giovedì 31 gennaio 2008

The Black Keys

Ignorate se potete il video (che ha, debbo dire, i suoi motivi di interesse) e concentratevi su una delle mie ultime fissazioni musicali.

mercoledì 30 gennaio 2008

Barocco



"If you want to do your part of the Baroque cause, remember that the most important part of being Baroque is not to be extravagant, no it's all about rhythm. You have to ask yourself the question: do I have rhythm?" Mattias Adolfsson su flickr. (è un genio del disegno, spesso e volentieri)
Il che mi fa venire in mente la mia frase preferita nel Pendolo di Foucault di Umberto Eco: "Muori con stile, vivi barocco".

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Fruttero e Lucentini "I ferri del mestiere"


Da ragazzino mi rifiutai di leggere "La donna della domenica" perché il fatto che fosse scritto da due persone insieme mi sapeva di "industria culturale".
Che il mio giudizio appartenesse al venerabile genere delle cazzate me ne sono accorto anni dopo, leggendo con divertimento i Wu Ming, levandomi di testa tutte le cavolate romantiche sulla scrittura e sul genio, riscoprendo quella che i critici chiamano "letteratura di genere" fingendo intanto labbro leporino e disgusto, e tornando infine al suddetto romanzo di F&L, solo per scoprire che mi ero perso un gran libro.
Nei giorni scorsi ho iniziato a leggere l'enorme "Le benevole" di Johnatan Littell, ma questo ottimo proposito è stato rallentato dall'acquisto compulsivo e improvviso (seguito da immediata lettura) de "I ferri del mestiere. Manuale involontario di Scrittura" dei suddetti Fruttero e Lucentini. Va detto che il titolo è fuorviante, giacché l'unico vero aiuto che questo libro da alla scrittura è fornire esempi così limpidi e intelligenti da avere voglia di imitarli. Con l'esclusione, va detto, delle lezioni di traduzione impartite da Lucentini sotto lo pseudonimo di Professor Marziano, che dovrebbero essere mandate a memoria durante la scuola dell'obbligo.
(La "pulizia mentale" che mostrano e insegnano F&L quando parlano del loro lavoro di redattori editoriali dovrebbe anche essa essere insegnata a scuola come sostituto dell'ora di educazione civica, ma non credo ci siano speranze)

martedì 29 gennaio 2008

un inspiegabile buco di dieci anni circa

Una sommaria analisi delle opere letterarie e cinematografiche di Federico Moccia, ovvero di colui che oggi in Italia più di chiunque altro capisce i gusti e i desideri del sesso femminile (soprattutto nelle sue versioni adolescenziale e post-adolescenziale) mi ha fatto capire che esistono fondamentalmente due categorie di maschio figo e appetibile:
a) il ventenne ribelle, violento, un pò fascio, povero ma non fa niente: questo aumenta solo il suo appeal sulle ragazze di buona famiglia;
b) il quarantenne pubblicitario, occhi da cerbiatto, timido e imbranato, inabile alla lotta per la sopravvivenza ma con casa di proprietà.
Ciò mi fa sorgere alcuni dubbi. Uno pro domo mea: e i trentenni? Il trentenne con contratto a progetto con una stanza - faticosamente - in affitto non è appetibile? (Temo di no)
Poi: ma il ventenne ribelle, arrivato a 27-28 anni si trasforma in un fascista alcolizzato e panzuto e smette di piacere alle donne (ipotesi uno), fa tutto come nell'ipotesi uno ma prima mette incinta una delle sventurate ammiratrici e così si sistema (ipotesi due) o improvvisamente si mette a studiare e va dallo psicoanalista per risorgere, dodici o tredici anni dopo, come pubblicitario quarantenne?(ipotesi tre).

