giovedì 26 maggio 2011

poesia in forma di nota /32

cambiarono: la dinamica
e il peso dei tuoi silenzi*
(e il mio affanno a riempirli,
senza dire niente)
e il modo in cui sapevo intercettarli
(ma un tempo, evitavi di guardarmi?)

(forse ero io che cercavo troppi segni, che ti scrutavo troppo, che cercavo i tuoi occhi troppe volte)
(gli amici non si guardano negli occhi così tanto)

* (ed è un silenzio che non mi ricorda affatto
l'imbarazzo che avevamo, l'occasionale mancanza di argomenti
che ci stava pure, prima che accadesse tutto il resto)

Fiction's about what it is to be a fucking human being (la rubrica dei Film di Stefano)


SHORTBUS – USA 2006, 101’. Regia di John Cameron Mitchell. VM 18.
Lo Shortbus è un locale dentro New York, pieno di colori di gente allegra e disinibita, gente che scopazza senza stare a disquisire, sesso razza o religione, e musichine delicate e giochi e gruppi di autocoscienza femministi e via via ensemble il posto ideale per festeggiare la vita le crisi e la gioia ritrovata, clap clap ottoni e finale in crescendo come un videoclip Gogol Bordello. Il film si distingue per una particolarità rispetto alle normali pellicole: le scene di sesso. Sono vere! Sì; vere. Cioè un pornazzo con la trama? No, un film che parla di vita di coppia che abbisogna di carne in evidenza sennò non è la stessa cosa ( come descrivere tre maschioni che fanno il simbolo del riciclaggio? ). Ci sono tre storie, una terapista delle coppie che non riesce a raggiungere l’orgasmo con il suo partner, due uomini che si amano molto ma uno di loro è depresso e cerca di farsi fuori, e una giovane che non riesce ad avere relazioni se non attraverso il lavoro di boh? Frustatrice per uomini che non ne hanno mai abbastanza a domicilio. Dopo un inizio divertente assai, i problemi seri vengono fuori e il tutto è trattato con un tocco appropriato, con i giusti toni di malinconia e frustrazione, le storie si intrecciano all’interno dello Shortbus e ognuno proverà ad aiutare l’altro, a tenersi compagnia, si faranno nuove conoscenze e in un modo o nell’altro passerà, cantandosi l’un l’altro la meraviglia di ‘sta canzone.



ICHI THE KILLER – JAP 2001, 129’. Regia di Takashi Miike. VM18.
Gente tagliata in due ( verticalmente ), infilzata de spilloni, lingue tagliate e braccia strappate. Comunque. Takashi Miike è un regista mega stra qualunque cosa, gira diversi film all’anno e ne vado pazzo; pure lui pazzerello lo dovrebbe essere. Non è che riempie i suoi film di violenza e perversioni, sarebbe poca cosa, oppure di movimenti di macchina strambo chic, no. Cioè, anche, ma non fermiamoci a questo ( beh, in verità fate come vi pare, ci mancherebbe ). Tratto da un manga, Ichi the Killer è una lotta all’ultimo respiro tra un sadomasochista fuori di testa, Kakihara, con la mascella tenuta assieme dai piercing, che butta fuori il fumo delle sigarette direttamente dalle guance, e Ichi appunto, complessato da un’ipnosi, che si eccita quando violentano le donne, piagnucola se viene aggredito salvo poi trasformarsi in una macchina trincia tutto. indossa pure una tuta da motociclista con il numero uno stampato sulla schiena. In mezzo c’è una storia di lotte fra bande ( ci sono pure i sindacati delle Yakuza ), un capo che sparisce con i soldi, una tipa che pronuncia una frase in Giap e una in English, l’ipnotizzatore culturista cinese, degli strafattoni che si credono cani e mi pare possa bastare. Il tasto negativo per quanto riguarda l’aspetto emotivo, è che con le donne ci va giù pesante.


THE KILLER INSIDE ME – USA 2010, 109’. Regia di Michael Winterbottom.
Dunque, c’è questo giovane sceriffo, tratteggiato alla grande ( onestamente io di recitazione non me ne intendo, il film l’ho visto in originale, Casey Affleck mette su un filo di voce che pare sussurrare ogni volta una massima di vita e va bene così ), che mentre ascolta Richard Strauss e Gustav Mahler, gioca a scacchi, studia matematica, psicoanalisi, accenna un blues al piano e chissà cos’altro, riconosce che non può fare a meno di ammazzare le sue donne. A pugni ( distogliete lo sguardo! ). Nel placido Texas, che è tutto un proverbio un inchino un “lo apprezzo molto”, Lou Ford, lo sceriffo, preso in un inghippo di malcostume, perde la testa per una prostituta e oltre ad ammazzarla architetta il tutto per non farsi arrestare, poi le cose si complicano e questo richiederà altri omicidi e avanti così fino al finale. Il film è tratto da un noir di Jim Thompson. Gira tutto intorno a questo uomo, le immagini e la musica rispecchiano attentamente il suo essere, che non è cupo, è inesorabile, è roso dentro; è capace di amare e di coccolare, però poi colpisce in un modo che nessuno ci crede, non è possibile. Non un filmone, a tratti quasi, mette a disagio per la brutalità di alcuni momenti. 

