mercoledì 1 settembre 2010

Baricco, i Barbari, la superficie, la profondità, la fuffa, la gamba del tavolo e il piede del canterano

Mentre mandavo in stampa il testo del sequel di Baricco ai Barbari pubblicato su Wired per leggerlo con attenzione, mi è capitato di chiedermi: “E se una volta tanto tu scoprissi di essere d’accordo con lui, cosa faresti? Saresti abbastanza onesto da ammetterlo?”.


La domanda non era priva di senso: Mantellini, sul suo blog, paragona l’intervento di Baricco  a un bel saggio di Doc Sears e David Weinberger, World of Ends. Che in effetti è un bel saggio, che dice cose che sono talmente giuste e di buon senso da sembrare scontate, anche se non ci si era mai pensato prima.


Il saggio di Sears e Weinberger parla di internet e di come la sua struttura orizzontale e il suo essere basato su nient’altro che molti computer collegati tra loro e su uno stupidissimo protocollo di trasferimento di informazioni (http, per l’appunto) ne facciano uno strumento stabile (nessuno dei computer e server collegati è centro del sistema, nessuno lo regge, tutti sono all’estremità di esso) e dalle enormi possibilità di sviluppo (le applicazioni specifiche all’interno di internet sono, per i due autori, una diminuzione delle sue capacità e non un loro miglioramente - cosa su cui non sono perfettamente d’accordo).


Baricco non parla del modo in cui internet è composto e del come funziona, non parla dell’http e della funzione dei computer connessi in rete e del modo in cui l’informazione circola tra i vari nodi. Baricco parla dei Barbari che danzano leggiadri tra le informazioni come mai nessun essere umano si è mai sognato di fare, di come il senso si sia spostato dalla profondità alla superficie delle cose e di come l’intelligenza  di pochi polverosi e accademici topi di biblioteca sia stata surclassata e sostituita dall’intelligenza collettiva di stormi di internauti, di un’umanità libera dal dogmatismo perché abituata a ricomporre continuamente le tessere del reale in configurazioni di senso del tutto nuove.


Facciamo un passo indietro.
La voce narrante dell’intervento di Baricco è la voce stessa dell’autore, che parla però da un futuro piuttosto prossimo: il 2026, tra appena sedici anni.
Prima differenza con il saggio di cui quest’articolo dovrebbe essere la continuazione: nei Barbari (se ben ricordo), Baricco descriveva l’orda in arrivo e ne metteva in luce gli aspetti di novità; non nascondeva però di non riuscire a capirla del tutto. La voce narrante era quella di uno scrittore residuo del vecchio mondo ma talmente tanto sveglio da accorgersi delle sue crepe, capace di valutare entrambe le culture, quella in declino e quella emergente, e proprio per questo capace di capire le paure e l’immobilismo dell’una e la voglia di rovesciare l’esistente dell’altra.
Ora Baricco è tutto dalla parte dei vincitori: “noi Barbari” abbiamo vinto, abbiamo fatto la rivoluzione, “un lavoretto d‘artigianato spirituale che passerà alla storia”. Certo, Baricco ammette di aver lavorato per la profondità*, ma ha cambiato datore di lavoro, negli ultimi vent’anni, e ormai chi è rimasto attaccato ad essa “tradisce un certo rincoglionimento”.


La cosa più semplice (e che cercherò di NON fare) consisterebbe nel criticare Baricco mostrando come, date le sue premesse, ci si potrebbe aspettare ben altro rispetto alla sua utopia. (Per esempio: puntualizzando che internet è all’ 80% pornografia e al 15% foto di gattini, e che “costellarci” un senso sopra a queste robe non è mica facile).
Si tratta però di una critica che Baricco ha già previsto e, a suo modo, neutralizzato: ammette che le cose potevano andare malissimo e che la superficie poteva diventare superficialità, ma nel futuro le cose sono andate per il verso giusto, i barbari hanno avuto fortuna, l’utopia pare funzionare e sono tutti più liberi e felici di prima (dice dei suoi abitanti: “ci preoccupiamo, come mai nessuno prima di noi nella storia del genere umano, di salvare il pianeta, di coltivare la pace di preservare i monumenti, di conservare la memoria, di allungare la vita, di tutelare i più deboli e di difendere il lardo di colonnata”**).

Cercherò dunque di concentrarmi su altri aspetti.


(Il problema di Baricco è che bisogna continuamente ritradurlo, mentre se ne parla, e si corre il rischio di farlo sembrare ancora peggio di quello che è***.)


