lunedì 17 novembre 2008

mini Achab! capitolo 9_1

Per ingannare il tempo, ecco a voi il primo degli Achab! minimalisti, con una confidenza che avevo registrato in quaderno del 2002, e che ho ritrovato nel corso di un lungo pomeriggio grottagliese.
In preparazione: un tricologico, sardo, Achab! 10.

venerdì 14 novembre 2008

L'Autoroute (Alias Freeway dei Bee Hive)



Questo omaggio alla parte peggiore della mia infanzia è comunque il video più bello che io abbia mai visto.

due buone notizie

Oggi, nel suo editoriale su Il Giornale, Mario Giordano dice che la sentenza della Cassazione sul caso Englaro per la prima volta gli fa venire paura di mettersi a scrivere.
Bene.

(post scriptum: persino sul sito del Il Giornale i commenti di circa l'ottanta per cento dei lettori - iscritti e quindi lettori fedeli, come si vede anche dal contatore dei commenti postati - sono a favore della sentenza della Cassazione e della decisione di lasciar morire Eluana. Magari sono solo i direttori dei giornali e i preti a essere cretini. A volte riesco a illudermi)

venerdì 7 novembre 2008

Estratti dal coso su New Italian Epic e Baricco che ora comunque non posso scrivere perché non c'ho nè l'uno nè l'altro sottomano

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Vista come dichiarazione di poetica, il memorandum di Wu Ming 1 sulla New Italian Epic non crea particolari problemi: è impreciso, visionario, velleitario, sborone come tutte le dichiarazioni di poetica (comprese quelle a posteriori).
Il problema è che anche questa, come ogni dichiarazione di poetica che raccolga un pò di consensi, che individui una realtà che non aspetta che d'essere chiamata con un nome qualsiasi, nel momento in cui ha successo crea anche una propria, specifica, forma di critica.
Il linguaggio della critica che si è agglomerata intorno alla definizione di WM1 è particolare e riconoscibile: prima di tutto dalle metafore che usa, che quasi sempre fanno riferimento al campo semantico della guerra, della strategia, della battaglia, oppure (altro campo metaforico preferenziale) all'energia. Ma ciò che distingue il linguaggio di questa critica più di ogni altra caratteristica è l'utilizzo della parola "importante" per indicare quei testi che sono capaci di rientrare nelle categorie fondanti la poetica della NIE ma allo stesso tempo non possono essere dette letterariamente riuscite. Aldo Busi diceva che nessuna vita, nessuna biografia, nessuna storia è capace di diventare letteratura: l'unica cosa capace di farlo sono le parole messe una dietro l'altra nel modo giusto, che è l'unico modo possibile.
La critica che ha assunto come proprie linee guida quelle della NIE non individua solo opere riuscite o meno, belle o meno, vere o meno: individua opere importanti, opere con cui "bisogna fare i conti" (altra locuzione frequentissima, negli scritti dei Wu Ming, in quelli di Genna, nelle pagine di Carmilla...): il valore di un'opera va ricercato nella ricerca contenutistica (per quanto essa sia trascinata e inclusa in una ricerca sullo stile e sul punto di vista, e a volte da una riflessione non scontata sulla letteratura di genere, altrimenti staremmo qui a parlare di saggi), in quello che ha cercato di dire attraverso forme che devono essere para-romanzesche. L'oggetto narrativo, il quasi-romanzo e tutti gli altri nomi con cui gli scrittori intorno alla NIE chiamano le cose che scrivono per sottintendere che non scrivono soltanto romanzi, ma che la loro è una riflessione importante e sbilanciata necessariamente verso l'esterno, diventano importanti per l'allegoria che, come dice Wu Ming 1 "prot: scappa sempre da una parte o l'altra"*, e che è un'allegoria del presente, o della sua genesi.
E' una cosa con cui credo i Wu Ming stessi (che ai loro personaggi e al modo in cui stanno in piedi da soli mi sembra ci tengano abbastanza) non sarebbero d'accordo, ma il linguaggio critico che si è coagulato intorno alle categorie del memorandum ha scelto questa come valore fondativo, come unico principio assiologico. Questo cambiamento mi sembra la cosa più importante di tutto il movimento, e la cosa più preoccupante, se io fossi uno di quelli che si preoccupa.
.....
(dovrebbe continuare, da un capo e dall'altro....)

*Mi fa un pò ridere il paragone tra la metafora del peto scelta scherzosamente da WM1 e quella presente nella premessa gnoseologica all'Origine del Dramma Barocco Tedesco di Benjamin (aspettate, ora ne faccio la versione a fumetti): anche perchè Benjamin è, significativamente, punto di riferimento sia per la NIE che per Baricco, ed entrambi mi sembrano averlo letto un pò a cazzo. Ma è una cosa che devo approfondire.

giovedì 6 novembre 2008

cari lettori, saltate questo post, grazie.

nell'eremo grottagliese, a parte leggere l'improbabile e godere della presenza di almeno una parte dei miei libri, non è che io stia facendo molto.
I miei ce la mettono tutta per aumentare la dose di storie assurde che avrei da raccontare, e insisitono a introdurre se stessi in casini variegati e improbabili. Io non riesco neanche a commentare, e quando mio padre mi da la sua versione dei fatti, neanche riesco a fargli notare le illogicità e vicoli ciechi di cui ha già disseminato gli ultimi mesi. Non ho la forza di fargli notare che le soluzioni che mi propone come colpi di genio sono peggiori dei problemi che dovrebbero risolvere. Mia madre non è neanche stupita, mio fratello sembra più scazzato che altro. A me il casino sembra di dimensioni così teratologiche che sbatterei la testa al muro, e non so se l'atteggiamento dei miei sia solo rassegnazione o che.
Trascrivo le cose che mi dicono, cerco di descrivere le facce delle persone che mi fanno incontrare. Almeno sono un campionario di personaggi notevoli. Mio zio Emanuele mi ha fornito ieri alcuni particolari dell'epica della mia famiglia indicibilmente tristi: ma almeno sono cose così lontane che potrò raccontarle senza far finta di essermele inventate.
Non so quanto serva neanche rimuginarci, che già domani sera me ne sarò andato, e la mia influenza su tutto questo sarà pari a nulla.
Che poi l'unico risultato è che scrivo questi post in cui comunque non posso raccontare niente e non si sa a che servono.

appunti per una ridefinizione delle categorie dell'estetica



Lo spazio definito dalla costellazione di concetti pantofole-mocassini-colore rosa-moquette blu dovrebbe essere sufficiente a dare una definizione positiva della categoria del brutto.

lunedì 3 novembre 2008

conversazioni tra intellettuali grottagliesi tra cui me

- Ma come mai non l'hai baciata? Non ti piaceva?
- No. bel culo. belle gambe. Però faccia un pò da scimmietta. Peletti qua.
- Sulle guance?
- Sì. Anche un po' di baffetti. E poi braccia pelosissime. Mani brutte, grandi, troppo grandi rispetto ai polsi.
- Menne?*
- No, menne niente.
- Allora no.

(*MENNE è il grottagliese standard per tette)