martedì 29 dicembre 2009

lunedì 28 dicembre 2009

critica contemporanea - RAF vs gli ANNI ZERO, parte prima

Mio padre ha sempre avuto a che fare con le automobili.
Le cambia, le vende e le compra a ritmi vertiginosi. A volte ho pensato che ci facesse qualcosa di simile al gioco delle tre carte: ogni dieci automobili rimesse in circolo, prenderne una gratis, o qualcosa del genere.
A questo giro, per motivi che è lungo e giuridicamente miope stare a raccontare, casa mia è quasi sprovvista di automobili: ce n'è una, e deve bastare per tutti. La cosa, abitando noi in campagna, è piuttosto fastidiosa.
A Natale mi sono ritrovato quindi, come da ragazzino, in macchina coi miei, seduto dietro, a fare il giro dei parenti a cui dare gli auguri.
Principalmente due gli effetti collaterali: 1) le occhiate scambiate con una piacente sconosciuta ad un incrocio mi sono subito sembrate ridicole. 2) ho dovuto ascoltare musica scelta da mio padre.
La seconda delle conseguenze mi ha rivelato che gli anni ottanta, gli anni dell'edonismo furibondo, erano anche gli anni del pessimismo cosmico e della metafisica a tremilalire al chilo.

è stato RAF a illuminarmi in questo senso:

Che vuoto che c'e
la vita cos'e?
e' una gara senza senso e no
siamo soli nell'immenso vuoto che c'e
la vita cos'e?
agnus dei

non ci sarà redenzione per i nostri peccati
e non c'e verità che non vada a pezzi
siamo pazzi siamo dannati
non prendersi mai, ritrovarsi qui distratti e
abbandonati quante stelle nei cellophane
questa notte avvolgerai?
quanti sogni nell'anima
come angeli incontrerai?
non lo vedi? lo sai!
siamo fragili noi

siamo soli nell'immenso vuoto che c'e
soli in fondo all'universo senza un perché

A parte che amo il punto in cui dice, senza alcun motivo plausibile, AGNUS DEI, il contrasto tra il pop innocuo dell'arrangiamento e le aspirazioni stupido-metafisiche del testo mi hanno fatto pensare. I testi attuali, benché parecchio brutti ( ho controllato alcuni testi di Tiziano Ferro, che mi sembra la cosa attuale più vicina a Raf), sono meno metafisici: persino titoli come "Fotografie della tua assenza" e "Assurdo pensare" si rivelano normali canzoni d'amore, senza neanche un po'di quella verve malebranchiana che mi sarei aspettato. In esse il buon Tiziano lamenta l'assenza-mancanza dell'oggetto del desiderio, indistinto quel tanto che basta a garantire la massima commerciabilità del brano e a garantire la non etichettabilità sessuale del suo esecutore-compositore (ma i miei amici gay mi garantiscono che la canzone su Raffaella Carrà non può essere un pas faux, ma è un vero e proprio outing).

Miles Davis diceva che le canzoni dei bianchi hanno fondamentalmente un unico tema, "Hey baby, perché non me la dai?": io sono quasi d'accordo, purché si aggiunga la variante: "Hey baby, sono triste perché non me la dai".

Questa, mi sono reso conto, è la prima chiave interpretativa della differenza tra le canzoni metafisiche degli anni ottanta e le attuali: quelle degli anni ottanta sono canzoni rivolte retoricamente all'ottenimento immediato della copula: la stessa canzone di Raf ha il suo centro nell'esortazione, del tutto avulsa dal contesto

c'e bisogno di una luce quaggiù non lasciarmi
amore almeno tu come me
siamo soli nell'immenso vuoto che c'e
dove sei? come si fa
a resistere in questi momenti?

Come si può notare, tutto il senso del pappone metafisico sta nel far denudare una fanciulla più o meno riottosa (nel GIORDANO BRUNO del 1973, Gian Maria Volontè - credo - nei panni del Nolano usava un discorso di pregnanza quasi identica a quello di Raf per condurre all'orgasmo - MAGIA! SENZA MANI!! - una tizia evidentemente troppo sensibile ai discorsi filosofici***).

