c'e' una cosa che mi sfugge, vivendo all'estero, della vita politica italiana degli ultimi mesi: se il neo eletto governo propone delle leggi che definire razziste e' usare un raffinato eufemismo allora va tutto bene, ma se dice che i magistrati sono dei mentecatti e propone una legge che gli garantisce l'immunita' fintanto che e' al potere, allora il dialogo con la sinistra diventa impossibile?
Intendiamoci, entrambe le cose mi sembrano fuori dal mondo, ma dal punto di vista del dialogo con la SINISTRA, il dialogo non doveva essere reso impossibile (gia') dalla prima?
4 commenti:
beh in larga parte dipende da quello che nel 1998 fú chiamato decreto salva-Prodi, peró lo fece Prodi e nessuno disse niente:
decreto legislativo del 19 febbraio 1998 art. 227
il quale testualmente dispone: «Al fine di assicurare la rapida definizione dei processi pendenti alla data di efficacia del presente decreto, nella trattazione dei procedimenti e nella formazione dei ruoli di udienza, anche indipendentemente dalla data del commesso reato o da quella delle iscrizioni del procedimento, si tiene conto della gravità e della concreta offensività del reato, del pregiudizio che può derivare dal ritardo per la formazione della prova e per l'accertamento dei fatti, nonché dell'interesse della persona offesa.
Gli uffici comunicano tempestivamente al consiglio superiore della magistratura i criteri di priorità ai quali si atterranno per la trattazione del procedimento e per la fissazione delle udienze».
Con tale disposizione è stata consentita la trattazione di quei procedimenti che il magistrato, a suo discrezionale apprezzamento, ritiene «gravi o dotati di concreta offensività». Per gli altri il destino è assicurato: saranno stipati in un oscuro sottoscala all'interno di un ufficio giudiziario, in attesa dell'arrivo liberatorio della prescrizione. È stata cosi introdotta una illegittima archiviazione, mascherata con buona pace del declamato principio della obbligatorietà dell'azione penale.
Il predetto decreto legislativo porta le firme di Prodi, presidente del Consiglio dei Ministri, Flick, ministro di Giustizia, Scalfaro, presidente della Repubblica. È singolare, perciò, che nell'intervista rilasciata al suo giornale, il presidente Scalfaro non abbia fatto alcun riferimento alla disposizione suddetta.
Tieni poi conto che in un Paese di democrazia liberale é il Parlamento che individua quali fatti assumono rilevanza penale e, quindi, quali reati debbano essere perseguiti. Per cui é quantomeno eccentrico che i criteri di priorità imposti dalla disposizione summenzionata di Prodi debbano essere portati all'attenzione del Csm e non del Parlamento.
Col decretino di Prodi il CSM si arroga il privilegio di decidere quali processi far cadere automaticamente in prescrizione e quali no.
E notare bene far cadere in prescrizione, archiviare e non sospendere, dando invece semplice priorità a quelli che prevedono pene superiori ai 10 anni.
Dimenticavo, se allora i magistrati non dissero niente (e sono pure gli stessi di allora) viene il dubbio che non é l'obbligatorietà dell'azione penale che il CSM vuole difendere a spada tratta, ma la disposizione "prodetta" che conferisce al CSM piena discrezionalità circa i processi da far cadere in prescrizione e archiaviare e quelli no, questo a prescindere dalla gravità del reato che spesso non riguarda solo l'efferratezza del crimine.
cato anonimo, piu' che dissipar dubbi, me ne fai venire.
uno piu' stupido di altri, quando dici che Scalfaro ha rilasciato un'intervista al "suo giornale", di che giornale si parla? (un filologo presupporrebbe un'estrapolazione del commento uno da un altro contesto, ma io come filologo sono eccezionalmente scarso)
dietro al dubbio si nasconde sempre un la veritá..
Ovvio, era un quote dal corriere, ho preso solo i punti piú interessanti, troppo lungo copiarlo tutto
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