lunedì 28 gennaio 2008

Radiohead "In rainbow" (part 2): bonus disc


"In Rainbows" alla fine si è fatto voler bene, ed è stato uno dei dischi che ho ascoltato con più continuità, anche se mai in maniera ossessiva, in questi mesi. Sarà che avevo bisogno di più paranoie, e i Radiohead continuano a fare dischi bellissimi, ma le paranoie da Amnesiac in poi (incluso?) le hanno un pò messe da parte. Da qualche giorno ho finalmente in mano il bonus disc (sei canzoni più due frammenti) allegato al disc box. E tutto va al suo posto, magicamente. Non capisco se i Radiohead abbiano escluso queste canzoni dall'album ufficiale per gli stessi motivi per cui le sto amando io, cioè perché (perdonate l'espressione) "non tornano". Non so se riesco a spiegarmi: negli ultimi Radiohead c'è una pulizia formale assoluta, soprattutto a livello di arrangiamenti. Qui invece i conti non tornano, i livelli degli strumenti ogni tanto sembrano sbagliati, i pezzi finiscono troppo presto o troppo tardi, improvvisamente le melodie diventano meno efficaci. Ed è bellissimo: l'inquietudine che aveva abbandonato i solchi dei Radiohead qui ritorna fortissima, volute o no che siano le imperfezioni (e temo che siano volute: Down is the new up, dal vivo era molto più "normale").
Bellissimo, forse meglio del disco di cui dovrebbe essere semplice corollario.

venerdì 25 gennaio 2008

Le rutilanti avventure del giovane Ratzinger


Primo tentativo delle avventure di pope Benedict quando ancora lo si chiamava col nome di battesimo. Per questa volta mi sono limitato a rappresentare la barzelletta che il mio amico Marco mi ha raccontato circa 30 secondi dopo l'elezione al soglio pontificio del nostro eroe.

giovedì 24 gennaio 2008

Vic Chesnutt "North Star Deserter"


Alcune canzoni hanno il difetto di avere un ritornello. Prendete "Ideaplatonica" dei Bluvertigo, per esempio: fintanto che uno ascolta la strofa, ci trova della roba bellissima (e soprattutto uno dei miei versi preferiti: "tre sono anche le fasi/ per capire mozart/ io sono ancora a quella intermedia/ quando ero piccolo mi divertiva/ e ora, stupidamente, non ascolto mozart", cioè la storia della mia vita, più o meno), ma quando arriva il ritornello non può che rimanere sconcertato dalla sua inguaribile e inspiegabile bruttezza, da ogni punto di vista immaginabile, e probabilmente anche da altri.
Ecco, il disco di Vic Chesnutt stavo per accantonarlo dopo il primo ascolto perchè una delle sue canzoni, "Splendid", soffre esattamente di questo identico problema: inizia benissimo, ma il ritornello è brutto e soprattutto parla di quanto è bello camminare per le campagne. Ora, io sono cresciuto in campagna e riesco a tollerare uno che canta di quanto sia bello andare in giro per le campagne solo se è costretto su una sedia a rotelle e se la musica fa perdonare il testo. Poi, ho scoperto che Vic chesnutt ha una carriera decennale alle spalle, è un artista serio e da quando ha diciott'anni è su una sedia a rotelle per un incidente automobilistico. Il ritornello di Splendid rimane orribile, ma ho deciso di saltarla a piè pari e ho riascoltato il disco un altro paio di volte. E dentro ci sono delle cose meravigliose: "Glossolalia", principalmente, che è un pezzo che nella sua cupezza riesce ad andare d'accordo con il giramento odierno (la genitrice è di nuovo in ospedale, maledizione), ma anche le altre canzoni sono piccole gemme grezze, grazie anche agli arrangiamenti di gentaccia uscita dal giro dei Silver Mt. Zion. Escluse solo la sunnominata Splendid (ma non poteva farla lunga 2 minuti, e tutta uguale, senza ritornelli?) e un altro paio in cui sembra di ascoltare Cat Stevens (che mi piace moltissimo, ma insomma, se lo voglio ascoltare mi ascolto l'originale...), lo sto ascoltando a ripetizione, perché a me, quando sono nervoso, stranamente i dischi tristissimi mi fanno un sacco bene.

mercoledì 23 gennaio 2008

caro benedetto

Se avete la pazienza di leggerla tutta e non vi fate spaventare dalla proustiana assenza di "a capo", la lettera di Marzio Pieri a papa Benedetto XVI vi ricompenserà largamente.

martedì 22 gennaio 2008

politica



una vecchia foto col suo vecchio titolo, giusto perché la quasi crisi di governo mi fa passar voglia di dire altro.