lunedì 23 maggio 2011

(restando più o meno sul personale - Madama Butterfly - pp. 5 e 6)




Ed ecco a voi il lungamente atteso nuovo capitolo delle farfallinesche avventure (in realtà, qui v'è una piccola ma necessaria digressione, che continuerà almeno anche per tutto il prossimo capitolo).
Cliccate sull'etichetta "Restando sul personale" per leggere i capitoli precedenti!

venerdì 20 maggio 2011

giovedì 19 maggio 2011

(restando più o meno sul personale /39)

Causa viaggio di lavoro a Norimberga non sono assolutamente riuscito a finire il terzo capitolo della saga di farfallina. Intanto, i contro effetti di viaggio, insonnia e continue presentazioni in powerpoint si facevano sentire. Ho dunque prodotto, estemporaneamente, due episodi di (restando più o meno sul personale) che riprendono la continuity numerica pre-farfallinica.
Il secondo dei due lo metto on line domani (credo - sto ripartendo per Roma e sono un po' confuso).
Se ce la faccio (e dovrei farcela) Farfallina e le sue avventure tornano con diverse pagine intorno a lunedì, martedì torna lo psicoanalista livornese e giovedì (forse, è la cosa che ho più problemi a disegnare e scrivere, Settecervelli)
A presto!

martedì 17 maggio 2011

(lo psicoanalista di scuola livornese - 2)


Off the record (e su feisbuk) mi è stato manifestato un certo apprezzamento per il primo episodio dello psicoanalista di scuola livornese. Ecco a voi dunque la seconda, raffinata puntata.

lunedì 16 maggio 2011

(lo psicoanalista di scuola livornese)


(una nuova fantastica serie? lo psicoanalista di scuola livornese secondo me ha fantastiche potenzialità.)

(Blogger continua a fare casino: per ora rieccovi la prima puntata, domani alle 9.00 in punto la seconda!)

La dernière torture, La nuit rouge, Les invisibles. Un crime dans une maison de fous (la rubrica dei film di Stefano!)

(abbuffata Horror a questo giro: grazie, Stefano)

Breve introduzione: come si sarà capito, mi sono messo a mappare le produzioni horror di alcuni paesi, chiaramente pesco parte a casaccio parte secondo ricerche, cercando il meglio ovvio.



ILS – Loro sono là fuori. FRA 2006, 77’. Regia di David Moreau e Xavier Palud. Il film che mi è piaciuto di più dei cinque e in generale degli ultimi horror visti, per questo anche quello di cui meno devo parlare per non rivelare nulla a chi lo volesse vedere. Considerando l’ondata delle pellicole sanguinolente arrivate dalla Francia, gioca tutto sul mistero e sui classici della tensione. Madre e figlia in macchina si schiantano contro un palo della luce, non si fanno male, però la macchina non parte; la madre scende apre il cofano e sparisce, la figlia la seguirà in breve. Sembra che si avrà a che fare con delle creature mostruose, animali comunque, invece. Il giorno dopo si conoscono i veri protagonisti della storia, una coppia di francesi che vivono a Bucarest, lei insegna in un collegio di lingua francese, lui è uno scrittore. Di notte, in casa loro, una vecchia e grande casa situata vicino ad una foresta, cominciano i problemi. Rumori, corrente che salta e ritorna, la loro macchina rubata, ombre che si fanno sempre più concrete, urla belluine, costretti a fuggire. Oltre a l’interesse per capire come andrà a finire ( cioè non tanto si salvano o non si salvano, piuttosto ma chi sono e che vogliono quegli altri ) mette pure paura.



À L’INTÉRIEUR. FRA 2007, 83’. Regia di Alexandre Bustillo e Julien Maury. Cerca in tutti i modi di sconvolgere e per buona parte ci riesce. Più che il sangue, tanto, è l’efferatezza a colpire, e poi un finale che insomma, è tosto. Sarah, incinta, va a sbattere contro una macchina, nell’incidente muore il suo compagno e crede lei, chi era nell’altra macchina. Ma invece no, nell’altra macchina c’era una con il volto di Beatrice Dalle, vista in “Tassisti di notte”, vestita di nero, lenta, matta. Dal momento che era incinta anche lei, ma il suo bambino è morto, si è decisa a prendere quello di Sarah, direttamente dalla pancia. Vigilia di Natale, Parigi brucia, un campo di battaglia in piccola scala, le forbici rubano la scena a tutti. Insieme con “Martyrs”, il Titolare ne ha già detto, fra i più duri da digerire in circolazione. Tra l’altro in Italia manco è uscito.



