lunedì 7 maggio 2007

Bright Eyes "Cassadaga"

Recensire l'ultimo disco di Conor Oberst è un problema: i Bright Eyes che amo sono quelli che, quando la funzione shuffle me li propina, mi costringono ad interrompere ogni attività in corso, e ad ascoltare un adolescente stonato che chiacchiera dei fatti suoi e a commuovermi, in sovrappiù, come se avessi ancora diciott'anni anch'io. Come si fa a recensire il disco di quell'adolescente, che nel frattempo è diventato adulto e non ha nessuna intenzione di nasconderlo? Che scrive i suoi testi in maniera totalmente diversa e che continua a stonare ma su arrangiamenti adesso curatissimi? Ad amare Digital Ash in a Digital Urn e I'm Wide Awake, It's Morning ci ho messo un bel pò, e Cassadaga non ci sta mettendo di meno a farsi apprezzare. Però al fatto che Conor Oberst sia cresciuto mi sono rassegnato, ha più o meno la mia età e se continuasse a scrivere come scriveva ai tempi di Fevers and Mirrors temo mi farebbe soltanto tenerezza. Ora invece ogni tanto potrebbe contenere il livello degli zuccheri (Make a Plan to Love Me) ma quando mischia fatti suoi, immagini bibliche e citazioni da Yeats (Four Winds) mi fa pensare che c'è un futuro, che questa sorta di classicità "country" è qualcosa attraverso cui ogni grande cantautore americano deve passare, prima o poi, come l'esempio di Will Oldham dimostra, e se la cosa intanto da risultati degni di nota (Soul Singer in a Session Band, Classic Cars) o addirittura superlativi (Middleman e No One Would Riot For Less, premio per la canzone col miglior titolo in questi primi mesi del 2007) in fondo possiamo aspettarci ancora altri buoni album per il futuro, e magari un capolavoro come Fevers e Mirrors, ma totalmente diverso; che aver perso un cantante che raccontava storie interminabili per uno che abbozza sensazioni in testi che non sono ancora sempre perfettamente a fuoco può anche andare bene, che il cantautore "nuovo" alla fine sembra bravo pure lui, anche se le sue canzoni non si stampano in testa al prima ascolto e hanno bisogno di tempo per farsi cantare con calore.
Un buon disco: se non fosse stato dei Bright Eyes forse non l'avrei ascoltato fino a farmelo piacere, ma se non fosse stato dei Bright Eyes forse a quest'ora mi piacerebbe molto di più.

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