sabato 30 giugno 2007

cronaca qui (aggiornamenti)



ecco i due titoli migliori nel numero di cronaca qui del 23 giugno. Purtroppo non riesco a usufruire con continuità di questo meraviglioso quotidiano, e ho paura anche che non stia riscuotendo il successo che merita tra i milanesi.
Davvero notevole è la distanza tra i richiami riprodotti in prima pagina e il contenuto degli articoli: il titolo sulla "porno sosia della Hunziker" infatti non viene mai giustificato: si dice solo che tra La Spezia e Milano ha lasciato "una scia di onorevoli cuori infranti", la vecchietta stuprata ha invece ricevuto dalla sorella dello stupratore un'offerta di risarcimento che "ha accettato senza perdersi d'animo" (e che doveva fa? vabbè).
Amo i redattori di questo giornale.

mercoledì 27 giugno 2007

la prima avventura di Prisco Mazzi


Come promesso a Marco Matteoli, nella sua prima avventura il commissario di polizia Prisco Mazzi si occupa della situazione Moldava. Il materiale e l'appuntato sono ancora parecchio provvisori, però vabbè. (mi da un piacere malato una frase come quella che ho appena scritto, sa troppo di Chiesa del Subgenio).

la madonna e il copyright

non mi ricordo più dove ho beccato questa vignetta, ma dato che continua a mettermi di buon umore ogni volta che la guardo...

giovedì 21 giugno 2007

frammenti di un discorso (non amoroso)

(estratti da quell'invettiva politica che scrivevo con un mio amico)
(è sempre un ruminare ad alta voce)
(ah, ed è sempre un discorso, DEVE essere molto retorico....)
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Il Partito Democratico (stavo scrivendo: partito DERMOCRATICO) ci viene presentato come un'occasione di rivoluzione, e come rivoluzionari, ma rivoluzionari da opera buffa, le persone e le strutture che dovrebbero farlo nascere...
Può davvero rappresentare questa speranza un partito che dovrebbe essere aiutato a nascere da un comitato di 45 personaggi già oberati di lavoro, con cariche che stanno dimostrando di non essere in grado di onorare nel migliore dei modi? come si può sperare che aumentando il loro carico di lavoro la qualità di quello che fanno aumenti? Come fa uno a fare il Presidente del Consiglio e allo stesso tempo partecipare a tutte le riunioni necessarie ad assicurare al PD la migliore partenza possibile? Oppure a fare il ministro degli esteri o dell‘economia o il sottosegretario o il sindaco di Roma o di Venezia e allo stesso tempo lavorare a tempo pieno per il partito democratico? Non è un segno che le cose o si faranno male o già si sa da molto chi e come le farà e perché ed è per questo che quasi tutti i componenti del gruppo dei 45 ci sono solo perché non si poteva evitare di metterli?
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...................chiusa.....:
L’unico modo di rispondere a questi dubbi, a parte lasciare che il PD nasca morto e disinteressarsene, votare altro o non votare del tutto, forse, è di sovvertire, di provare a partire dal basso, mettendo dentro e facendo partecipare soprattutto e attivamente chi non ha incarichi politici, chi non ci ha mai pensato, chi vorrebbe soltanto un governo e una classe politica dignitosa ed efficiente o perlomeno onesta, una classe politica in cui chi sbaglia non viene ricandidato, chi è indagato si dimette, chi perde non continua ad occupare poltrone. Costruire liste e associazioni davvero aperte e non gerarchiche, far sì che sia chi partecipa a dover indicare le alternative tra cui scegliere e scegliere tra di esse. Esperimenti come quello de iMille o della Città Ideale mostrano che metodi diversi sono possibili.
Credere insomma che tra l’ipotesi che il PD naufraghi prima ancora di nascere nel disinteresse generale e che sia una semplice riedizione di DS e Margherita, c’è anche la possibilità che qualcuno voti per programmi, ideali e candidati scelti in un modo differente.
Mi sembra l’unica via perché ci sia una speranza di ritrovarmi, tra qualche anno, a vedere vecchie interviste e ad essere contento di aver scelto, tra chi parlava di ridare la felicità ai giovani, o tra chi affermava quanto sia importante avere una banca, qualcuno scelto da un popolo di cui io stesso faccio parte.
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mercoledì 20 giugno 2007

