domenica 19 aprile 2009

Gipi - La Mia Vita Disegnata Male


in meno di tre parole: bello, bello, bello.

in meno di tre righe: al Bondi, che era con me quando l'ho comprato, dicevo: "guarda come disegna male bene!"e poi "senti come scrive bene e basta!".

in meno di tre pagine (e meno male): era da un pò che lo volevo leggere, e stupido me che ho aspettato così a lungo. Bellissimo, disegnato benissimo (lo ripeto sempre: a disegnare bene sono bravi in tanti; a disegnare male in quel modo là: quasi nessuno), scritto forse anche meglio: Gipi racconta un bel pò di cazzi suoi, senza alcun pudore (dice che "non gliel'hanno fatto"), dalla malattia al pisello (fil rouge fittizio dell'intero racconto), alla droga, agli amici, ai traumi infantili, e tiene in secondo piano soltanto le sue storie d'amore, soprattutto quella che si intuisce in corso. (se non si considerano storie d'amore quelle con gli amici, e soprattutto quella con Andrea, che chiude il volume). A interrompere la narrazione le tavole sui pirati, che sono quelle disegnate "meglio" e, dato che sono fiction, possono essere a colori (solo a me, però, fanno venire in mente gli inserti marinari in Watchmen? lo so che non c'entra niente, però....), e che sono le meno necessarie di tutte, anche se preparano l'epifania delle ultime tavole (epifania che sì, insomma, un pò mi ha lasciato freddo ma... insomma è un mio problema con le rivelazioni. Per me le rivelazioni non sono mai momentanee, sono costanti. Prima o poi mi mi spiego, appena mi capisco).
L'unica cosa che manca a Gipi rispetto a un Pazienza (è l'unico punto di riferimento possibile, mi sembra, ed è un punto di riferimento necessario, se si fa fumetto in Italia) è forse l'abilità di costruire tavole dinamiche: le sue sono molto più classiche (penso ad alcune tavole di Pompeo, per intenderci, dal disegno apparentemente elementare, ma piene di prospettive e movimenti sghembi: le classiche tavole su cui io mi rompo la testa cercando di capire come ha fatto a immaginarsi non quella storia - e vabbè, a quello ci si può arrivare - nè quell'immagine - idem, anzi a volte è anche più facile - ma quell'inquadratura, quel taglio lì, e a farlo sembrare così naturale). Le tavole di Gipi sanno molto di fumetto classico e a volte sembrano degli script per un forma di cinema ideale (nei campi lunghi soprattutto): quelle di Pazienza erano tavole oniriche, con un linguaggio e regole loro proprie. Questa è l'unica critica possibile a Gipi? Non è neanche una critica: se l'unica cosa "negativa" che mi viene in mente di dire di un fumettista è che forse Pazienza era un filino più avanti, allora si entra in una categoria differente: gli autori che si studiano, si analizzano e si amano vignetta per vignetta, cercando di capire come fanno. Al limite, cercando di copiarli un pò.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

HO SCOPERO IL PORTENTOSO GIPI, GRAZIE! E ANCHE LUCINA MATTA!

Anonimo ha detto...

sono gelosa...voi fighette vi ritrovate a far baldoria e non invitate gli amiki single (per necessità)

Anonimo ha detto...

cioè?

cassandra ha detto...

Gipi è un mio grande amore :)
Ho seguito la nascita di questo volume sul suo blog e i pirati sono stati il punto di partenza: in realtà era quella la storia che voleva raccontare, solo che poi lmvdm, che doveva essere un divertissement, ha preso il sopravvento ed è diventata la storia principale. Sulla storia dei pirati pensa a La vera storia del pirata Long John Silver e a Mappa del nuovo mondo...Sto dormendo in piedi e mi spiego a cazzo di cane, per citare Ferretti.
Sogni d'oro