L’’intervento di Baricco si concentra sulla metafora della PROFONDITA’ vs SUPERFICIE applicate al “senso” delle cose. Nel momento in cui si parla di “senso”, le due metafore sono ovviamente due metafore “usate”, in cui gran parte della forza delle immagini è stata erosa dall’utilizzo. Come parlare della gamba del tavolo e del piede del canterano, o quasi.
Baricco sviluppa il suo argomento cercando di rivitalizzare le due metafore, tornando a quello che il loro utilizzo ci dice della nostra visione del mondo. Per  il vecchio mondo il senso è nella profondità: è frutto di scavo, si riporta alla luce, si fa fatica a farlo, ci vuole sudore della fronte e pazienza. Alla fine, ad essere capaci di resistere e lavorare così tanto si rivelano tragicamente pochi. Nell’utopia dei barbari, il senso non è qualcosa di indefinibile o da ridefinire ogni volta (quella è una stazione intermedia, una cosa che i barbari hanno affermato a un certo punto per poter andare oltre la statica visione di quelli che c’erano prima), ma è dato da una “collezione di evidenze sottili, perfino fragili, che organizziamo in figure di una certa potenza”. Il mondo dei barbari è un mondo di velocità e brandelli di informazione: non ci si sposa per sempre, si ascoltano frammenti e mail il tutto, si ascoltano reading (frammenti di reading, immagino) invece di leggere libri, ecc.


Primo problema: che cosa sarebbe questo “senso ultimo delle cose” che il vecchio mondo cercava nella profondità e che adesso è in superficie? Si tratta della ragione della loro esistenza? Della causa finale? Della causa prossima? Della loro composizione fisica, del loro funzionamento? Del significato che assumerebbero ad uno sguardo altro (troppo Angelus Novus?), del significato che avrebbero dopo la rivelazione (troppo Minima Moralia?)? A leggere Baricco sembra che “senso” sia un modo per indicare una forma di idea platonica, o di intuizione, o di verità ultima capace di disvelare l’identità totale delle cose, di permettere la loro piena comprensione. Sono rimasto un “barbaro” non sviluppato se credo che, messa in questi termini, mi sembra un’idea sorpassata e inutile? La vecchia era cercava qualcosa di inesistente in un luogo e noi siamo convinti che stia da un’altra parte. 
BENE: PECCATO CHE NON ESISTA.


Secondo (più grave, meno legato al mio personale cinismo/ateismo): la profondità non è l’unica metafora che il vecchio mondo usava. E’ solo quella visivamente e intuitivamente più semplice da mettere in discussione. C’era quella del duro lavoro, per dire (tutto l’articolo di Baricco si può facilmente riscrivere usando l’opposizione FACILITA’/DIFFICOLTA’). Della serietà/pesantezza (IDEM vs LEGGEREZZA, o verso IRONIA), ecc. Combattere l’idea di profondità usando la metafora del volo e il suo appeal contro la metafora dello scavare con i suoi ovvi connotati negativi è facilissimo: contrastare le caratteristiche indicate dall’idea di profondità è meno direttamente legate all’immaginario metaforico è più complicato. Per esempio: le idee di VERIFICABILITA’ e di COERENZA. Che posto hanno nell’argomentazione di Baricco questi requisiti di ogni idea “sensata” secondo i concetti del vecchio mondo? Il senso costruito dai barbari rispetta queste caratteristiche? E se non lo fa come sopperisce ai buchi che crea la loro assenza (per esempio: quello della RESPONSABILITA’). I barbari ragionano e creano sensi (e verità?) in stormo: di chi è la responsabilità dei loro errori? Oppure questa intelligenza comunitaria è talmente superiore da arrivare ad intuizioni pure e immediate?


Terzo (scontato, forse dovevo metterlo come premessa): tutta la discussione di Baricco è un ovvio discorso Giovani Vs. Vecchi in cui un vecchio anagrafico si mette dalla parte dei giovani (probabilmente non capendo nulla di quel che dicono). Prendere una qualsiasi avanguardia o un qualsiasi movimento giovanile e  discorsi sono più o meno gli stessi: noi abbiamo un modo più diretto di arrivare alla verità rispetto a voi, la vostra è polverosa e limitata, basata nel passato invece che nel futuro, ecc ecc. Ovvero: ROMANTICISMO FOR DUMMIES.


