mercoledì 31 dicembre 2008

Il non romanzo, il quasi romanzo, l'UNO: o quello che é, insomma, che poi in realtá si tratta sempre del BLIVIT. (sulla NIE, 3)

[Parlando della New Italian Epic e' fondamentale non cadere in quella che puo' essere definita la Sindrome del Povero Stronzo.
Se non sbaglio e' stato Arbasino a dire che in Italia fintanto che non ti caga nessuno perche' sei giovane e vendi poco sei una Brillante Promessa, e quando non conti un cazzo da vecchio allora diventi un Venerato Maestro. Il problema e' pero' l'interregno tra queste due condizioni, in cui non si puo' che essere catalogati nel campo riservato al "Solito Stronzo".
I Wu Ming sono sulla scena da troppo tempo, vendono, scatenano dibattiti (seppure in un ambiente alla fin fine molto elitario*) , vengono ascoltati e, non bastasse questo, a poco a poco una collana importante (se non altro in termini di vendite) come l'Einaudi Stile Libero sta diventando molto simile a quella che sembra essere la loro linea editorial-morale (che e' rimasta, negli anni, molto stabile: altra cosa decisamente sospetta, in Italia).
Quindi: hanno troppo potere e troppa influenza. Chi gli ha dato entrambe le cose? Perche' a loro si' e a noi no? Ecco dunque la spiegazione: truffa, o complottone, o popolo stupido e bue.]
[n.b. mi dispiace se scrivo sempre premesse, ma mi vengono naturali, e poi: c'e' una parte del mio giudizio su tutta la faccenda, se finisco sempre col parlare dei commenti a margine].
[Ah, altra premessa: una delle questioni piu' dibattute dai critici della NIE e' quella circa la preesistenza del fenomeno rispetto alla creazione dell'etichetta, e la conseguente valutazione del tutto come fenomeno puramente "promozionale". Quello del "si fanno solo pubblicita'" mi sembra un falso problema: le avanguardie e i manifesti servono esclusivamente a quello. (Ah, e a fare i fighi con le ragazze dicendo, "Sai, sono stato uno dei primi ad aderire alla New Italian Epic", cosa che di solito ha lo stesso effetto del regalare "La ricchezza delle nazioni" al primo appuntamento. Un mio amico lo faceva ma chissa' perche' non aveva grande successo). Piu' importante ancora: nella letteratura le correnti si creano a posteriori: una categoria critica non e' minimamente menomata dall'essere artificiale e tardiva. L'unico criterio e': funziona? non funziona? mi dice piu' o meno di quanto ne sapessi prima? Quindi: non parliamo per cortesia dell'uovo e della gallina]



"This book combines the tidal power of a major novel with the bone-rattling immediacy of front-line journalism - which is old stuff now, God knows, God knows. But I have also intetwined the flashy enthusiasms of musical theater, the lethal left jab of the short story, the sachet of personal letters, the oompah of American History, and oratory in the bow-wow style. [...] This is certainly that kind of masterpiece, and a new nameshould be created for such an all-frequencies assault on the sensibilities. I propose the name blivit. This is a word which during my adolescence was defined by peers as "two pounds of shit in a one-pound bag.""
(Kurt Vonnegut, Palm Sunday, Introduction).

A gennaio l'Einaudi pubblica la nuova versione del Memorandum sulla NIE, che cosi' diventa, per i critici "seri", non piu' fenomeno internettiano buono per un pezzo di colore ma oggetto di carta e inchiostro con cui fare i conti.
Intanto (e in preparazione), i Wu Ming hanno pubblicato su GIAP! una serie di considerazioni non troppo approfondite ma interessanti (o perlomeno: rivelatrici) su alcuni di quelli che (anche) a me sembravano punti critici o non scontati circa il loro lavoro. Ai WuMing sembra riduttivo confinare nella categoria del realismo le opere degli scrittori che si riconoscono nella NIE (ed e' un fastidio condiviso con piu' forza proprio da chi fra loro sembra fare meno ricorso alla letteratura di genere, all'ucronia, etc., come De Cataldo). Ai Wu Ming viene anche molto facile dire che chi mette la NIE sotto l'etichetta di Neo-neo realismo non ha capito niente: Dies Irae con le sue svisate cosmiche, Evangelisti con maghi e inquisitori, gli stessi Wu Ming con le scimmie aliene a Central Park (in New Thing di Wu Ming 1, finora la cosa piu' bella tra quelle uscite dal collettivo), i sogni premonitori e i fantasmi di Manituana, ecc. ecc. Che c'entra col neo-realismo tutto questo? Niente, infatti.
Il problema pero' e' che questo cercare di riportare tutto la neorealismo e' un riflesso condizionato da critici che di fronte alla parola "impegno" cercano la via di fuga piu' facile, il paragone meno impegnativo.
E' un errore senza un fondo di verita', ma con una motivazione plausibile.