AI CONFINI DELL’INFERNO. FRA 2007, 108’. Regia di Xavier Gens. Parte in mezzo a una guerriglia post-elezioni, anche qui immagino a richiamare gli incidenti delle “banlieues”, quattro giovani d’origine algerina, fra di loro una ragazza incinta ( sarà una costante ), hanno fatto un colpo, un mucchio di soldi, scappano verso l’Olanda. Diventa poi una sorta di “Non aprite quella porta”, con una famiglia armata di tutto punto, una porcilaia per le torture e per i maiali, un padre padrone nazi in cerca boh della discendenza purissima, e insomma abbonda lo splatter, ma pure la noia; è proprio brutto.



SAINT ANGE. FRA 2004, 98’. Regia di Pascal Laugier. Storia di fantasmi, bambini fantasmi, in un orfanotrofio appena chiuso, nelle Alpi Francesi ’58. Arriva Anna, cacciata dal precedente lavoro forse perché incinta, a dare una mano per le faccende. Sono tutte donne, la direttrice, la governante, c’è anche una ragazza, dalla personalità disturbata, orfana e irrecuperabile. Il mistero del film sono le presenze di questi fantomatici bambini, sui quali si ostina ad indagare la nuova venuta. Il film è anche bello dal punto di vista estetico, sviluppa o meglio ingarbuglia i personaggi, ma è pesante; la musica, dalle parti di Debussy ( e poi molto meglio un violoncello solo come nella scena del sotterraneo ) come d’uopo per descrivere il fantastico o l’onirico, sembra servire a tappare i buchi e quindi male. Però il regista è quello che poi farà “Martyrs” e infatti a un certo punto si vede un po’ d’azione. La protagonista scopre un sotterraneo, ancora una discesa verso l’ignoto, e quando vi arriva scopre una sorta di laboratorio stile resident evil oppure appunto “Martyrs”, bianchissimo, immenso, animato guarda un po’ da ‘sti benedetti bambini, che pare subissero degli esperimenti oppure no. A voler essere noiosi direi che la morale è che le pasticche è meglio prenderle, si andrà sul pianeta Trillafon ma almeno non si avranno certe allucinazioni; a voler immergersi nelle interpretazioni c’è della sostanza sotto, ma il film non ha forza, il regista comunque si farà apprezzare ( “Martyrs” l’ho già detto? ) e svilupperà meglio i temi religiosi o mistici che pare gli interessino.



DANS MA PEAU. FRA 2002, 93’. Regia di Marina de Van. La protagonista ( la regista stessa ) va ad una festa e accidentalmente si taglia; una brutta ferita di cui però non si accorge. Com’è o come non è, comincia ad avvertire una ossessione continua per la sua carne, deve tagliarsi. La sua vita scorre come sempre, ha un compagno, viene promossa sul lavoro, ma a lungo andare perde ogni interesse per null’altro che se stessa. Si tagliuzza, si mangiucchia, nella completa solitudine e insofferenza. Ora, a me sembra che come cortometraggio sarebbe stato perfetto, perché è tedioso ogni oltre limite, la rappresentazione dell’ossessione che pian piano si insinua mediante inquadrature asciutte, buone le scene dure e crude, restituisce magari a pieno tutta l’ambiguità di questa donna, la sua follia senza disastri, senza clamori, ma per un’ora e mezza è uno strazio.  

All the king's men can put this back together again



E' stato un ottimo weekend: mi sono rilassato, ubriacato, e se ce li ho, ho pure riempito di energia i miei chakra.
Ho fatto anche alcuni dei sogni porno più incongrui della mia vita, ma credo fosse un effetto dell'alcool.
Leggo Laing ("L'io diviso") sulla schizofrenia e ritrovo nella sua definizione di schizofrenico più o meno l'intera popolazione mondiale (me compreso), e John Barth ("La vita è un'altra storia"). Preso da disegni e fumetti vari è un po' che non chiacchiero di quello che sto leggendo: cercherò di recuperare (ma il tempo è così poco, accidenti!).
Stasera parto per Norimberga e non so quanto riuscirò a stare dietro al blog, ma tra poco pubblicherò la rubrica dei film di Stefano e domani, in automatico, il secondo episodio dello piscoanalista livornese. Poi, dovrebbero arrivare le nuove pagine su Farfallina (credo giovedì, se ce la faccio). Settecervelli è un po' in bilico, ma spero di riuscire a produrre anche lui per la fine della settimana.
A presto!

sabato 14 maggio 2011

(restando più o meno sul personale / Madama Butterfly, 3-4)





Sperando che i problemi che hanno afflitto la piattaforma di blogger negli ultimi giorni siano passati (mi dispiace per i commenti che hanno cancellato e che sembrano non tornare), ecco il secondo capitolo del ciclo di Farfallina.
Volevo anche precisare, come mi ha consigliato di fare il mio ufficio legale portandomi il caffè a letto l'altra mattina, che OVVIAMENTE le vignette che seguono sono frutto di fantasia e ogni riferimento a persone o luoghi realmente esistenti è del tutto casuale.
Un appunto sulla chiusura di pagina 4: vi ho mai detto che sarebbe stata una storia allegra?