I testi a noi contemporanei (quelli di Fabri Fibra compresi, su cui tornerò nei prossimi giorni) sono invece tutti concentrati sul rimpiangere una compagna di letto giustamente volata verso altri lidi.

E' una differenza su cui devo ragionare, ora che l'ho scoperta.
(Continua)



*** Il film l'ho visto il secondo anno di università e quindi, se ve lo state chiedendo, no, non mi sono iscritto a filosofia per poter provare a rifarlo. Anche se ci ho provato.

mercoledì 23 dicembre 2009

Sirius, di Olaf Stapledon




Sirius, il cane maschio senza rischio (cane fischio senza maschio, cane wiskio senza raschio, etc.)

(Per la serie: l'acquisto scemo della settimana. Amore totale per la quarta di copertina, piena di perle: dal (Maschio) tra parentesi all'insinuazione che sì, effettivamente a qualcuno potrebbe venire in mente di mettere in dubbio l'acclarata maestria di narratore del signor Stapledon)

Today the Pond! Tomorrow the world! (piani per conquista di mondo)


(scovato su Badmovies.org , da oggi sito di riferimento per il cinema veramente brutto - mi ci ha condotto infatti la recensione della Storia Infinita III)

martedì 22 dicembre 2009

la funzione civile e politica della critica letteraria

Volevo avvisare le circa sessanta persone che, nel mese di dicembre, sono arrivate su queste pagine cercando il "significato canzone elisa + negramaro ti vorrei sollevare" (o simili chiavi di ricerca) che la suddetta canzone non significa un cazzo.
E con questo, codesto blog è riuscito finalmente ad adempiere agli alti scopi civili e democratici per i quali è stato creato.

martedì 15 dicembre 2009

OPUS, Dai!


Le mura pisane vincono sempre.
Mi piacciono moltissimo:
  • "Gay" corretto in "Finocchi" e il disprezzo per la rime sotteso a tale correzione
  • La creazione dell'OPUS DAI (che chiederei a qualcuno di correggere in DAY)

(courtesy of l'omodellamnemotennica)

lunedì 14 dicembre 2009

Il fallo dell'abate Mouret


Credo che sia il libro più bello di tutta la mia biblioteca, insieme a "Il dilemma di Benedetto XVI" in edizione Urania.
Comprato, con somma gioia, a Pisa, nel negozietto degli Urania e del porno anni '70
(il primo numero della serie PIG con titolo "Generosità pelosa" - o qualcosa del genere - non si schioda più dalla testa)

avere una posizione che si pretenda intelligente quando la pancia ti dice tutt'altro

Non mi va di commentare l'attualità.
Anche perchè quella vocina in fondo in fondo al mio cerebellum che continua a dire "Troppo poco. E troppo tardi" è meglio che stia zitta (anche perché in fondo in fondo, più in fondo della vocina stessa, sono in disaccordo).

lunedì 7 dicembre 2009

mercoledì 2 dicembre 2009

sarà un lavoro lungo e difficile

Avevo detto che avrei commentato qualcosa di Fabri Fibra, ma dopo aver letto tre suoi testi mi rendo conto che è un compito che richiede dedizione e tempo ben maggiori di un semplice post disimpegnato e vago.
L'opera sua contiene infatti ripetizioni, calembour e marinettismi vari che vanno esaminati da una prospettiva più ampia. Ad esempio questa frase, l'unica forse compiuta in un testo fondato sulla ripetizione compulsiva di un ritornello privo di senso, frase riassuntiva di molte filosofie:

"Perchè la donna quando guida sosta però la figa, quando è bella, costa"
(dal capolavoro "Dieci euro in tasca", in "Chi vuol esser Fabri Fibra", 2009)

Devo lavorarci su, insomma.

a bientot