I romanzi, nella NIE, sembrano non essere abbastanza. Quello che e' cambiato, nella visione dei Wu Ming, é la fiducia nell'atto del narrare storie: se nel primo Giap! il momento della creazione e trasmissione del mito e del racconto era quello assiologicamente importante, nella teorizzazione della NIE l'attenzione si e' spostata sulla figura del narratore, sul suo lavoro di recupero, di messa in prospettiva, di sovvertimento di regole, verosimiglianza, storicita', sintassi.
In secondo piano rispetto a questo, talmente secondario da sembrare piu' una faccenda sempre riferita piu' agli autori che ai lettori (ma un entusiasta potrebbe rispondermi: e' perche' tutti diventano autori) e' invece il discorso sulla ricezione, sulla lettura. Prima, il momento magico era quello dello scambio, ora i momenti sono quelli della produzione e poi (nelle punte piu' avanzate del movimento) quello della condivisione di un patrimonio narrativo (ma anche storico, nonostante l'ucronia proclamata), che aspira a diventare condiviso e riutilizzabile. Per essere condiviso, pero', quel materiale deve essere pochissimo ambiguo. I buoni si riconoscono facilmente, e i cattivi pure (unica parziale eccezione, tra quelli che ho letto, De Cataldo). I buoni possono anche perdere, ma la loro e' tragedia, non punizione. La punizione per i malvagi e' invece, in quelli meno sgamati dei NIE, inevitabile (negli altri i cattivi vincono: cosi' possiamo combatterli o riconoscerli anche noi): in Dies Irae di Genna, uno dei personaggi ha per un'attimo una tentazione (neanche realizzata) pedofila: il karma lo punisce immediatamente, la vita va a rotoli subito, manipulite, il cancro e non mi ricordo che altro gli cascano sulla testa. Ed e' evidentissimo che e' tutta colpa sua, che non si puo' lamentare, che se la merita. Le parti dei personaggi sono facili da individuare e, se non sempre e' facile individuare chi e' il bene assoluto, il male e' sempre visibile, etichettato, combattuto.
Questa e' una caratteristica centrale: i romanzi della NIE sembrano pretendere se non l'azione come loro conseguenza, almeno la presa di coscienza, e la presa di posizione. La narrazione e' efficace, IMPORTANTE, per usare la parola usata piu' di frequente da chi nella NIE si riconosce, quando scatena questo cambiamento. L'invenzione non e' piu' abbastanza, perche' l'invenzione da sola non richiede questo impegno: un romanzo che giochi con la storia, l'ucronia, il linguaggio, che sia aperto agli altri testi e agli altri mezzi e all'intervento esterno, ecc. ecc. ma che non presupponga questo impegno da parte dell'autore e, in secondo luogo, del lettore, e' un romanzo che i Wu Ming chiamerebbero: postmoderno. (Un esempio? "Jonathan Strange e il signor Norrell" di Susanna Clarke: c'e' riflessione sulla storia, straniamento, passati e presenti alternativi, sperimentazione sulla lingua e sulla struttura, ecc. Non e' transmediale o aperto, ma WM1 e' il primo a dire che non tutti i romanzi devono avere tutte le caratteristiche. Cosa gli manca per essere un romanzo della NIE a parte essere italiano? Che Susanna Clarke ha come unico scopo raccontare una storia e divertire il lettore - nel senso molto largo di entertainement, ovviamente).
Quindi: il romanzo per non essere "cool & dry" deve contenere una presa di posizione e questa presa di posizione sembra difficile ottenerla limitando il campo a quello che lo scrittore inventa soltanto. Deve contenere la sua posizione personale, e un giudizio sulla storia, e una sua analisi, e quell'analisi deve essere almeno in parte esplicita: a quello servono i due piani temporali di tutti i romanzi di Evangelisti (fra quelli che ho letto, almeno, a parte Noi saremo tutto, che invece ha un unico piano che basta a se stesso), a quello serve l'inserimento della cronaca, della storia, dell'autobiografia. A quello serve quella che WM1 chiama l'allegoria (che non ho ancora ben capito: bisognera' ragionarci a parte), che quando e' "semplice" e' semplicemente romanzo a tema, e quando e' complessa sfugge, in parte, al controllo dell'autore, ma rimane in realta' eco della posizione che esprime sul piano letterale.
La caratteristica centrale della NIE sembra quindi, tra tutte le caratteristiche elencate da WM1, proprio la necessita' di aggiungere all'invenzione romanzesca tutte gli orpelli del Blivit, finche' la busta da un pound esplode e diventa esplicito il contenuto.
(il giudizio assiologico su questa caratteristica diciamo che e' un altro paio di maniche).