mercoledì 11 maggio 2011

SETTECERVELLI, ovvero IL RITORNO, capitolo tredicesimo


Un episodio un po' sgradito, mi rendo conto.
Comunque: siamo al capitolo tredici, nella mia testa partono applausi di incredulità ogni volta che ne finisco uno nuovo. 
Cliccate sull'etichetta "Settecervelli" per gli episodi precedenti.

martedì 10 maggio 2011

Fiction's about what it is to be a fucking human being (la rubrica dei Film di Stefano)


ANTICHRIST –  MEZZA EUROPA 2009, 104’. Regia di Lars von Trier.
L’impressione è che sia un film da prendere sul serio nonostante faccia molto per farsi detestare (oppure che non sia da starci troppo a perdere tempo malgrado la notevole messa in scena). E che sia inoltre un film in pezzi, video, foto e una storia, dove la qualità visiva arriva ad essere eccelsa, ma che allora mal si presta ad un film, meglio ipotizzare un altro prodotto, con tutta la parte narrata messa su carta, e poi corredata dai video, tipo audio-books. La storia in breve è quella di una coppia che perde il figlio e deve affrontare la deriva mentale che incorre nella donna. Il film è diviso in capitoli, prologo ed epilogo sono due videoclip, con tanto di musica, Lascia ch’io pianga, aria tratta dall’opera Rinaldo di Händel, i capitoli seguono le fasi dell’elaborazione del lutto, dolore, ansia e altro che non mi ricordo. C’è una prima parte psico-analitica e una seconda che è una favola dell’orrore, Lei non controlla più se stessa, ed agisce per annientarsi e per annientare l’altro, il suo uomo. Il rapporto di coppia evidenzia una subalternità, l’uomo, uno psico-terapeuta sempre razionale e controllato (che però decide di curare sua moglie andando contro la prassi pare) e la donna, scrittrice, che prenderà con sé tutta la follia possibile. Il senso di colpa per non essere stata abbastanza attenta al figlio (il prologo mostra infatti il bambino che cade dalla finestra dell’appartamento mentre i genitori scopano in slow motion, che è sì una sequenza magnifica, bianco e nero, dettagli sublimi ecc.); il disagio che prende forma quando trascorre un’estate sola con il figlio nel bosco chiamato Eden a scrivere una tesi sul genocidio delle donne nel medioevo; un impulso irresistibile al sesso sfrenato; il disagio che culmina in follia pura, considerarsi l’incarnazione del male, il male da estirpare dal proprio corpo. Ci sono molti simboli, che hanno a che fare con Satana ed affini, ci sono i sogni, o gli incubi, c’è una scena molto violenta che potrebbe essere indigesta per qualcuno (tipo mia madre che quando comincia un film e le prime scene non sono uno spot del mulino bianco dice “oddio mette paura!”, pure se è raiuno alle nove de sera); c’è che insomma è un film di Lars Von Trier, per me non è né un capolavoro né una porcata,  però è noioso, i dialoghi tra i due con i giochetti psico-sticazzi sono insopportabili; il personaggio di Dafoe è un rompicoglioni che parla con il DSM in mano; è sfilacciato insomma. Non mette addosso inquietudine, non spaventa, affascina magari, non coinvolge però è capace di fissare alcune immagini, quello gli va riconosciuto. Anche una ridicola, la volpe che parla (non è accondiscendente): “il caos regna”.  



HABEMUS PAPAM – ITA/FRA 2011, 104’. Regia di Nanni Moretti.
Premetto che Nanni Moretti è fra i miei registi preferiti, poi che parlo di questo film perché l’ho visto al cinema (finalmente! Gli altri tutti in cassetta, come il detestabile in tuta pizza d’asporto e vhs) e che in fondo è per dire va beh, vedete questo o un altro, insomma viva Moretti!
Poi perché c’è la musica di Arvo Pärt, il Miserere ( suggerisco ascolto prima, ripeto: prima, di questo la seconda parte la trovate facile, e poi di quest’altro ). Non è un film tutto riuscito, straordinario fino all’urlo di Melville, à la francese ( questo papa neo eletto che si rifiuta, che non riesce, non è all’altezza ), e ai cardinali che si ritirano sgomenti dal balcone della Basilica di San Pietro; incerto poi quando Moretti fa il suo ingresso; imbarazzato direi, ancora la piega che il film dovrà prendere non si vede. Uno psicanalista, il migliore ( “me lo dicono tutti!” ), chiamato a risolvere il problema, che non si raccapezza. Poi il papa fugge per le vie di Roma, barcolla piuttosto, irascibile a tratti. Deve in qualche modo parlare, deve ricordarsi chi diavolo è, che ha fatto finora, che voleva fare prima di arrivare a ‘sto punto. Man mano il film si libera e riacquista i toni di cui è capace il regista, è giocoso e toccante, intimo; lo psicanalista organizza tornei di pallavolo per i cardinali, e il papa si riprende e capisce che no, non fa per lui. Finalmente il conclave è mostrato per quello che è, niente Codici da Vinci (a proposito, nel Pendolo di Foucalt di Eco in una pagina viene riassunta tutta la trama del primo che sarà) intrighi e misteri. Il papa è quello che è, un uomo, la folla di gente che sta sotto ad aspettare suscita gioia pure ad un insensibile comme moi. C’è forse un eccessiva presenza di Moretti, o almeno una difficoltà a sganciarsi dal personaggio per un film come questo, in cui serviva l’attore e basta, però non è detto. C’è forse una fiacchezza scenica, ma è il tono credo, non minore, mellifluo piuttosto, vago, indefinito, più sul modale. Apertura solenne, accento fortissimo, ripresa a fatica, andante con brio, finale triste, umana dolcezza arretra di fronte al fragore immenso, con un filo di voce sottratto al pianto. Abbiamo paura. 