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lunedì 21 gennaio 2008

Backside to the Future /5 parte prima: Nomen Omen



Se insisto a chiamare questi post in questo modo, un motivo c'è, ed è legato ad una delle storie più raccontate della mia adolescenza, all'epica primigenia della Comitiva del Gabbiano, allo scontro tra (userò soprannomi, la privacy è la privacy, anche se il numero di grottagliesi che ha ascoltato questa storia è pressoché infinito) il generale Punzerstofen, padre di Iastimator (ma, da qui in poi, semplicemente E.) e Tempesta (A)Sessuale (da qui in poi, semplicemente T.)*.
Per comprendere il prosieguo della storia, miei giovani lettori inebetiti dalla rete, dovete sapere che c'è stata un'epoca in cui l'accesso al porno era ben più complesso di oggi, e tutto si fondava su uno scambio continuo e furtivo di "giornaletti" e videocassette. Chi aveva fratelli maggiori (come me) attingeva al patrimonio di famiglia, ma tutti gli altri dovevano ingegnarsi.
La circolazione delle videocassette in particolare era caratterizzata dalla regola aurea che "le videocassette porno non appartengono a nessuno". Esisteva, è vero, qualcuno identificabile come Ur-Proprietario, ma aveva il dovere morale di prestare i suoi possedimenti ai più bisognosi, certo che nel momento della necessità sarebbe stato ripagato con eguale generosità e larghezza. Si trattava, credo, dell'unico esempio di comunismo possibile.
Uno di codesti Ur-Proprietari era un tizio molto più grande di noi (avrà avuto, all'epoca, 22 anni o giù di lì) che millantava parenti e vacanze in Germania, e che perciò chiamavamo Giovanni Schwanz. Lo Schwanz riforniva di videocassette T., e proprio dalle sue mani cominciò il giro una delle videocassette più prestate della storia, quella di "Backside to the Future". La movimentata vicenda vede la protagonista Erica Boyer viaggiare nel tempo e già che c'è, scopare in rapida sequenza con suo padre, sua madre e se stessa, nonché con alcuni tizi non individuati, probabilmente cugini. La fanciulla riesce però a tornare nella sua epoca, dove può finalmente "abbracciare" suo marito. Il fascino di questo film risiedeva in molti particolari, ma soprattutto nella strepitosa colonna sonora fatta con la tastierina casio, da allora citata ogni volta che mimavamo l'atto sessuale (e a dire il vero a me è venuto spesso di canticchiarla sul serio durante il sesso vero, non so se agli altri della comitiva è successo lo stesso). Quel film è stato per tutti noi l'archetipo del porno e nel mio cuore è secondo solo a "Edward Dickhands".

[Edward Dickhands fu proiettato la prima notte di occupazione al Liceo Moscati, quando io facevo il terzo superiore. Della nostra classe eravamo rimasti a dormire a scuola solo io e Nico De Luca, e fummo coinvolti nella visione di questo capolavoro, che narra la drammatica vicenda di Edward, burattino-homunculus il cui creatore muore prima di poter sostituire delle mani alle protesi falliche che - chissà perché - gli ha impiantato sugli avambracci. Nel corso della vicenda, il povero Edwards farà di necessità virtù, e troverà di che consolarsi]

Comunque, una bella domenica di ottobre il generale Punzerstofen, la sua consorte e il fratello di E. sarebbero stati fuori fino al pomeriggio, ed E. pensò bene di invitare a pranzo T., chiedendogli di portare anche Backside, per poterlo guardare mentre consumavano un ricco pranzo a base di wurstel e patatine (giuro).
A fine proiezione, E. chiese a T. di lasciargli quella testimonianza della settima arte, e T. gli disse "Vabbé. Basta che non ti fai sgamare".
L'illuso.

(....Continua...)

*Tempesta (A) Sessuale e Iastimator sono soprannomi desunti dalla successiva esperienza nel gruppo di odontoiatric metal Citemmetal

Non sai di nulla

Una mia amica ha mandato il seguente sms ad un tizio con cui stava uscendo è che è improvvisamente scomparso nel nulla. Lei lo ha fatto per dirgli, dopo molte recriminazioni e accuse, finalmente qualcosa di carino. Solo dopo si è accorta che forse il messaggio di fondo non è così lusinghiero. Secondo me è terribile, anche se l'ominide in questione difficilmente avrà colto.
"Mi sono preoccupata così tanto per il tuo silenzio e mi sono così tanto arrabbiata per il tuo contegno che non ho avuto il tempo di chiedermi se mi manchi. Stasera ho sentito l'odore della mia saliva sulla mia mano e ho pensato a te, che non avevi odore e prendevi e restituivi il mio."