Prisco Mazzi inizia ad avere un volto

è l'una e mezzo di notte, tutto quello che dovrei scrivere (pezzi di tesi di dottorato, un discorso politico a conto terzi, la storia della mia vita) non ha più possibilità d'esser scritto stanotte: sono un pò rincotto, come dice la mia amica Sabrina. Ecco dunque l'idea geniale con cui riempire i tre minuti in cui la camomilla si trasferisce dal sacchettino bonomelli all'acqua calda. disegnare l'eroe delle ggiovani ggenerazioni, il difensore del copyright e dei diritti degli autori, il commissario di Polizia Prisco Mazzi. La versione qui sotto è provvisoria e soffre ancora di gaddismo congenito (non posso fare a meno di pensare al commissario Ciccio Ingravallo, mentre lo disegno), ma mi ci sto affezionando. Mai i quattro minuti di infusione della camomilla mi sono sembrati spesi meglio.

lunedì 18 giugno 2007

crisi della politica... bah.

(mi scuso per il qualunquismo, per lo stile e per l'aver postato sta roba, ma sto solo ruminando ad alta voce)
Per un motivo che ora non mi va di raccontare, ho iniziato a ragionare per iscritto con un mio amico su questa faccenda della crisi della politica e crisi del non ancora nato e già pericolosamente malato PD. Lui insiteva a riprendere Monsieur D'alema e il suo allarme. Dal canto mio penso che sia un errore, significa alzare la palla ai vecchi che la politica la sanno fare e che possono tranquillamente rispondere che i giovani ci devono entrare a poco a poco, perchè non capiscono che casino è. Oltretutto il succo del discorso di D'Alema è: mi sembra che la gente si sia rotta il cazzo come nel '91, e che aspetti solo l'occasione giusta per mandarci tutti a casa. E, tra intercettazioni e varie, le occasioni potrebbero anche non mancare. Ora, io puntualizzerei che questo che D'Alema e co. bollano come pericoloso clima di antipolitica è clima di politica par excellence. Quella che loro vedono come pericolosa insofferenza non è che un inizio di mobilitazione, magari informe, ma REALE. In Italia non si sono mai venduti tanti giornali come nel '91-'92, e mai come allora la gente si è interessata a chi fosse davvero la gente che aveva mandato a sedere in parlamento. La sinistra è in fibrillazione non perchè sia disinteressata dalla politica, al contrario. Il popolo di sinistra non va a votare alle amministrative non perché è lontano dalla politica, ma perchè è lontano dal governo Prodi e dalle sue strategie (di comunicazione e di decisione politica innanzitutto: ciò che da noia è come si dicono le cose, e come vengono decise. Il caso Speciale è paradigmatico. una decisione sacrosanta nel merito -allontanare Speciale - condotta come scolaretti incapaci, celando la verità invece di parlare chiaramente, e usando come al solito il replacement per cercare di mettere tutto a tacere, quando invece sarebbe stato il momento di fare casino. Invece di vedere gente che fa le cose per lo stato non si fa altro che dare l'impressione di gente arroccata a difendere le posizioni. Impressione probabilmente corretta, tra l'altro.). Basta parlare con la gente vera (non con i capi sezione del partito, per quanto svegli possano essere) per vedere come la gente la pensa sul PD. Una speranza spenta prima di nascere. Tra le poche cose che chiunque capisce immediatamente, c'è la rilevanza del proprio parere. Nel caso del PD, a poco a poco tutti si stanno rendendo conto che il parere della gente vera - e soprattutto degli under 45 - non conterà nulla. . Se si continua in questo modo la gente farà naufragare il PD non perchè non ha interesse per la politica. e' perchè la politica non ha alcun interesse per loro. E una volta tanto avranno deciso di ricambiare.

sabato 16 giugno 2007

Prisco Mazzi, P. S.: un nuovo eroe

Il sistema antispam dell'Istituto in cui lavoro è un colabrodo e mi costringe a ricevere decine di mail di spam ogni giorno. Ogni tanto, però, questa maledizione diventa un pregio. Ieri ho conosciuto (con un certo ritardo, noto) il commissario di Polizia Prisco Mazzi, temibile e sgrammaticato castigatore degli scaricatori illegali di musica. Cioè di quasi tutti, come la foto inserita qui sotto (è il computer standard degli utenti italiani) dimostra.