lunedì 9 maggio 2011

(restando più o meno sul personale / Madama Butterfly, 1-2)



Ok. Diciamo che tra pasqua ed alcuni deliranti aspetti del mio lavoro, nelle ultime due settimane è stato molto difficile per me mettere le mani su questo blog. Figuriamoci: è in ritardo persino la pubblicazione della rubrica dei film di Stefano (scusa, Stefano).
Da oggi però cerchiamo di tornare in sella: oggi le prime due pagine della saga dedicata a Farfallina (per l'occasione interrompo la numerazione progressiva dei /Restando sul Personale/), domani la rubrica dei film, mercoledì Settecervelli /13 (già pronto). Per chi non se la ricordasse, Farfallina è stata già protagonista dell'episodio /8.
La saga "Madama Butterfly" dovrebbe occupare all'incirca una ventina di pagine, se il mio conteggio è giusto: cercherò di non fare come mio solito, di non prendere scorciatoie e raccontare tutto, per bene.
Insomma: buon divertimento!

mercoledì 4 maggio 2011

A veces vuelven volver (la rubrica dei film di Stefano!)


(Nota del tenutario del blog: si vede che in questo periodo sto facendo una fatica cane ad aggiornare questo blog? Sto lavorando molto e disegnando e scrivendo piuttosto poco. Meno male che ci sono gli amati collaboratori, che ringrazio sentitamente. E poi, che fine hanno fatto i commentatori? Boh. E dire che a visite andiamo come al solito, e col minimo degli sforzi.)

“¿Quién puede matar a un niño?”: MA COME SI PUÒ UCCIDERE UN BAMBINO? – SPA 1976, 110’. Regia di Narciso Ibàñez Serrador. Sorpresa, davvero. Che poi magari avendo solo annusato i grandi autori di fantascienza mi stupisco con poco, eppure almeno per il versante cinematografico penso che questo film sia fra i migliori in circolazione. C’è un’introduzione da cinegiornale, che riporta i fatti di Auschwitz, la Guerra indo-pakistana, scene dal Biafra e ancora il Vietnam, intervallati da una nenia e da risate di bambini. Il riferimento è ai milioni di bambini uccisi o morti durante gli eventi mostrati. Poi comincia il film vero e proprio: una coppia di inglesi, Tom ed Evelyn, incinta del terzo figlio, arrivano a Beñavis, Spagna, per approdare poi sull’isola di Almanzora. Giunti sull’isola arrivano i primi segnali di qualcosa di strano. Le strade sono deserte, i due entrano in un bar che sembra abbandonato all’improvviso, con la televisione accesa e il resto in funzione. Finora hanno solo visto alcuni ragazzini pescare o camminare. Il film arriva piano al dunque ma poi ripaga l’attesa, e si lascia il meglio per il finale. Girato in larga parte alla luce del sole accecante, si rivela una sorta di western con i due inglesi in trappola. I loro cacciatori festanti, con il sorrisetto oppure imbronciati, che dapprima li osservano in silenzio, gli camminano affianco, si riveleranno spietati e organizzati. Uccidono così, tra un tuffo al mare e un giro in barca, giocando a fare i grandi, in attesa di prendersi il mondo.




“date alla gente quello che vuole vedere!”: TESIS – SPA 1996, 125’. Regia di Alejandro Amenábar. Film che ha un buon impianto di partenza basato su di una linea narrativa meta-cinematografica che però si perde per inseguire la via del thriller ( per non smentire la frase chiave ). La protagonista, una studentessa di cinema, vuole fare una tesi sulla violenza negli audiovisivi, è attratta ma restia ad avvicinarsi a quel genere di immagini. Così conosce un altro studente, uno simpatico-antipatico che è appassionato di porno, horror e pure snuff movies, che può aiutarla nella ricerca del materiale per la tesi. Scoprono una cassetta che contiene l’omicidio di una ragazza, cominciano ad indagare e finiscono con l’imbattersi nell’assassino, anch’egli studente di cinema. Poi lei si innamora di lui, l’altro di lei, lui continua ad ammazzare, ci sono di mezzo i professori e si finisce al telegiornale. C’è una bella scena: quando la ragazza va a conoscere lo studente dall’aria alternativa, appassionato dei film di genere, i due stanno un po’ sulle loro; poi quando sono di nuovo vicini, ognuno ascolta della musica con il walkman per conto proprio, e c’è un alternarsi di sguardi in soggettiva con in sottofondo le due musiche ascoltate; rock lui, classica lei J, fino a che non decidono di collaborare.