* Quando si parla di liti in campo di letteratura, filosofia e consimili inutilita' belle, la virulenza della lite e' inversamente proporzionale al numero dei cani che si spartiscono l'osso, nonché inversamente proporzionale al numero di ossa disponibile: cfr. le liti, ogni anno, su Giordano Bruno, che abbiamo letto (ma io mica per intero) in 25 in tutt'Italia.

51 commenti:

Anonimo ha detto...

ma è una novità della NIE chiedere al lettore (?) e/o allo scrittore che la sua opera PRODUCA cambiamento DA INTENDERSI COME presa di coscienza ?
si potrebbe dire, meglio, che tale aspirazione è andata desueta se propriovogliamo cantar lode agli archeologi.

sono scettica perchè non ho ancora letto quasi nulla...appena muto e se muto riscriverò in proposito.

Anonimo ha detto...

e poi perchè hai pubblicato tutta questa pagina di critica letteraria proprio per il primo gennaio? cambiamento... nuova epica.. voglia di futuro ?? sei un ottimista alla fin fine

Anonimo ha detto...

di Luther Blisset m'aveva colpito la sua indignazione per chi scriveva qual è con l 'apostrofo... non l'ho più sbagliato... ( Elisabeth docet) . beh anche questo è un cambiamento..


castro la mia incontinenza verbale..mi sento un po' oronzo, e con questo ho detto tutto.

Anonimo ha detto...

grazie, caro Daniele, per riassumermi il succo - o quantomeno un po' del succo - di una polemica sulla quale altrimenti certo non avrei avuto la forza di informarmi. Ma tutta la menata non mi convince. Non si costringe nessuno, sai, a prendere coscienza né tantomeno posizione... uno può leggere anche Dostoyevski come un romanzo d'evasione... chi ti scrive l'ha fatto... figuriamoci su cose narrative che utilizzano tutta la sgargiante smashing shit dell'evasione di massa. Chi ci assicura che la fruizione di questa Nuova Epica Italiana (già traducendola, la formula affascina di meno) non funzioni piuttosto così: mi godo il buon polpettone ma con l'anima bella allisciata dal fatto che in fondo sto leggendo un'allegoria della mafia, del degrado italiano, del razzismo, del torbido mondo dei mercati ortofrutticoli? ciò non toglie che magari qualcuno di questi potrà produrre un buon libro...tuttavia mi pare che l'arte del discorso, nei suoi momenti migliori, sia un'altra cosa. Guarda, a me anche il prodotto 'di genere' va bene, anzi benissimo: si può fare film o romanzi di genere che diventano grandissimi perchè eccedono il genere: prendi Leone, Hitchcok o in letteratura, chessò, Philip K. Dick... mai nessuno di loro si sarebbe sognato di dire che volevano salvare il mondo...