Ovviamente si tratta di un virus. Sul momento ci ho riso da solo, poi l'ho raccontato a Marco Matteoli e insieme abbiamo iniziato a cazzeggiare su questo fantomatico commissario, sepolto in uno scantinato della Polizia di Stato a Monopoli (Ba), in possesso di apparecchiature formidabili con cui tracciare il traffico di mp3 nei siti p2p, ma diperatamente solo nella sua battaglia contro i pirati e la lingua italiana.
Abbiamo deciso di creare una serie a fumetti a lui dedicata. Per ora mi arrovello su che aspetto dargli: direi obesissimo e coi baffi, ma con un guizzo negli occhi che fa capire quanto, dietro l'aspetto bonario, sia in realtà un implacabile castigatore di chi è poco rispettoso del diritto d'autore. Posterò il commissario appena gli avrò fornito un viso decente.

venerdì 15 giugno 2007

Shellac "Excellent Italian Greyhound"


Da due giorni consento a Steve Albini e Co. di picchiarmi fortissimo nelle orecchie.
Prima di ascoltare il disco ho aspettato, un pò per il gusto infantile di dilazionare il momento in cui si scartano i regali, un pò per il timore che invece di una conferma mi aspettasse una delusione. Eppure, i dischi degli Shellac si comprano a scatola chiusa: Steve Albini è uno dei pochi ad aver tolto alla musica che fa, e al modo in cui la diffonde, tutti gli orpelli inutili. Lui, Todd Trainer (Batteria) e Bob Weston (basso) si prendono il tempo necessario, fanno crescere le canzoni nei rari live, fanno il proprio lavoro di produttori e ingegneri del suono, e sette anni dopo aver pubblicato un capolavoro, ne fanno un altro, e se l'avessero fatto due anni fa o tra cinque sarebbe stato lo stesso. L'urgenza espressiva dei tre, la loro furia, il rigore matematico (sempre sul punto di infrangersi) dei loro pezzi, rimangono sempre gli stessi.
Il disco si apre con "The End of Radio", in cui Albini, ultimo Dj (e ultimo uomo?) sulla faccia della terra dirige la trasmissione di commiato ad una ormai inesitente platea, in un lunghissimo e ipnotico addio scandito dalla frase "Can you hear me now?" urlata con sempre più violenza. Il secondo brano ("Steady ad She Goes") è un punk più tirato, veloce e violento. Con il terzo brano iniziano gli esperimenti di Albini e co.: per quanto tempo si può promettere ad un ascoltatore di dargli uno stacco o un'apertura, di concludere un riff, di iniziare una canzone e non farlo? Quanto silenzio si può inserire in una canzone al centro di un album? Sono queste alcune delle domande a cui questo disco cerca di rispondere; "Be Prepared" gioca con l'ascoltatore come il gatto con il topo, facendogli aspettare il momento in cui chitarra e batteria si scateneranno, e lo fanno aspettare finchè il gioco può reggere, "Genuine Lulabelle" nei suoi nove minuti e diciassette secondi (chiusi da uno strano inserto in italiano...) comprende un lungo monologo e frammento da crooner di uno stralunato Albini che esplora i confini di quanto si può essere spiacevoli in un pezzo e piacerà a pochi, e anche chi lo apprezzerà non lo ascolterà troppo spesso.
"Kittypants" e "Paco" sono due ottimi strumentali che non aggiungono nulla alla stoia degli Shellac, "Boycott" sembra un innocuo pezzo punk ma nei suoi due minuti riserva più d'una sorpresa. "Spoke", violenta, urlata e velocissima è aperta da una sorta di jingle pubblicitario: che sia l'ultima canzone trasmessa dal Dj Albini ad un'umanità ormai defunta?
Un disco bellissimo, rabbioso e sgradevole, che entra sottopelle immediatamente e che non abbandona le orecchie frastornate dall'ascoltatore, suoni e incastri perfetti ma sempre in bilico sulla pazzia e il disordine, la dissonanza e il silenzio.
Il massimo dei voti.
(Anche per la copertina, checché se ne dica...)