“…e tu credi di poter trovare il sangue di una vergine per strada in meno di un’ora?”: IL GIORNO DELLA BESTIA – SPA 1995, 103’. Regia di Álex de la Iglesia. Dissacrante. Vale la pena però solo la prima parte. Un prete scopre fra i vangeli una profezia e si convince di dover vendere l’anima al diavolo per poterlo incontrare ed eliminare, così da evitare l’apocalisse. Parte per Madrid combinandone di ogni, con un walkman al posto della bibbia sotto il braccio. Coinvolgerà un metallaro gestore di un negozio di dischi e un ciarlatano di quelli della tv, durante la notte di Natale, in mezzo alla confusione della festa, il diavolo che c’è e non c’è, e una banda di teppisti che ammazza i barboni al grido di “limpia Madrid”.



“che cazzo ci fa un cinese in una guerra spagnola?”: LA SPINA DEL DIAVOLO – SPA/MEX 2001, 106’. Regia di Guillermo Del Toro. Storia intensa, produzione pregevole, c’è spazio anche per qualche brivido, ma vale per l’insieme. Nella Spagna anni’ 30, in piena guerra civile, un bambino, Carlos, viene affidato ad una specie di orfanotrofio in cui vivono una signora con il marito e alcuni aiutanti, fra cui una giovane coppia, Conchita e Jacinto, il cattivo del film, a sua volta cresciuto nell’orfanotrofio, che assomiglia a quelle vecchie missioni, con le mura, la piazza, insomma un piccolo villaggio fortificato. La storia principale è quella di Carlos, ragazzino avventuroso e colto, sta leggendo le avventure a puntate del Conte di Montecristo, che fa la conoscenza di un fantasma. Anche altri bambini avvertono “la presenza”, ma Jaime, il più grande del gruppo non vuole che lo si nomini. I due custodi dell’orfanotrofio Casares, uomo di scienza e poeta, impotente, e sua moglie Carmen, con una protesi alla gamba, e la vergogna con cui tradisce il marito, e infine il cattivo, Jacinto, principe solitario prigioniero nel suo male. C’è una bomba inglese inesplosa al centro della piazza, altra minaccia incombente, assieme al fantasma e alla cattiveria di Jacinto, che vuole l’oro nascosto, l’oro della causa rivoluzionaria, per cui vengono messi gli uomini al muro, pronti a ricevere un colpo alla nuca, e fra di loro c’è pure un cinese.

domenica 1 maggio 2011

L'oroscopo di Cinzia - maggio



(Update: con formattazione e testo corretto: grazie Cinzia!!)