Anonimo ha detto...

grazie, caro Daniele, per riassumermi il succo - o quantomeno un po' del succo - di una polemica sulla quale altrimenti certo non avrei avuto la forza di informarmi. Ma tutta la menata non mi convince. Non si costringe nessuno, sai, a prendere coscienza né tantomeno posizione... uno può leggere anche Dostoyevski come un romanzo d'evasione... chi ti scrive l'ha fatto... figuriamoci su cose narrative che utilizzano tutta la sgargiante smashing shit dell'evasione di massa. Chi ci assicura che la fruizione di questa Nuova Epica Italiana (già traducendola, la formula affascina di meno) non funzioni piuttosto così: mi godo il buon polpettone ma con l'anima bella allisciata dal fatto che in fondo sto leggendo un'allegoria della mafia, del degrado italiano, del razzismo, del torbido mondo dei mercati ortofrutticoli? ciò non toglie che magari qualcuno di questi potrà produrre un buon libro...tuttavia mi pare che l'arte del discorso, nei suoi momenti migliori, sia un'altra cosa. Guarda, a me anche il prodotto 'di genere' va bene, anzi benissimo: si può fare film o romanzi di genere che diventano grandissimi perchè eccedono il genere: prendi Leone, Hitchcok o in letteratura, chessò, Philip K. Dick... mai nessuno di loro si sarebbe sognato di dire che volevano salvare il mondo...

Anonimo ha detto...

non so perchè si è salvato due volte...non vorrei che suonasse prevaricatore..

Anonimo ha detto...

cari,
non vorrei che il mio voler cadere nella trappola del "povero stronzo" poi desse l'idea che io concordi con gli assunti della NIE o che li trovi particolarmente originale e interessanti. Innanzitutto perche' le dichiarazioni di poetica alla fin fine contano poco e sono le opere singole ad essere riuscite o meno. La dichiarazione di poetica ha sempre una valenza piu' sociale che altro. Pero', cara prima anonima, non basta dire che le opere di letteratura hanno sempre avuto una caratteristica (quella di pretendere un cambiamento del lettore, una sua presa di coscienza, ecc... ma sei sicura che sia una caratteristica della letteratura in genere? a me sembra piuttosto un effetto collaterale), perche' la cosa interessante e' che nella NIE questo diventa il punto principale, l'unico su cui si valuta DAVVERO la riuscita di un'opera, e oltrettutto mi sembra l'unico che davvero caratterizzi il movimento, che sia capace di accomunare i diversi scrittori che vi si riconoscono. Detto questo, il mio giudizio sulla cosa non e' particolarmente positivo, anche se dovrei articolarlo meglio.Pero', per dire, a me il post moderno "cool & dry", come dice WM1, mi piace parecchio.

Anonimo ha detto...

Ah, e NIck Shadow, sono particolarmente d'accordo sulla tua riflessione dell'allegoria intesa in quel modo come strategia per lisciarsi 'ego e pensare di essere piu' "giusti".

Anonimo ha detto...

allora .. la penso come nick a proposito dell'opera che diventa universale comunicativo oltrepassando il genere, ma meno quando afferma che chi l'ha scritta non aveva velleità da Batman! per esempio Dante: solo un megalomane poteva ardire a fare ciò che ha fatto: fustigare un'epoca ( la sua per prima !), fare abbracciare i secoli fino a trascendere il tempo. Onestamente penso che chiunque si metta a scrivere un 'opera abbia necessariamente intenzione che questa sua azione produca una reazione: divertimento, straniamento, impegno o disimpegno. Daniele , l'equivoco nasce dal fatto che non ho ben capito a quale tipo di mutamento - cambiamento -presa di coscienza ci si riferisca .. in merito a cosa bisogna prender coscienza? perchè se l'abiettivo della NIE è quello di costruire una gigantesca metariflessione sulla lingua e i linguaggi direi che siamo in ritardo, sulle realtà parallele da questi costruita nell'odierna società di massa.. direi che il sogno della merce impera da due secoli e anche qui non ci trovo niente di nuovo.. come ti ho già scritto mi piace l'esplicita professione di fede sul risveglio della coscienza colletiva, lo trovo coraggioso e poco furbesco poco importa se non è nuovo e non sberluccica, sono per le cose dal gusto retrò.

