vittima di violenza". Ora, se una a sedici anni me la dava perché era innamorata di me o perché lusingata dal mio desiderio (ma non accadeva: non scopavo, al liceo), allora ero ispo facto un violentatore? Certo, se io poi metto on line i video fatti con la mia ragazza, e lo faccio a sua insaputa, sono sicuramente un pezzo di merda, faccio qualcosa di illegale che è molto simile a una violenza e devo andare in riformatorio: ma quello che viene prima si chiama "scopare", non violenza. Un gruppo di ragazzini che se lo misura è la cosa più naturale dell'universo, triste dirlo, ché noi maschi non ci facciamo una bella figura, ma è così: crescendo ci si ritrova a misurarsi la macchina o lo stipendio o quanto è figa la nostra fidanzara, ma il concetto è lo stesso. A dodici tredici anni si è solo più sinceri, e invece di misurare oggetti transizionali ci si misura il cazzo. Ora, le domande sono: sta povera crista di insegnante deve andare in carcere o perdere il lavoro per questo (se li avesse misurati lei, lo ammetto, sarebbe ben diverso, ma se io avessi dodici anni sarebbe il mio sogno erotico preferito)? e soprattutto, se l'insegnante non si è accorta di niente, i carabinieri come cazzo sono venuti a saperlo? (questo giusto perché l'articolo di repubblica è pieno di cose inutili e non spiega per bene cos'è successo...)

martedì 22 aprile 2008

Le avventure del giovine Ratzinger e del suo fido scudiero: contro il mago Veronesi







(mi sembrava un peccato non riutilizzare la coppia comica del nuovo millennio. Il tutto però è per prendere tempo: sto imparando a disegnare Magdi Cristiano Allam: assamiglia un pò troppo all'enigmista dei fumetti di Batman, per adesso, ma presto sarà pronto...)

sabato 19 aprile 2008

in nove capitoli

ho appena ritrovato, sul quaderno che mi ero portato al festival di Sziget (2005) il sommario in nove capitoli del romanzo-cazzata che avrei dovuto scrivere sull'isola e di cui, ovviamente, non si fece nulla, dato che al posto della creatività subentrò l'alcol. Il sommario stesso però è una delle cose più belle che io abbia mai scritto (manca il titolo del romanzo, ci devo pensare):

  1. Non a caso, Superman c'ha le mutande rosse.
  2. Bulli, pupe e Josif Stalin.
  3. Materie, melodie, memorie: ovvero come gli alberi hanno imparato ad amarmi.
  4. Capitolo circa gli strabilianti effetti della pietra Dokrostone.
  5. Uno sporco doppiogiochista.
  6. Camionisti e autostoppisti.
  7. Passione e intrigo nella casa reale.
  8. Poesie con la menta intorno.
  9. Io c'ho le ovaie tigre.
Il genere del romanzo doveva essere Ermetico d'azione, con qualche influsso della tragedia familiare a sfondo sessuale sovietica.
Forse dovrei mettermi a scriverlo, nei prossimi giorni.

giovedì 17 aprile 2008

La Metamorfosi

Una mattina il signor D. si svegliò trasformato in quello bello del liceo; quella mattina arrivò a scuola pensando al bel suono della sua marmitta, i bei capelli al vento, e faceva innamorare le ragazze con un semplice accenno di disinteresse.
Il signor D. aveva dimenticato tutto, anche quello che aveva imparato all'università, ma sapeva la formazione della Juve a memoria, ed era bravissimo a pulire il carburatore. Aveva lo Zip, il signor D., mica il . Quella mattina il signor D. si fece passare il compito di latino da uno bravo, perché quando sei davvero bello tutti finiscono per trovarti anche simpatico. Il signor D.
si sentiva benissimo e pensava di non poter mai essere più felice di così.
"La prossima volta - pensò - voglio rinascere quello figo del liceo fin dall'asilo".

sabato 12 aprile 2008

conigliolo

questo blog ha finora taciuto circa la competizione elettorale: è che il mio stato d'animo attuale è quello del coniglio in mezzo alla strada che non riesce a staccare gli occhi dal camion che gli sta arrivando addosso.
A volte il camion è così alto che il coniglio ci passa sotto e non si fa nulla, ma non ci credo troppo.

mercoledì 9 aprile 2008

martedì 8 aprile 2008

il dilemma di Benedetto XVI


Ebbene sì, potete invidiarmi: io possiedo questa assoluta rarità, Urania 745 del 26 marzo 1978. Nel racconto che da il titolo alla raccolta il papa, che ormai vive in esilio a Ginevra, deve decidere se attaccare o no l'Italia, sede di una dittatura popolare laica. Un pò mi spaventa.