La luna di maggio: riflessioni per l'uso
La luna nera che si verificherà il 3 maggio subirà un imprinting molto femminile, in contrasto con l'atmosfera generale del cielo di questa primavera che invece è infuocata e distintamente virile.
Ve l'ho detto che ogni segno ha un pianeta governatore?
Una digressione [di già?]: i segni zodiacali e i loro governatori
Lo zodiaco è come un vasto regno diviso in dodici province: i segni zodiacali. Ognuna di queste ha un pianeta governatore. I pianeti stanno molto bene (e non fanno danni) quando sono a casa propria, cioè nel segno dove sono domiciliati e che governano,  mentre si sentono a disagio - si innervosiscono - quando viaggiando si trovano a transitare negli altri segni.
Marte, ad esempio, ha il proprio domicilio nel segno dell'ariete e quando transita lì si trova proprio bene, perché lui è impulsivo per carattere, iperattivo, cazzuto, e ha dotato la 'provincia zodiacale' dell'ariete di uno statuto che dice che quando c'è da fare qualcosa va fatta, e se qualcuno non vuole farla occorre muovergli guerra. Quindi quando marte si trova in ariete si muove sicuro perché non subisce restrizioni e agisce in un mondo che asseconda la propria idea di come le cose dovrebbero funzionare. Quindi la sera, quando 'stacca' dal conflitto armato e dopo la consueta oretta di motocross, marte arriva a casa tutto rilassato, si impantofola, ha voglia di dare una trastullata alla moglie e si addormenta tutto felicione. Quando invece un pianeta 'scattoso' come marte si trova in segni melliflui come il cancro, i pesci, ecc. oppure intellettualini come i gemelli sorgono problemi, e sono problemi per tutti. Perché marte in cancro è frustrato, vorrebbe ma non può, diventa paranoico e  la sera litiga con sua moglie, la notte non dorme e la mattina dopo decide repentinamente di mandare un paio di tizi alla ghigliottina perché dice che non gli piacciono; marte in gemelli si gioca tutti gli amici a forza di battutine sarcastiche e in realtà è invidioso marcio perché quando prova a correre dietro a un pallone gli viene il fiatone, comincia a tossire e infine inciampa negli occhiali caduti. Il giorno dopo a scuola fa la spia e tutti così sanno che non è figlio di Maria...
I governatori quando sono lontani dalla patria continuano a pensarci e a sospirare, volgendo gli occhi al cielo e pensando a tutte le cose belle che potrebbero fare se si trovassero lì. Così, è un po' come se una parte di loro vi restasse sempre. Lì restano in vigore le loro leggi, poi, che vengono rispettate anche durante la loro assenza.
Il cielo di maggio: lo sfondo della lunazione
Attualmente marte si trova proprio in ariete, nel suo domicilio, quindi "sta bono", non tende a causare incidenti spiacevoli ed è in fase di massimo rendimento. In ariete ci sono anche giove e venere; loro sì, sono un po' fuori posto, ma trattandosi di pianeti dal bel carattere non rappresentano forze particolarmente pericolose: venere diventa un po' sbrigativa, giove un po' volontarista, ma questo è tutto. Mercurio, anche, si trova in ariete: l'intelligenza è pronta e rapida, e le capacità logico-discorsive collaborano molto bene con l'immaginazione e con la facoltà del problem-solving. Saturno è ancora in bilancia, un luogo che, anche se non è casa sua, gli piace moltissimo perché si confà al suo amore per le norme, le convenzioni, i contratti e non gli dispiace la complessa arte della diplomazia. Urano è arrivato già quasi al terzo grado dell'ariete e provoca l'esplosione di ogni cosa rimasta a dormire nell'incertezza negli ultimi anni; nettuno si è impantofolato nel segno dei pesci, da dove governa saggiamente sui mari e sui pianti; plutone è impantanato da tanto tempo in capricorno dove lotta per trasformare le strutture più antiche. Il cielo di maggio, insomma, visto così 'in assoluto' non è brutto, però è un po' "di parte".
I segni di fuoco (ariete, leone, sagittario) ricevono un enorme potenziamento, loro che già hanno molte energie per natura. Questi segni sono molto attivi perché non perdono  tempo ad elaborare il passato ma si muovono, rapidamente come solo il fuoco sa fare, verso il futuro. Di conseguenza, formano una falange inarrestabile, una fiamma ossidrica che cancella un mondo desueto e non lo fa gentilmente, un sole caldo che risveglia la fertilità sopita della terra. Un fermento vitale e sfacciato che può dispiacere perché non lascia il tempo di riflettere, non lascia il tempo neppure per sentire.                                                   
La luna nera nel segno del toro
La lunazione di aprile, arietina, era in sintonia con questo convegno primaverile di pianeti nel segno dell'ariete, ma diversa è la lunazione di maggio, taurina.
La luna nera di maggio 'scocca' nel segno del toro che è governato dal pianeta venere. Venere è una bella donna dell'età di 30 anni, che trascorre i propri giorni immersa languidamente nei più dolci piaceri: l'amore, le arti, il riposo nel proprio giardino magnificamente fiorito e colmo di profumi inebrianti. La luna è una vecchia amica di venere ed entrando nel segno del toro è un po' come se andasse a far visita a questa amante perfetta, che adesso le tende un bicchierino di vino dolce e le dice di sedersi accanto a lei, di lasciare ogni preoccupazione e di godersi il tepore del primo sole. Così la luna si siede accanto al sole, che prima di lei è giunto nel giardino di venere, e stanno insieme in silenzio sul dondolo bianco, si abbracciano e si addormentano quasi, cullati e ninnati da una musica spensierata che riempe l'aria insieme al canto degli uccellini.
Intanto, nella provincia accanto - nel segno dell'ariete - si prendono le misure per muovere cielo e terra.
Il risultato è una contrapposizione di valori.