Anonimo ha detto...

a mente fresca non so se sia più o meno oronzo... ma credo di poter sopravvivere a questo mio interrogativo.

Anonimo ha detto...

beh, l'impegno che loro pretendono e' un impegno di tipo politico (in senso largo, temo)... il divertimento lo guardano un po' col fumo negli occhi, invece...

Anonimo ha detto...

Su quest'ultimo punto non sono d'accordo per niente. Secondo me - anche giudicando dalle opere, non solo dal testo sul NIE - loro pensano che il divertimento, il piacere di leggere, sia fondamentale, ma che nei loro libri non debba essere l'unico fine. A me i romanzi dei WM, di De Cataldo, di Evangelisti, divertono parecchio, e questo è voluto, non è un "effetto collaterale", dato che questi autori si rifanno esplicitamente alla letteratura popolare e di genere, alla fantascienza, ai romanzi d'avventura, d'appendice, e poi a Hollywood ecc. La parola che vedo usata più spesso quando parlano della loro scrittura, tra l'altro, è "pop". Invece sul tipo di impegno che si augurano mi sembra che il passaggio chiave sia quello sul "curare lo sguardo" e cambiare il punto di vista. E' un impegno, direi, principalmente di tipo ecologico.

Anonimo ha detto...

tanto rumore per nulla.
NIE: Nessuna Idea Esaltante

parliamoci chiaro, quelli di blisseti, wu ming e mia sora hanno avuto una divertente trovata letterario-commerciale. a volte scrivono buone cose, altre meno.

dar troppo peso alle loro masturbatorie declaratorie poetiche non ha senso. anche perché se una poetica ha senso - oggi - ciò avviene quando valica i confini nazionali. Usare delle paroline inglesi per autoproclamarsi il nuovo che avanza non è né global né pop, è solo triste.
D'altra parte ognuno il proprio culo lo vende come gli pare, c'è chi lo fa con sulla statale, e chi in libreria...in entrambi i casi sono attività degnissime e al limite appaganti.

NIE: Natiche in Esposizione

Anonimo ha detto...

Tu dici? eppure la mia impressione e' che nella massa di interventi critici (soprattutto quelli su Carmilla), si ragioni sempre di quanto un romanzo sia "potente", "importante", "rivelatore", di quanto si faccia carico di esaminare un periodo o un personaggio o un tema, ecc. I Wu MIng pensavano molto di piu' a divertirsi, mi sembra, fino a qualche anno fa. (Periodo primo giap!, per intenderci). Ora mi sembra che, benche' il richiamo al pop sia decisivo, le punte piu' "serie" del movimento siano diventate seriose (Genna, Babsi Jones, fors'anche De Cataldo)e gli stessi Wu MIng relegano il divertimento ai romanzi "in solitaria" che sono, come dissero in un loro intervento di qualche anno fa,i "giri di esplorazione", mentre nei lavori comunitari tengono un approccio molto piu' serio (Sono passati i tempi di PAperino che si ribella e fa la rivoluzione a paperopoli).
Ma magari la mia visione e' parziale e mi faccio troppo influenzare dal vocabolario carmilliano!

Anonimo ha detto...

Per Cesare: sono francamente in disaccordo. Perche' una poetica dovrebbe essere significativa solo quando ha un carattere internazionale? (quanto all'utilizzo dell'acronimo inglese tendo invece ad essere d'accordo con te, ma secondo me e' perche l'acronimo della traduzione italiana sarebbe stato NEI, ti immagini la facile ironia?)(tra l'altro: il tuo talento per gli acronimi mi piace)
Ancora: se anche fosse solo una mossa commerciale, qualcuno mi spiega in cosa questa dichiarazione di poetica sarebbe differente da una qualsiasi altra dichiarazione di poetica degli ultimi cento anni?
Per finire: non considero inutile parlarne. MAgari dura poco (la gioventu' cannibale insegna), ma i Wu MInghi sono sulla scena da un bel po' e stanno introducendo, se non una corrente vera e propria, almeno un tentativo di. Sono cose che in storia della letteratura (magari in un capitolo dedicato ai minori, se gli va male), si studiano (si studia Fogazzaro, figuriamoci): vogliamo fare gli snob solo coi contemporanei. A me sia loro che BAricco (che in questo post ho messo un po' da parte) sembrano utilissimi a comprendere i modi in cui si pensa all'oggetto-libro e all'attivita' scrittura in iTalia, in questi anni.

