(estratti da quell'invettiva politica che scrivevo con un mio amico)
(è sempre un ruminare ad alta voce)
(ah, ed è sempre un discorso, DEVE essere molto retorico....)
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Il Partito Democratico (stavo scrivendo: partito DERMOCRATICO) ci viene presentato come un'occasione di rivoluzione, e come rivoluzionari, ma rivoluzionari da opera buffa, le persone e le strutture che dovrebbero farlo nascere...
Può davvero rappresentare questa speranza un partito che dovrebbe essere aiutato a nascere da un comitato di 45 personaggi già oberati di lavoro, con cariche che stanno dimostrando di non essere in grado di onorare nel migliore dei modi? come si può sperare che aumentando il loro carico di lavoro la qualità di quello che fanno aumenti? Come fa uno a fare il Presidente del Consiglio e allo stesso tempo partecipare a tutte le riunioni necessarie ad assicurare al PD la migliore partenza possibile? Oppure a fare il ministro degli esteri o dell‘economia o il sottosegretario o il sindaco di Roma o di Venezia e allo stesso tempo lavorare a tempo pieno per il partito democratico? Non è un segno che le cose o si faranno male o già si sa da molto chi e come le farà e perché ed è per questo che quasi tutti i componenti del gruppo dei 45 ci sono solo perché non si poteva evitare di metterli?
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...................chiusa.....:
L’unico modo di rispondere a questi dubbi, a parte lasciare che il PD nasca morto e disinteressarsene, votare altro o non votare del tutto, forse, è di sovvertire, di provare a partire dal basso, mettendo dentro e facendo partecipare soprattutto e attivamente chi non ha incarichi politici, chi non ci ha mai pensato, chi vorrebbe soltanto un governo e una classe politica dignitosa ed efficiente o perlomeno onesta, una classe politica in cui chi sbaglia non viene ricandidato, chi è indagato si dimette, chi perde non continua ad occupare poltrone. Costruire liste e associazioni davvero aperte e non gerarchiche, far sì che sia chi partecipa a dover indicare le alternative tra cui scegliere e scegliere tra di esse. Esperimenti come quello de iMille o della Città Ideale mostrano che metodi diversi sono possibili.
Credere insomma che tra l’ipotesi che il PD naufraghi prima ancora di nascere nel disinteresse generale e che sia una semplice riedizione di DS e Margherita, c’è anche la possibilità che qualcuno voti per programmi, ideali e candidati scelti in un modo differente.
Mi sembra l’unica via perché ci sia una speranza di ritrovarmi, tra qualche anno, a vedere vecchie interviste e ad essere contento di aver scelto, tra chi parlava di ridare la felicità ai giovani, o tra chi affermava quanto sia importante avere una banca, qualcuno scelto da un popolo di cui io stesso faccio parte.
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