Il toro, come l'animale che lo rappresenta, lavora piano e profondamente, non conosce affanno e preoccupazione perché lavora bene, traccia solchi profondi nella terra fertile e si concentra in questa sua attività. Lavorare gli piace e, se non gli piacesse, non potrebbe lavorare.
La luna nera di maggio prende l'edonismo di venere e il ritmo lento e sicuro del toro;  è una luna sensuale e sensoriale, che bada alle cose concrete e bandisce ogni seccatura che non porta frutto. Conclude affari con facilità, perché ha bisogno di soldi per poter stare comoda quanto vuole. Ma non si ammazza di lavoro senza essersi assicurata di ottenere una buona remunerazione.
Ci si può sintonizzare con questa luna per lavorare sui bisogni primari. Chi ha seminato nella luna del toro ricava adesso qualcosa di essenziale, talmente essenziale da non notarsi affatto: scrive Thoreau che pochissime sono le cose 'necessarie' e le riduce al cibo e al riparo. Questo è un bel momento per chiedersi che cosa è necessario. Quali sono le cose senza le quali non riusciamo a sopravvivere?  E sarebbe il caso anche di chiederci se ci sono cose belle e importanti per gli altri che invece sono per noi venefiche. Quali forme di lusso sono per noi irrinunciabili? Quali di esse invece ci offendono e ci impoveriscono?
Possiamo provare a riflettere su ciò che è essenziale e lottare perché si affermi.
- dirà il mio lettore.
E inoltre: - penserà il mio lettore.
Ma non cambia niente: ad averne voglia o a non averne voglia, ora che il mondo con facilità può capovolgersi, è possibile cogliere l'occasione per esprimere la natura più vera dell'umanità. Si tratta in fondo di una specie di referendum: cosa è importante che nel mondo ci sia, e cosa non vorremmo che ci fosse più? I lamenti non servono a nulla, perché il fuoco è fertile e quando brucia lo fa per favorire una rinascita. Non varrà a nulla lamentarsi di quello che viene edificato adesso se non siamo pronti a suggerire la nostra alternativa preferita! Tocca alzarci tutti per dire cosa vogliamo e tocca fare qualcosa, durante questa luna, per far sentire la nostra opinione. Chi crede di non averne una, potrebbe tentare di maturarla.
Il destino degli ignavi, che si rendono indegni persino dell'inferno, è quello di attendere infinitamente sulla soglia, fermi come acqua morta e ristagnante. Puzzare di marcio dispiace ai più.
Come ogni segno può gestire l'influsso di questa luna:
I nati sotto il segno dell'Ariete, con tutti questi pianeti riuniti ancora nel loro segno, corrono l'unico rischio che corrono di stancarsi e di innervosirsi troppo, ma quando gli ricapiterà di avere così tante risorse e occasioni a loro disposizione? La luna nuova dei prossimi giorni potrà portargli qualche contrasto: possono approfittarne per notare le loro aree deboli, le impostazioni sbagliate, e anche se gli riesce davvero difficile essere umili possono correggersi e migliorare il tiro. Nessuna critica così potrà scalfire i loro progetti e la luna piena favorirà la raccolta dei frutti che più desiderano. Lo stesso vale per Leone e Sagittario.
Questa è la luna del Toro, che probabilmente non ha difficoltà a gestirla, anche se in questo periodo il mondo gli sembra scomodo e tutto va troppo veloce per i suoi gusti. Il consiglio più importante che si può dargli è quello di preparare il terreno per il prossimo spostamento dei pianeti che adesso si trovano in ariete nel suo segno. Immaginiamo la stagione dei saldi, quando il primo giorno una folla si apposta davanti ai negozi aspettando che si aprano le porte. Appostiamoci davanti alle porte chiuse di quello che vogliamo. Facciamoci vedere, bussiamo alle porte giuste e quando le forze planetarie passeranno dalle nostre parti sarà come se quelle porte si aprissero e tutte le occasioni che avremo voluto saranno vostre. L'astrologia serve a poco se non viene usata per sapere quando muovere il culo e quando riposarsi, studiare, prepararsi, mettersi a dieta, ecc. ed essere pronti per la prossima stagione delle "grandi occasioni". Lo stesso faccia la Vergine: si prepari perché questo mese è 'facilitata' e non deve sprecare gli sforzi per una meta piccola ma deve piuttosto cominciare ad avanzare verso una vetta alta, la più alta che riesce ad immaginare. Attenzione a non essere di sguardo un po' ristretto, come avviene spesso ai segni di terra, perché fra non molto il transito di saturno in Scorpione, all'opposizione del Toro, contrasterà i risultati raggiunti, facendoli sembrare discutibili.
Il Capricorno, invece, insieme al benefico trigono lunare riceve anche la quadratura dei pianeti in ariete: cerchi la collaborazione perché l'isolamento lo rende debole.
I segni d'aria - Gemelli, Bilancia e Acquario - ricevono un bel sestile dai pianeti che stanno transitando in ariete, quindi la luna di maggio in quadratura potrà far maturare del karma negativo, ma questo effetto sarà compensato e sovrastato dalle energie arietine.
Il Cancro riceve la quadratura plurima dall'Ariete; ha comunque modo di usare in modo costruttivo queste energie perché provengono da un segno cardinale che ha la sua stessa natura. Occorre però che ritragga lo sguardo dal passato per guardare verso il futuro.
Per lo Scorpione sono tempi duri data la natura avversativa di questa luna nera e date le forze nei segni di fuoco, che lo Scorpione gestisce male. Con l'Ariete però lo Scorpione ha in comune l'essenza vulcanica e su questo dato potrebbe far leva per partecipare all'entusiasmo dei segni di fuoco.
I Pesci ricevono un bel sestile incoraggiante dal segno del Toro: comincino a costruire relazioni intelligenti con i segni di terra e con i loro alleati toro in particolare. All'inizio dell'estate potranno cominciare a fondare insieme un regno speciale da abitare a lungo.