giovedì 19 giugno 2008

Capolavori dimenticati: "I sette capelli d'oro della fata Gusmara"

Invece di dedicarmi al pdf del signor Whitman, quest'oggi ho deciso di leggere per intiero e con quel genere di diletto che di solito e' riservato ai momenti in cui rallenti per vedere gli effetti di un brutto incidente, la "fiaba" della sempre ottima Carolina Invernizio (l'unica donna capace di scrivere una frase come: "Ah! -esclamo' il conte il portoghese"), "I sette capelli d'oro della fata Gusmara". Si tratta di una fiaba dalle dimensione innanzitutto teratologiche (circa cento pagine) con un numero di aiutanti magici spropositato, un protagonista maschile di indicibile dabbenaggine e una protagonista femminile che piu' Invernizio non si puo' (casta, pura, generosa, buona, umile e soprattutto NANA). Il linguaggio e' un inno alla ripetizione (tutte le cose e le persone sono "le piu' x che si possano immaginare"), con momenti di grande divertimento, come nel caso dell'agnizione della malvagia Tea, che riconosce nei due protagonisti vestiti riccamente i poveri fanciulli che aveva umiliato (prego si noti il pathos di queste righe):

— Sono dessi, dessi, sì, li riconosco, a malgrado della loro trasfigurazione.
— Chi dunque?
— I due fanciulli che oltraggiammo. Essi vengono alla nostra volta. —


Ma i Sette capelli d'oro non e' semplice viaggio in una lingua che quasi mai e' stata usata cosi' male dopo di allora, e' viaggio iniziatico di due poveri che alla fine scoprono che e' meglio restare poveri, con occasionali aperture di "fine" critica sociale ed economica, come nel breve inciso sulla "valle dei buoni" (che oltretutto resiste in mezzo a quattro regni che la carolina proclama cattivissimi, ma in cui tutti i sudditi sembrano soddisfattissimi e divertirsi moltissimo):


— Noi adesso attraversiamo la Valle dei buoni — disse Nana — e di tutto quanto vedete
all'intorno, ne sono proprietari quattro fratelli che dedicano tutta la loro ricchezza e la loro
intelligenza a benefizio dei lavoratori.
«Essi dicono, giustamente, che la proprietà è formata da una parte dal capitale, dall'altra dal
lavoro, perché senza lavoro rimarrebbe infruttifera, quindi il lavoro essendo capitale anch'esso, la
proprietà deve essere divisa in parti eguali fra padroni e lavoratori.
«Non basta: i quattro fratelli dividono ancora fra i loro coloni quella porzione cui ciascuno
di essi ha diritto affinché costoro possano formarsi un fondo per la loro vecchiaia.
— Oh, i buoni signori, e come saranno adorati! — esclamò Topolina.
Nana scosse il capo.
— Lo credi? Ebbene t'inganni. La gente ignorante non ne ha mai abbastanza, non conosce la
gratitudine e spesso i beneficati si sono lagnati ancora dei loro benefattori.


Un capolavoro pieno di espressioni deliziose come "il meritato guiderdone" o particolari fondamentali come "Il rogo per Topolina {la protagonista, nota del blogger} venne preparato in un vasto cortile che aveva tutto intorno un portico di porfido"
Oltretutto, il quasi rogo alla geometricamente svantaggiata topolina si chiude con l'unico atto di coraggio del bellimbusto in tutta la vicenda e la (provvisoria, che' ancora ne devono succedere e il protagonista maschile deve scontare l'unico momento di gloria inanellando cretinate per altre quaranta pagine) ascesa al cielo dei due protagonisti. Da notare i particolari relativi alla povera e mostruosa scorpietta, abbandonata da Falco sull'altare:

E Falco, balzato dal suo posto, si slanciò fra le fiamme, prima che la Sovrana e gli altri
potessero trattenerlo.
Allora si vide una cosa inaudita.
Le fiamme si spensero in un attimo: dalle legna si sprigionò un fumo bianco che pareva una
nube e su quella nube i due giovinetti abbracciati, felici, si inalzarono verso il cielo, per scomparire
poco dopo agli sguardi di tutti.
Scorpietta, cogli occhi velati di lacrime, le pelose mani congiunte, pregava per colui che
l'aveva abbandonata e che essa perdonava.


Insomma, un capolavoro da leggere, rileggere, mandare a memoria e citare tutte le volte che si e' nella bella societa'.


2 commenti:

Anonimo ha detto...

la rava e la fava

sono depresso

Anonimo ha detto...

benvenuti nell'angolo dell'allegria... ma e' colpa della Invernizio?