Quarto (antropologico): Baricco, bontà sua, pensa che gli uomini siano buoni, in natura. Che, se gli dai libero accesso all’informazione e li metti in condizione di comunicare con tutti, allora gli esseri umani tenderanno ad allargare la propria tribù, il proprio clan, all’infinito, fino a comprendere tutti gli altri. La benevolenza che si ha per i propri familiari e amici sarà estesa a tutto il mondo, il che porterà a un’era di pace e amore.
DUE EVIDENZE:
UNO: Baricco ha dimenticato cosa in realtà sia una famiglia (o un gruppo di amici abbastanza grande) nella REALTA’.
DUE (sottintesa nella uno): gli uomini non sono uguali, non desiderano essere uguali, non vogliono le stesse cose, desiderano comunità ristrette e verticali (per sognare di esserne al vertice) e soprattutto NON SONO BUONI.
(TRE: non importa quanto siano infinite le risorse, ce n’è sempre una abbastanza scarsa per cui valga la pena di scannarsi)
Quarto bis: non c'è correlazione tra una variazione dell'architettura del senso e il maggiore rispetto degli altri o peggio ancora del lardo di colonnata. Anzi. Una architettura in movimento, in cui l'importanza è nel muoversi e nel danzare coglierà come inutile ciò che è testimonianza di quello che è vecchio e sorpassato. Il massimo che potrà farne sarà una citazione ironica
Il movimento chiamava guerra, pochi decenni fa, e sembrava perfettamente razionale (e forse lo era).

Quinto (post-rivoluzionario): Baricco colloca il suo sé sedici anni nel futuro. Non può fare di più. Dipinge una società che, bene che vada, è rivoluzionaria (seppur pacificamente), ma ancora al primissimo stadio. I figli dei barbari, alcuni di loro, vorranno della profondità, cercheranno di mettersi al capo degli stormi e di influenzare le costellazioni di senso, invece di coglierle danzando. Triste, ma è così. Se Baricco scrivesse tra trent’anni invece che sedici, parlerebbe di guerra civile, o di un buon padre che “ha dato armonia” ai voli troppo discordanti dei primi barbari, benemeriti padri della rivoluzione, e li ha preservati dagli attacchi di revanscismo profondista dei loro stessi figli.

Come previsto, non ero d’accordo, con l’articolo di Baricco.


*più correttamente: direi che si è illuso di farlo, dai.


** questi elenchi, sicuramente ben scritti per quanto melensi, sono sicuramente una delle cose che più trovo FASTIDIOSE e DISONESTE nello scrivere di Baricco: il mischiare troppe cose diverse - ma tutte, sia chiaro, condivisibili - in modo che diventi difficile criticarle una alla volta. Perché i nuovi barbari dovrebbero difendere il lardo di colonnata? O i monumenti? Che relazione ha con la velocità e la leggiadria delle loro esistenze? Circa il tutelare i più deboli e difendere la pace, poi, ne parlo sopra, più avanti.


***Se possibile

5 commenti:

Unknown ha detto...

Hai citato Mantellini e Baricco in un unico post, se avessi fatto riferimento anche a Luca Sofri avrei dovuto esorcizzare il portatile.

marco ha detto...

quando passerai di qua (e ti fermerai) ti porterò a colonnata e capirai (poiché sei già immemore delle antiche feste in istituto). per il resto condivido. ma a me l'ultimo libro che mi è piaciuto è stato don quixote e precisamente quando è uscito la prima volta.

daniele ha detto...

cassandra: quanta acrimonia! domani ti giro il documento ufficiale più bello che io abbia mai visto, tempo di scansionarlo.
marco: non capisco cosa dovrei capire, ma vada per la gita a colonnata in ogni caso!

insorgere ha detto...

tu commetti un grave errore, un errore fatale che compromette il tuo scrivere, brucia il tuo tempo, inquina il tuo blog. leggere baricco non è solo inutile, è proprio dannoso.

sembra darti piacere la constatazione - facile - di esser più intelligente dell'autore, più furbo e lesto di penna del noto - e strapagato - scribacchino. ma se ci penserai bene ti accorgerai che non è così.

la tua è una forma di dipendenza, nulla più. puoi superare il tuo problema così come io ho superato la stupida abitudine di fumare. come insultare baricco anche sfumacchiare la sigaretta di da un tono, ti illude di riempir il tempo. è un rito come un altro, vien da pensare...
ed è qui che sbagli! se non farai uno sforzo verrai risucchiato in un gorgo di frasi redatte da un non-scrittore per tanti non-lettori. fermati, sei ancora in tempo!

sono sicuro che anche tu potrai smettere di leggere baricco con il metodo easyway: "è facile smettere di leggere baricco se sai come farlo"

daniele ha detto...

va bene, smetterò di leggere e commentare Baricco come tu hai smesso di fumare :)