venerdì 11 luglio 2008

the spirit of the sink

La vendetta dell’agenzia immobiliare si e’ implacabilmente abbattuta sul capo dei miei coinquilini, puniti dalla ferale notizia che dovranno pagare - e caro - per la ripulitura della casa. (E IO NO. EH EH)

Cio’ ha risollevato per alcune ore il mio umore, abbastanza scosso dalla ennesima degenza ospedaliera (e prossima operazione, prima e ultima se ddio vole, e poi trent’anni di salute perfetta), della mia cara ma a questo punto un po’ acciaccata genitrice.
Da giorni il mio malanimo trovava sfogo nella scrittura de "Lo spirito del lavello", storia horror e fiabesca al tempo stesso di una casa che si vendica dei suoi sudici occupanti. Tra le scene madri: 1) l’attacco combinato sferrato dal kettle e dal tostapane contro le mutande (attenzione: metonimia) Calvin Klein del piu’ fashion dei due;
2) lo spirito femminile uscito ignudo e bagato dal lavello che si porta a letto quello meno simile ad un essere umano solo per scrivere il giorno dopo sul suo specchio "Gentile cliente, benvenuto nel mondo dell’aids. La Malattie Infettive spa e’ lieta di comunicarLe che Lei ha diritto ad uno sconto speciale anche sull’intera collezione delle epatiti alfabetiche. L’intero pacchetto, consegnatole questa notte dalla nostra incaricata, puo’ essere restituito entro cinque giorni lavorativi. Per tempi e modalita’ di consegna la preghiamo di mettersi in contatto con il callcenter Telecom Italia". (Specchi molto grandi, in casa mia, e gli spiriti dei lavelli possiedono una scrittura minutissima);
3) La morte improvvisa (la nascita c’e’ gia’ stata) della ricca popolazione di insetti che popola la moquette, e susseguente creazione di similpalude infida in cui I due affonderanno chiedendo pieta’ all’unico sopravvissuto (ME MEDESIMO), che provera’ anche a salvargli (EGLI, INFATTI, E’ BUONO), ma non ci riuscira’ e li vedra’ morire nel corso di un’orrida, lenta e disgustosissima agonia. Cio’ pero’ non affliggera’ la psiche dell’unico sopravvissuto, che anzi guardera’ al futuro con rinnovata speranza e giuoia, gustando come mai prima aveva fatto le soddisfazioni di una cucina pulita, di un bagno utilizzabile e di una moquette di un unico colore.

Il malanimo pero’ si accanisce anche contro I prodotti di entertainement di cui provo ad essere fruitore: ecco dunque che ho concluso che I fratelli Wachowski (o come cavolo si chiamano loro, si’, insomma, quelli di Matrix, che detto per inciso e’ la trilogia piu noiosa mai creata, e, detto per inciso, il primo della serie e’ solo bruttoccio, il secondo e’ solo un po’ scemo, ma il terzo e’ veramente una delle cose piu’ kitsch che mi sia mai capitato di vedere) devono smetterla di produrre robe, ma che soprattutto io devo smetterla di pensare: "massi’ dai, hanno scelto una roba figa, diamogli fiducia". Benche’ "V for Vendetta" abbia opposto una strenua resistenza e grazie al materiale di partenza prodotto da Alan Moore il prodotto finale sia meno peggio di quel che potrebbe, vale infatti il vecchio motto "Un ragazzo ritorna dal college. Scopre che sua madre va a letto con lo zio. In piu’, nei paraggi si aggira il fantasma del padre. Date il soggetto in mano a Shakespeare e avrete l’Amleto, datelo ai fratelli Wachowski e avrete "La liceale se la fa col professore" ma coi protagonisti vestiti molto fighi e con occhiali da sole orribili".
Insomma, V for Vendetta e’ un film neanche cosi’ male, ma (e cio’ e’ interessante) nel film si puo’ con un’estrema facilita’ distinguere le cose belle da quelle orribili e quelle orribili sono tutte prodotte dalla sceneggiatura dei fratellini. Se qualcuno di voi ha solo visto il film faccio un elenco sommario e casuale di alcune differenze: V non si innammora di Evey; V non urla al cielo come un qualsiasi Rambo/Steven Seagal/Hulk della situazione; V non e’ detto che sia orrendamente sfigurato; Evey all’inizio della storia ignora il coprifuoco perche’ vuole prostituirsi; V non muore come un cretino; l’ispettore riesce a capire come pensa V solo dopo essersi fatto una dose magnum di LSD; nel fumetto di Moore non c’e’ bisogno di immaginare che il governo sia responsabile della morte di centomila bambini per giustificare atti di ribellione contro di lui: basta e avanza il fatto che sia uno stato fascista.
Ad inizio settimana il malumore mi aveva suggerito che la differenza di qualita’ tra un film hollywoodiano e un fumetto fosse spiegabile col fatto che I fumetti sono l’unica forma d’arte possibile rimasta. Ma come dicevo, ad inizio settimana ero un po’ piu’ nervoso, ora tendo a dare la colpa solo ai fratelli Wachowski, ma non ho ancora deciso in quale racconto dell’orrore inserirli per potermi agevolmente vendicare di loro.

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