Anonimo ha detto...

Forse sì, ti fai un po' troppo influenzare, o forse no, mah. E' che un conto sono gli interventi critici altrui, un altro conto è quello che scrivono i Wu Ming stessi, e mi riferisco anche e soprattutto ai loro libri. Manituana è un romanzo collettivo, il più recente di tutti, e lì c'è la saga dei Mohock londinesi, con il loro gergo assurdo, che è giocata sulle corde del divertissment (si scrive così?), del grottesco, e fa ridere. Questo dentro un romanzo che per tutti gli altri versi è un romanzo tragico, eppure quella parte è divertente almeno quanto i racconti su Paperino che ricordavi tu. Mentre Stella del mattino è un romanzo "in solitaria", ma è serissimo, c'è pochissimo humor. Insomma, questa differenza tra i romanzi solisti divertenti e quelli collettivi seriosi non mi sembra tanto fondata. Di Genna ho letto oslo "Dies irae" e "Italia De profundis", e devo dire che in entrambi ci sono parti grottesche e comiche, però per Genna il idscorso mi sembra diverso, è l'autore meno "pop" tra quelli che hai citato, quello che si preoccupa di meno del piacere della lwettura..

Anonimo ha detto...

bhe, in effetti la parte sugli indiani a londra non era male (e con tutti i richiami ad Arancia meccanica era anche parecchio postmoderna). HAi riso leggendo Dies Irae? cazzo, io ho riso tutto il tempo mentre leggevo Auto da fe' di Canetti, ma pensavo di essere io, quello strano.
Stella del MAttino mi manca, ma mi han detto che e' carino. Vale?
Comunque: in realta' a me interessa piu' il tentativo di creazione di una critica connessa al memorandum di WM1 che il contenuto stesso del memorandum (WM1 e' troppo intelligente per dire cazzate clamorose), anche perche' (per tornare a Benjamin) i caratteri veri di una corrente si vedono nelle sue opere meno riuscite....

Anonimo ha detto...

Non conoscevo questa massima di Benjamin, però per me è proprio questa la ragione dietro l'uso di aggettivi come "importante" (a scapito, credo, di "bello" o "riuscito"). Parte tutto dalla constatazione di WM1 sull'importanza di "certi fallimenti" (il libro di Babsi Jones ad esempio, o lo stesso Asce di guerra dei WM).
Stella del mattino per me è il mihliore dei solisti wuminghi.

Anonimo ha detto...

Ma perché, a te non ha fatto ridere la parte in cui Genna lavora in una smandrappata TV locale, a fianco di Roberto "il baffo"? Sono risate a denti stretti, come quelle della settimana enigmistica, ma sempre risate sono. E quando Genna stermina i piccioni col Niagara??

Anonimo ha detto...

e' nella premessa gnoseologica all "Origine del Dramma BArocco Tedesco".
Per quanto riguarda Stella del MAttino: allora appena torno in italia me lo scarico. Grazie!

Anonimo ha detto...

Per Dies Irae: sai che avevo cancellato dalla mia memoria cosciente quei passi? Eppure l'ho letto quando.. tre estati fa? sto peggiorando.

Anonimo ha detto...