P.s. quando ho chiesto alla mia amica in che fossa si fosse calato l'ominide per nascondersi a lei, mi ha risposto con un incisivo e meraviglioso "Si sarà calato affanculo".

"la bella politica"


dal mitico Cronaca Qui di venerdì 18 gennaio, lo scoop che ogni bravo e integerrimo cattolico leghista aspettava: finalmente una con le tette che può dire di avercelo duro anche lei. Fossi in Bossi, candiderei Maurizia Paradiso alla direzione del partito, altro che Castelli e Calderoli, o Maroni: un bel trans è quello che ci vuole per salvare il cattolicesimo contro la deriva islamo-fascio-comunista.

il nuovo ex-libris


la rilettura di moby dick ha portato, oltre ad una certa enfasi biblica nei miei pronunciamenti di inizio anno, a un nuovo ex libris che campeggia sui libri appena acquistati.

Quotes: "Bad Chili"

"La vita è come un piatto di chili in un ristorante che non conosci. A volte è speziata e saporita, a volte sa proprio di merda"
(esergo a Bad CHili di Joe R. Lansdale, frase di un certo Jim Bob Luke)

giovedì 17 gennaio 2008

Call me "Griffondorista esasperato"

Interrompo la pausa-mamma per esprimere il mio pensiero su una questione di attualità:

Dopo la morte di Albus Silente, la direzione della Scuola di Magia di Hogwarts ha deciso di invitare all'inaugurazione dell'anno accademico il professor Voldemort, capo dei nerovestiti Mangiamorte. Una grossa parte del corpo docente (guidata dalla professoressa Mc Grannitt) ha protestato, ritenendo l'insegnamento di Voldemort contrario alla tradizione e ai proponimenti di Hogwarts. Tre delle quattro case hanno annunciato inoltre azioni di protesta e sabotaggio se la visita davvero fosse avvenuta. Solo la casa dei Serpeverde ha organizzato una veglia di protesta per difendere la libertà di parola del signore oscuro.
Di fronte ad un'opposizione così ampia, Colui che on Può Essere Nominato ha però deciso di declinare l'invito.
Il direttore del Daily Prophet, Julianus Ferrarus, ha tuonato perciò contro il Griffondorismo Esasperato dei detrattori di Voldemort, mentre il Giornale dei Maghi Padani ha concluso che il paese è in mano ai "Nazisti Tassirossi".
Io, per conto mio, sono tutto dalla parte dei Grifondoro: avere libertà di parola non significa poter parlare ovunque senza essere criticati e ostacolati, e l'inaugurazione di un anno scolastico è un evento politico, e fare parlare qualcuno piuttosto che un altro è una scelta politica e le scelte politiche si discutono e si possono criticare e manifestare contro di esse. Se non si vuole essere criticati, uno se ne sta con i mangiamorte a casa sua, a Città del Vaticano.

giovedì 10 gennaio 2008

Fiction: il Tuo Nome e il Tuo Cognome qui

Già che sono a grottaglie e che non riesco a fare molto, ho partecipato ad un'antologia di racconti proposta da un mio amico. Appena esce, farò avvisi in pompa magna, per ora copio e incollo il prodotto di un paio di giorni di tentativi narrativi dopo anni che non m'arrischiavo. Sono contento soprattutto della fine, ma tra qualche giorno mi vergognerò di tutto, e soprattutto d'averlo postato.