mercoledì 13 giugno 2007

appunti


gli appunti della prima parte del convegno sull'editoria elettronica organizzato dalla CRUI. Passato al foglio due sono riuscito persino a concentrarmi, ma qui la situazione era disperata (senza contare che le presentazioni in power point non aiutano, di solito). mi piacciono molto i tre porcellini, il calamaro gigante, aristotele cavalcato dalla schiavetta e il dinosauro intellettuale.

martedì 12 giugno 2007

archeologia industriale

la mia fissazione con le fabbriche dismesse è quasi patologica. Fino a qualche anno fa mi sfogavo con la cartiera abbandonata che si trovava lungo la pistra ciclabile per Cascina. Ora al suo posto sorge un condominio beige che mi dà meno emozioni. Lo scorso weekend in val sassina (si chiama così? l'alcool e il cibo di quei giorni rendono alcuni ricordi confusi) ho potuto fotografare un luogo quasi altrettanto bello. Fosse stato popolato da torme di gatti, come la vecchia cartiera, sarebbe stato perfetto. Ma c'erano ragni, e non mi posso lamentare.

un post cumulativo

di ritorno da Milano principalmente dovrei studiare: fra meno di dieci giorni ho un appuntamento con uno dei due professori al mondo a cui interessa un minimo l'oggetto della mia ricerca, e mi sembra carino presentarmi con qualcosa da dire. allo stesso tempo l'esercizio minimo di scrittura "privata" che questo blog rappresenta (infatti, benchè sia pubblico nascondo la sua esistenza a tutti quelli che conosco: chi ci capita ci deve arrivare per vie traverse) deve andare avanti. Negli ultimi tempi ho letto molto e ho ascoltato molta musica, e ad avere un minimo di tempo e di lucidità ci sarebbe da fare un pò di recensioni, di quelle che piacciono a me, di libri e musica misconosciuti e da recuperare, in cui essere una volta tanto entusiasta di quello di cui parlo. Ho letto il libro di Marzio Pieri, "Fischiata XXXIII. Un sonetto di Giambattista Marino" e benchè poco m'interessi di Marino e di solito io non sopporti la critica ai poeti, si tratta di un libro meraviglioso, pieno di intelligenza e umorismo, di amore per la poesia e la bellezza una volta tanto disgiunte dall'accademia e dal piglio ridicolo di quasi tutta la critica "seria". Non conosco altri scritti di Pieri, non so se si può permettere di scazzare in questo modo perché ormai ha più di sessant'anni ed è ordinario o se ha sempre scritto così: ma mi riprometto di leggere tutto quel che di suo mi riesce di trovare.
Poi: ho finito Manituana di Wu Ming, e anche di questo mi piacerebbe parlare più diffusamente, ma temo passerà troppo tempo prima ch'io possa farlo per bene, e che quando finalmente potrò non m'interesserà più parlarne. Comunque, i Wu Ming non mi hanno deluso, hanno scritto un bel romanzo, una bella storia capace di riprodurre - in piccolo, forse, mutatis mutandis - il rapporto tra gli eroi greci - da Ercole a Teseo, a Giasone - e i guerrieri omerici. I protagonisti del romanzo di Wu Ming, come gli eroi omerici si muovono nell'ombra e nel solco di avventure già vissute, con altro splendore e ben altri risultati rispetto ad avi le cui imprese, benchè recentissime (una sola generazione!), hanno già assunto le caratteristiche del mito. Questo rapporto con un livello mitico ulteriore è il motivo che più mi ha affascinato del libro, quello che - paradossalmente - dà più spessore, umanità, tragicità ai suoi protagonisti. Anche questo da consigliare.
Poi, ma qui il discorso sarebbe lungo, la "Vita di Filippo Maria Visconti" di Pier Candido Decembrio, a cui mi sono avvicinato solo per fare un po' i conti con gli storici e i biografi del quattrocento e che mi ha stupito non solo per la rappresentazione della paranoia del potere, ma anche perchè il potente che Decembrio descrive nel quattrocento era perlomeno un tiranno, il capo di una città, di un regno, per quanto piccolo, mentre oggi comportamenti inquietantemente simili li vedo in un qualsiasi barone dell'università, anche in quelli di medio potere e media onestà. E forse si possono vedere ancora di più in qualsiasi piccolo e medio imprenditore capace di tenere per le palle un pò di lavoratori grazie a comodissimi contratti a progetto.
Ho iniziato "Risvegli" di Oliver Sacks, ma ne parlerò a lettura ultimata.
Musica, in versione telegrafica: abbastanza pessimo l'ultimo Queens of the Stone Age, "Era vulgaris", riff poco inventivi, suono abbastanza vuoto e voce di Josh Homme ai minimi storici. Mi sembra una figata "Mirrored" dei Battles, ma non ho avuto il tempo materiale di ascoltarlo per bene. Invece: mi è appena arrivato tra le mani il nuovo degli Shellac: sto ritardando il momento di ascoltarlo apposta, contento come un bambino. Non credo neanche alla possibilità di una delusione. Steve Albini non si permetterebbe mai di far uscire sotto la sigla degli Shellac un disco che non sia un cazzotto nello stomaco.
Mi è venuta voglia di ascoltarlo, ora che ne ho parlato: vado a farmi picchiare le orecchie da Steve Albini, continuerò questo post un'altra volta; più pesto, e più contento.

