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Vista come dichiarazione di poetica, il memorandum di Wu Ming 1 sulla New Italian Epic non crea particolari problemi: è impreciso, visionario, velleitario, sborone come tutte le dichiarazioni di poetica (comprese quelle a posteriori).
Il problema è che anche questa, come ogni dichiarazione di poetica che raccolga un pò di consensi, che individui una realtà che non aspetta che d'essere chiamata con un nome qualsiasi, nel momento in cui ha successo crea anche una propria, specifica, forma di critica.
Il linguaggio della critica che si è agglomerata intorno alla definizione di WM1 è particolare e riconoscibile: prima di tutto dalle metafore che usa, che quasi sempre fanno riferimento al campo semantico della guerra, della strategia, della battaglia, oppure (altro campo metaforico preferenziale) all'energia. Ma ciò che distingue il linguaggio di questa critica più di ogni altra caratteristica è l'utilizzo della parola "importante" per indicare quei testi che sono capaci di rientrare nelle categorie fondanti la poetica della NIE ma allo stesso tempo non possono essere dette letterariamente riuscite. Aldo Busi diceva che nessuna vita, nessuna biografia, nessuna storia è capace di diventare letteratura: l'unica cosa capace di farlo sono le parole messe una dietro l'altra nel modo giusto, che è l'unico modo possibile.
La critica che ha assunto come proprie linee guida quelle della NIE non individua solo opere riuscite o meno, belle o meno, vere o meno: individua opere importanti, opere con cui "bisogna fare i conti" (altra locuzione frequentissima, negli scritti dei Wu Ming, in quelli di Genna, nelle pagine di Carmilla...): il valore di un'opera va ricercato nella ricerca contenutistica (per quanto essa sia trascinata e inclusa in una ricerca sullo stile e sul punto di vista, e a volte da una riflessione non scontata sulla letteratura di genere, altrimenti staremmo qui a parlare di saggi), in quello che ha cercato di dire attraverso forme che devono essere para-romanzesche. L'oggetto narrativo, il quasi-romanzo e tutti gli altri nomi con cui gli scrittori intorno alla NIE chiamano le cose che scrivono per sottintendere che non scrivono soltanto romanzi, ma che la loro è una riflessione importante e sbilanciata necessariamente verso l'esterno, diventano importanti per l'allegoria che, come dice Wu Ming 1 "prot: scappa sempre da una parte o l'altra"*, e che è un'allegoria del presente, o della sua genesi.
E' una cosa con cui credo i Wu Ming stessi (che ai loro personaggi e al modo in cui stanno in piedi da soli mi sembra ci tengano abbastanza) non sarebbero d'accordo, ma il linguaggio critico che si è coagulato intorno alle categorie del memorandum ha scelto questa come valore fondativo, come unico principio assiologico. Questo cambiamento mi sembra la cosa più importante di tutto il movimento, e la cosa più preoccupante, se io fossi uno di quelli che si preoccupa.
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(dovrebbe continuare, da un capo e dall'altro....)
*Mi fa un pò ridere il paragone tra la metafora del peto scelta scherzosamente da WM1 e quella presente nella premessa gnoseologica all'Origine del Dramma Barocco Tedesco di Benjamin (aspettate, ora ne faccio la versione a fumetti): anche perchè Benjamin è, significativamente, punto di riferimento sia per la NIE che per Baricco, ed entrambi mi sembrano averlo letto un pò a cazzo. Ma è una cosa che devo approfondire.