(L'altra sera, proprio mentre l'otite prendeva possesso delle mie orecchie e mi rendeva simpatico e partecipativo come una statua di sale che si indica l'orecchio, un amico di un mio amico raccontava questa cosa che gli era appena successa in treno, e che lì per lì è stata l'unica capace di farmi ridere davvero in quella serata altrimenti dolorosissima)
Scena: interno notte, scompartimento a sei posti di un euro city. Seduto nello scompartimento un ragazzo che legge. Avrà 26 o 27 anni, capelli lunghi quanto può averli un bravo ragazzo, e da bravo ragazzo è vestito: jeans scuri buoni, clarks, maglione Ralph Lauren.
Entra una signora: ha perlomeno 60 anni, ma si può anche dire che li porta bene. C'è però qualcosa di stonato nel suo aspetto: sarà l'eleganza un pò troppo aggressiva, la scollatura francamente evitabile, o i capelli biondi permanentati come neanche negli anni 80; c'è comunque qualcosa che fa inarcare il sopracciglio al ragazzo seduto.
Anche la signora si mette a leggere. Dopo un pò però rompe il ghiaccio e chiede al ragazzo cosa faccia nella vita. Sentita la risposta (un dottorato di ricerca in lettere), si esalta e inizia a raccontare che anche lei è iscritta all'università, che è fuori corso di dieci anni (sic) e che le hanno bocciato la tesi perché lei voleva scriverne una meno accademica e questo al suo relatore non piace. Insomma: la vecchia attacca un bottone di venti minuti in cui racconta del Cristo nella sua tesi al ragazzo, che dal canto suo spera solo di poter rimettersi a leggere al più presto.
Finalmente la signora si cheta e si rimette a leggere anche lei.
Dopo una mezz'oretta, ha finalmente luogo questa conversazione:
Signora (all'improvviso): Scusa... posso farti una sega?
Giovine (tra sè) Cosa? avrò capito male, avrò detto "sera". (rivolto alla signora) Non ho capito, mi scusi.
Signora: ti posso fare una sega?
Giovine (imbarazzato): ma... in che senso?
Signora: posso masturbarti?
Giovine (ancora più imbarazzato, dice la prima cosa che gli viene in mente): ma... ora sto leggendo, non mi sembra il caso.
Signora: va bene, allora quando vuoi avvisami tu.
I quaranta minuti di viaggio passano con il giovine immerso nel suo libro che non osa guardare la vecchia, eppure sento il suo sguardo su di sè, interrogativo, e teme che lei glielo richieda, da un momento all'altro. finalmente il viaggio del giovine finisce. Mentre si mette il cappotto la signora gli si avvicina e gli tende la mano. Lui ha un fremito, ma gliela stringe:
Signora: Maria Luisa, piacere.
4 commenti:
:-)) Da frequentatrice di treni ritengo la storia assolutamente plausibile! Questa vicenda offre un meraviglioso esempio di differenza di genere nei comportamenti deviati!
I tentativi di abbordaggio del maniaco-ferroviario-uomo sono solitamente poco urbani,va anche lui al sodo ma con meno cortesia. La signora Maria Luisa invece, è una maniaca bene educata: tenta un primo approccio sul piano intellettuale e solo dopo offre cortesemente al giovine i suoi morbosi servigi. Di fronte al rifiuto la maniaca gentildonna non inizia a bestemmiare e ad urlare sconcezze, come farebbe un comune maniaco-uomo, ma rimane maternamente quieta al suo posto. E perché al giovine non resti il cruccio d'aver mortificato i desideri di una signora, alla fine del viaggio gli porge la mano e si presenta, senza rancore...Felliniana! :-)
non avevo pensato al lato "Gradisca" della faccenda.... comunque anche per me il fascino della vicenda è tutto nel contrasto tra la disquisizione teologica all'inizio e la profferta successiva, la prima quasi imposta, la seconda invece soltanto offerta, con gentilezza e gusto.
più che gradisca, penso che casssandra alluda alla tabaccaia
credo anch'io, ma la gradisca al cinema per me è il massimo.
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