amo la r del frigerio


un'affermazione di cui colgo la bellezza ma non il senso.
A Lecco, in un piovoso sabato pomeriggio.


giovedì 7 giugno 2007

citazioni fondamentali per il vivere moderno


"Le donne sono artiste solo nel liofilizzare i coglioni"


(da un forum di metallari, da qualche parte su internet, all'interno di un'intensa discussione sull'ultimo disco di Joanna Newsom, "YS")

lunedì 4 giugno 2007

Bible Fight

Non sono mai stato un grande appasionato di videogiochi: mi piacevano le sale giochi di una volta, ma giocare sul mio pc non mi ha mai appassionato, sarà che da bambino mi sarebbe piaciuto moltissimo e ho sempre dovuto giocare sugli Atari degli amici e questa cosa mi ha fatto passare la voglia.
Dalla assidua frequentazione delle sale giochi tra gli undici e i quattordici anni mi è rimasta però la passione per due tipi di giochi "basic", i platform e quelli di mazzate (tipo la serie di Street Fighting, per intenderci).
Come posso quindi nascondere la mia gioia per questo gioco on line assolutamente geniale che coniuga la mia passione per le mazzate più vigorose con quella per i gadgets religiosi?
Un consiglio: io ho giocato sempre nel ruolo di Gesù, ma le mosse migliori sono quelle della Madonna (soprattutto l'ascensione in cielo è favolosa, ma anchè la pioggia di rane di Mosè non è male).
Il gioco è qui

Stephen King "Cell"