IL TUO NOME E IL TUO COGNOME QUI
Come vedi, alla fine lo hai deciso tu, quando ti avrei raccontato cosa ho fatto in quei tre mesi in cui non ci siamo visti.
Certo, hai prima dovuto scoprire in che cartella tengo i film porno, e superare lo shock di trovare un file col tuo nome e cognome in mezzo a titoli più ameni. Ma ci sei riuscita.
A te l'idea non sarà sembrata granché divertente, ma quando ho iniziato a scriverti questa lettera mi sembrava l'unica collocazione possibile. Da me lo so che non ti aspetti chissà cosa: sono troppo pigro per aver vissuto più del solito in quel periodo in cui non ti ho cercata. Certo tu non è che ti sia impegnata granché a venirmi appresso, ma è la storia della nostra relazione, non è che posso pretendere.
Se proprio vuoi saperlo, in quei tre mesi ho fatto l'autista, e ho chiacchierato molto.
Tu a casa dei miei non ci sei mai stata, e magari devo spiegarti. Abitiamo in campagna, anche se mio padre è un fanatico del cemento e ha cercato di estirpare ogni briciolo di verde da quello che una volta era un giardino (e anzi ricordo, all'inizio c'era una vigna, dove ora fiorisce il nostro parcheggio). L'unica casa vicina a quella dei miei genitori è quella della mia zia materna. Mia zia dovresti vederla, rinvigorirebbe tutti i tuoi pregiudizi sul sud: è enorme, veste sempre pigiami e tutone, ha i capelli sempre a crocchia sulla testa ed è fissata con il bucato. Suo marito, per contrappasso, è un ometto magro, che si è vieppiù rimpicciolito con gli anni, sempre sulla buona strada per l'essere totalmente ubriaco.
Ecco, io avevo deciso di tornarmene a casa, lavoricchiare giusto per pagarmi qualche vizio, annoiarmi e magari trovarmi una ragazza giù, una volta che mi fosse passato il giramento che mi avevi creato.
Proprio in quel periodo, i due figli della mia zia enorme si sono messi nei guai: quello più piccolo, quello più sveglio, l'hanno arrestato per un motivo che non siamo ben riusciti a capire. Mia zia dice che non ha fatto niente. Mia madre sostiene che è per un furto in un appartamento, ma non si sa dove abbia preso quest'idea, e tra l'altro è l'unica a sostenerla. A me le perquisizioni che hanno fatto con i cani antidroga a casa dei miei zii un indizio me l'hanno dato.
L'altro credo che abbia chiesto il pizzo a dei negozianti, e per farsi prendere sul serio ha dato fuoco alla porta di uno dei negozi. Credo all'unico, nel mio paese, ad avere le telecamere di sicurezza. Questo, ripeto, era il cugino meno intelligente.
Ti capita mai di chiederti come è possibile che gente con cui sei cresciuta diventi alla fine così totalmente diversa da te?
A me mai. Perché vedi, già a sei anni io e i miei cugini eravamo totalmente diversi. Tra i sei e i dieci anni abbiamo sempre giocato assieme, in campagna. Una volta ogni due o tre mesi costruivamo un rifugio o, come lo chiamavamo noi, un "club". Sceglievamo un posto abbastanza nascosto, in garage o su un albero o in mezzo alla vigna (dove ora invece risiede la macchina di mio padre): a seconda della stagione, creavamo una specie di stanza, gli davamo un nome, la arredavamo e io portavo libri, fumetti e roba per disegnare. I miei cugini, lo ricordo benissimo, non portavano niente. Io non ne ero contento, ma fare i club da solo non era divertente. La parte bella era comunque avere un posto nascosto, in cui stare per fatti nostri, anche se poi non ci facevamo nulla. L'unica cosa che ricordo distintamente sono dei lunghi pomeriggi estivi - avremo avuto sì e no sette o otto anni - passati a fare considerazioni sulle dimensioni dei nostri piselli. Tra l'altro i miei due cugini hanno dei piselli enormi, da non crederci. Cioè, non li vedo nudi da allora, ma veramente erano già all'epoca troppo grossi. Chissà quanti complessi mi sarei risparmiato se avessi avuto dei cugini con dei cazzi normali.
Comunque nello stesso periodo i miei due cugini avevano anche ingravidato le rispettive fidanzate. Mi ero ritrovato in giro per casa - per casa mia poi, non so perché non gravitassero intorno a quella della suocera - queste due puerpere con i futuri sposi entrambi agli arresti. Le due formavano una coppia strana, ed era evidente che si odiavano. Una era la classica ragazza che in paese passa per essere figa: bellina, vestita benino, istruzione fino alla prima superiore, e poi scuola abbandonata perché a una femmina non serve. L'altra già a sedici anni era la copia carbone di mia zia, a dimostrazione di un Edipo irrisolto, a parte tutti gli altri problemi. La copia carbone di mia zia con i jeans aderenti.