Achab! tre


ecco la terza pagina di Achab! dopo un bel pò di tempo. A sbloccarmi è stato, all'andata verso milano Condominium di Ballard, un vecchio Urania della gestione Fruttero & Lucentini che ho letto con sommo diletto, e al ritorno: Domani nella battaglia pensa a me di Marias: che dal secondo capitolo sembra meglio, ma nel primo mi aveva sinceramente un pò scassato le balle. Sono insensibile, lo so: ma a me questa cosa moderna dello streamofcounsciousness mi sa di farlocco: io non penso quasi mai con tutte quelle parole, al limite mi blocco su una frase e ci rimugino e ci rimugino, sennò sono molto più a-verbale, ma forse sono strano io, perché a tutte le mie amiche Marias piace tantissimo e allora forse mi sfugge qualcosa.
Comunque: nelle quattro ore e mezza del Milano-Pisa ho letto mezz'ora Marias ma dato che non mi divertivo mi sono messo a studiare e correggere bozze un paio d'ore. delle due ore rimaste una mezz'oretta se l'è presa Achab!, per fortuna. Il resto è noia, un caffè veloce a Fidenza e quattro chiacchiere con un simpatico ferroviere dai baffi a manubrio.
La pagina quattro (ma forse sarebbe meglio 3b) è in maturazione da qualche parte dentro di me: intanto mi scuso per il disegno quasi assente: è che in questo periodo cerco di parlare poco con le persone, e la logorrea si riversa altrove.

(P. S. dati i potenti mezzi con cui continuo a digitalizzare le immagini, potete gustarvi la fantasia della mia tovaglia. E ancora: mi rendo conto che la punteggiatura di quanto scritto sopra è quantomeno avveneristica, ma sono in periodo di involontaria avanguardia)

quotes: il geometra

(lo scrittore in crisi è interessante come un geometra che non sa fare i calcoli)

A. Arbasino, Un paese senza

mercoledì 2 aprile 2008

Portishead "Third"


I Portishead sono uno dei gruppi più importanti degli anni novanta, ma undici anni di buco fra un disco e l'altro creeranno tre tipi di recensioni:
1) Tsk! Così tanti anni e alla fine hanno fatto un disco non tanto diverso da quelli vecchi. Beth Gibbons ha persino quasi la stessa voce che aveva dieci anni fa. Bellino ma niente di che (Dummy era meglio)
2) Tsk! Sono diventati mosci/ cotti/pop. ( 2b: Sono diventati troppo alternativi/industrial/poco orecchiabili, non c'è un pezzo davvero memorabile)
3) Meraviglioso. Il disco più bello di questo decennio che è un decennio di decadenza infatti tutti i dischi migliori ed emozionanti sono di gente che faceva dischi nei magnifici anni novanta.

Ora: io trovo che questo disco sia strepitoso, difficile da assimilare ma bellissimo, quindi mi allinerei alla modalità tre, anche se non credo al fatto che solo i vecchi stiano facendo cose bellissime (alcuni dei vecchi fanno delle cose orrende, ahimè, vedi la decadenza di Chris Cornell o di Josh Homme). I Portishead hanno voluto mostrare che non hanno mai fatto lo stesso genere dei Morcheeba (qualcuno lo pensa, nonostante tutto), facendo un disco duro, spigoloso, dissonante: ad archi, campionamenti e beat elettronici hanno sostituito chitarra e elettronica vagamente industrial, con arrangiamenti tanto più duri quanto più sono belle le melodie vocali di Beth Gibbons. Il singolo, Machine Gun (qui sotto il video), è l'esempio forse più estremo di questa tendenza.

Inoltre, benché un pò meno devastata del solito, Beth Gibbons rimane quasi la mia donna ideale.

martedì 1 aprile 2008

variazioni sul tema




a Grottaglie, intorno alla scuola elementare sant'Elia. Non sono ben riuscito a capire la successione delle "mani" che hanno scritto questo capolavoro di ispirazione Moccia.
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