Erano almeno quindici anni che non leggevo niente di Stephen King. L'ultima volta che ci avevo provato, a quattordici anni, è stato con "Il gioco di Gerald", e mi ricordo che dentro ci cercavo le parti sconce, e che non l'ho mai finito: intanto era iniziata infatti la grande epoca che vedeva diviso il mio mondo in grandi classici che dovevo leggere a tutti i costi e pornografia pura e semplice. Bella cosa, l'adolescenza, meno male che è finita.
Comunque, sono tornato a King grazie ad una recensione lusinghiera dei Wu Ming (il cui gusto non mi ha finora mai deluso) e, soprattutto, grazie alla prospettiva di un viaggio di quattro ore e mezza (interregionale Pisa-Milano via Fornovo) con niente di più divertente da leggere del Parapolimen, Liber XVIII, di Girolamo Cardano (che è fighissimo ma se sono quattrocentoquarantasette anni che a nessuno viene in mente di ristamparlo un motivo ci sarà). Devo dire che King ha svolto egregiamente il compito: le quattro ore sono volate e ho continuato a leggere con voluttà anche sull'82 in direzione Bovisa. Il libro di King sviluppa il modello esemplificato da "Io sono leggenda" di Richard Matheson unendolo agli zombi di Romero: all'inizio del volume, un impulso partito dai telefoni cellulari azzera il cervello di chi li sta usando (in Italia non si salverebbe nessuno), cancellando millenni di evoluzione e cultura, e riportando le vittime (i phoners, in inglese, o i cellulati nell'edizione italiana, bella scelta che esprime bene il senso di superiorità-paura-sfotto che i "normali" provano nei loro confronti) al puro istinto e, dunque, alla violenza assoluta. Il libro segue un piccolo gruppo di sopravvissuti (con al centro il solito alter ego di King, stavolta un fumettista: pollice verso a queta cifra stilistica di King, dopo un pò stufa....) nel loro tentativo di arrivare nel Maine (e dove, sennò), in una zona che dovrebbe essere sicura. Con sottotrame e sottomotivi che qui però non mi va di riassumere, ovviamente.
I phoners intanto si organizzano, e sviluppano a poco a poco un tipo di intelligenza differente, basato sul gruppo (sullo stormo, anzi) anzichè sull'individuo, e la lotta tra i sopravvissuti e il nuovo gruppo egemone si inasprisce. Piacciono, nello svolgimento della storia, i continui pugni nello stomaco che King molla al lettore (avevo istintivamente scritto spettatore, e questo è un altro dei pregi del libro...), costringendolo, come dicono bene i Wu Ming, ad elaborare continuamente il lutto per personaggi a cui ci si era appena affezionati, il modo magistrale in cui vengono disattese le aspettative del lettore in alcuni punti chiave (così anche come in alcuni momenti che sembrano centrali, King è bravissimo ad allentare improvvisamente la tensione, per recuperarla su un lettore ormai rilassato: un trucco da film horror, ma difficile da rendere così bene sulla carta), la prosa e i dialoghi limpidissimi e naturali.
Piace moltissimo il fatto che l'impulso non venga mai spiegato: il libro mantiene sempre il punto di vista del piccolo gruppo di sopravvissuti, e dato che tutti i media sono collassati non c'è modo di sapere come e perché tutto questo stia accadendo: le illazioni dei protagonisti rimangono sempre tali, con il vizio di fondo di dare subito la colpa ai terroristi, e con il supporre che se è successo in America allora vuol dire che è successo in tutto il mondo.
Dispiace invece il finale (l'ultima azione dei protagonisti sembra frutto di troppi colpi di fortuna messi assieme, e di troppa self confidence dei cattivi, come nei telefilm di Batman degli anni '60), il mezzo lieto fine con spiegazione tecnologica poco convincente (in tutto il libro vige la metafora cervello=computer, e si suppone che ai phoners sia stato cancellato il disco rigido, e che sia possibile riportare tutto al punto di ripristino... cosa che con i computers non funziona però praticamente mai...), la scelta iniziale dell'epidemia via telefonino, che da The Ring in poi non se ne pole più.
Però: per un viaggio è quasi l'ideale.
Quasi quasi mi compro Colorado Kid, per il prossimo Pisa-Milano.

domenica 3 giugno 2007

è morto per noi

Mi piacciono moltissimo i siti e i blog che consentono di creare piccole animazioni, banner o immagini da inserire sul proprio blog e da salvare. Oggi però ho scoperto questo blingyblob che offre, fra le altre cose, anche una serie di scritte cristiane assolutamente meravigliose.
La mia preferita è "E' morto per me", realizzata però in un bello stile tutto luccicoso. Eccola!


Get free graphics at BlingyBlob.com!

sabato 2 giugno 2007

ho deciso

ho deciso.
aderisco alla chiesa del subgenio.
il granello di sabbia che ha fatto pendere l'ago della bilancia è la meraviglia iconografica che potete ammirare qui sotto.
amen.