Ecco, io ho passato tre mesi a scarrozzare queste due: sono andato dal ginecologo con loro. Le ho portate a trovare i miei cugini. Mia madre me l'ha chiesto con un argomento infallibile: tanto tu non hai niente da fare. Le ho riportate a casa la sera. Ci ho chiacchierato addirittura, mi sono fatto un'idea di come si immaginavano la vita assieme ai miei cugini, una volta che fossero stati rimessi a piede libero. Una volta quella più aggraziata ha fatto una battuta sul pisello di mio cugino: credo che ce l'abbia ancora enorme, anche se non è che ha un controllo perfetto del mezzo, a quanto pare. Ogni tanto gli ho parlato anche di te, di come c'eravamo lasciati, di come mi sentivo a dover fuggire da un posto per paura di incontrarti. Non ho mai detto loro come mi sembrasse essere tornato a casa, come mi sentissi un antropologo ad avere a che fare con loro e con le storie dei miei cugini, di come fosse strano interessarmi ai loro sogni di felicità e delinquenza in sedicesimo. Mi sono anche sentito parecchio stronzo, perché pensavo questo nonostante cominciassi a considerarle quasi due mie amiche.
Quella che sembra mia zia in confezione di lusso una volta ha voluto dirmi cosa significasse per lei essere innamorata. Stavamo andando a Brindisi, a trovare mio cugino in carcere. Era già primavera inoltrata, e io non ti pensavo spesso, in quel periodo. Quando ci siamo fermati a fare benzina ho pensato che potevamo sembrare una coppia e mi sono vergognato moltissimo, e cercavo di fare discorsi da cui anche il benzinaio potesse capire che io non stavo con quella là. Intanto lei mi raccontava di quando aveva conosciuto mio cugino, e io ho fatto l'errore di chiederle di cosa avessero parlato la prima volta che sono usciti insieme.
Lei non se lo ricordava. Di niente, mi sembra. Così mi ha risposto. Poi ha cercato di spiegarmi che il punto non era quello, che essere innamorati non ha niente a che fare con le cose che uno dice all'altro, neanche con quello che due fanno assieme. Non parlava di se stessa e di mio cugino, parlava in generale. Cioè loro stavano assieme, era così che si facevano le cose, si erano guardati ed erano usciti assieme e stavano assieme, facevano l'amore, e questo significava che si amavano. Si ricordava la scena di mio cugino fuori dal bar, che la chiamava. Comunque lei era sicura d'amarlo, e non contavano tutte le cazzate che lui faceva, non facevano neanche parte di quello che lei pensava essere la loro relazione. Io le ho chiesto un paio di volte che cosa volesse dire, quest'amore di cui parlava, se c'entrava essere felici quando sei con una persona, se vuoi proteggerla, se vuoi sentirti protetto. Lei non è riuscita granché a spiegarmelo, diceva che in fondo sì, era avere bisogno, ma anche sapere che qualcuno ha bisogno di te, che ti cerca. Non so se c'entra quanto è grosso il pisello di mio cugino, non ho avuto il coraggio di chiederglielo. Quando siamo arrivati a Brindisi, devo essere onesto, non ero ancora riuscito a capire che cosa volesse dire.
A me sembrava che non si amassero per niente. Che stessero insieme solo perché a stare da soli stavano peggio, e non erano capaci.
Vedi, poco dopo sono tornato a Pisa, non ce la facevo più a portare in giro le puerpere, e i miei cugini ormai erano ai domiciliari. È allora che ho deciso di venire a cercarti di nuovo. A te piace pensare che non ero riuscito a dimenticarti, e che ti amavo ancora, e a me piace fartelo credere. La verità è che forse adesso ti amo, ma allora mi sembrava solo che non valesse più la pena di stare da solo.
È per questo che non ti ho mai detto niente.

lunedì 7 gennaio 2008

comunicazione di servizio

il gestore di questo blog è inopinatamente dovuto tornare in quel di Grottaglie causa degenza ospedalierà di mammà. questo condurrà ad un'ovvia lontananza da queste pagine, dati mancanza di tempo, connessione e una certa dose di coglioni girati. Purtuttavia, essere nella casa del padre ha i suoi vantaggi, tra cui la rilettura dei miei vecchi quaderni: in essi ho già trovato molte cose imbarazzanti, ma anche alcune che credo riproporrò da queste parti, giusto per am'a 'rcord.
Cheers.