La nie un po' mi irrita. Concordo con uno degli anonimi, sono in ritardo di anni luce sulle riflessioni circa il linguaggio e la struttura. Escludere i verbi, ripetere le stesse parole all'infinito e conservare il punto come unico segno di interpunzione(dando vita al già citato stile a singhiozzo.York!), è sintomo di anemia della prosa non di ansia sperimentalista. È da un pezzo che i personaggi minghi mi risultano monodimensionali e goffi ('54 docet); l'impressione è che gli autori nie tentino di decorarli con lo stucco baroccheggiante della cronaca nera, della storia o dell'ucronia ma il risultato è piacevole quanto cento ghirlande di coccio su mezzo metro di parete. Tra i romanzi citati nei commenti quelli che ho letto non mi hanno molto divertita: Stella del mattino, il più recente, mi è sembrato carino ma niente di più. Alcuni li ho addirittura mollati in corsa, non mi sembravano né epici né picareschi; è come se i nie abbiano deciso di abdicare all'immaginario in favore di un cumulo di immagini a scorrimento troppo rapido e che comunque non si allontanano da un presente asfittico. Il nie mi puzza di apologia di un presente letterario ristretto e un po' provinciale. Se l'intento è poi quello di manifestare un qualsiasi tipo di impegno civile, consiglierei a tutti i nie di scendere dal podio e leggere 2666 di Roberto Bolano, scrittore cileno purtroppo defunto. 2666 È un romanzo. C'è una storia(le storie scarseggiano ultimamente, a vantaggio delle visioni ombelicali), dei personaggi che vivono da soli anche quando li hai lasciati(quanti personaggi nie vi sono rimasti in mente? quanti si reggono in piedi, senza le stampelle delle poche pagine che li riguardano?), una costruzione armoniosa che non ripiega su se stessa e anche un forte impegno civile, non ingombrante, non imposto al lettore. L'azione ha come sfondo la strage di donne che da quindici anni, più o meno, viene attuata a Ciudad Juarez, in Messico. Parlo di centinaia di donne uccise nel totale disinteresse del loro paese e del resto del mondo; io sono venuta a conoscenza di questi omicidi solo qualche anno fa, grazie a qualche articolo sul manifesto, ad un gruppo di Firenze che si occupa di studi di genere e ad un libro dell'Adelphi(sempre sia lodata). Bolano non si limita ad usare queste tragedie come paesaggio ma nello stesso tempo non spreca neanche una riga in inutili riflessioni moralistiche sulla condizione della donna in Messico(spaventosamente simile a quella italiana: da noi la situazione è migliore solo perché gli omicidi di donne sono frequentissimi ma non ancora sistematici). Le riflessioni e la partecipazione emotiva nascono spontaneamente nel lettore e persistono. Qualunque cosa possa dire su questa lunghissima avventura raccontata da Bolano potrebbe rovinare la lettura a chi vorrà fidarsi del miio consiglio quindi chiuderò qui la recensione, (cosa leghi poi questo libro a Cardano e a Il dono di Nabokov è cosa che chiarirò in altre sedi ;)


P.S. Come sarebbe a dire che hai riso leggendo Canetti? Canetti è stato il mio grande amore dei vent'anni! Se avessi avuto un maschio l'avrei chiamato Elia! Spero vivamente che col tuo riso non volessi dileggiarlo...

Anonimo ha detto...

In ritardo, in anticipo, ma su che? tutto questo darsi appuntamenti con nessuno... e poi il discorso sull'essere provinciali, quando in fondo stiamo parlando proprio di autori italiani tra i più tradotti e pubblicati nel mondo. Cose lette mille volte nei lit-blog e sono discorsi di cui mi frega pochissimo. ci sono dei libri, alcuni più altri meno belli, c'è oppure non c'è una poetica, di questo si può parlare. e allora io dico che è la storia del de gustibus, guarda caso a me invece alcuni personaggi sono rimasti in mente eccome, dallo Ian Matthys di Q allo Zollo di 54, Philip Lacroix e Molly Brant in Manituana ecc. Sono uno di bocca (memoria) buona io? Non lo escludo! comunque, perché mai dovrebbe essere obbligatorio apprezzare Bolano O i libri del NIE? si può apprezzare Bolano E i libri del NIE. T.

frogproduction inc. ha detto...

cassandrina, canetti mi ha fatto ridere in senso buono, nel senso che per me auto da fe' e' un libro meraviglioso E divertentissimo. e canetti e' una mia fissazione, anche.

Pero' non trovo la NIE troppo provinciale, se non di un provincialismo di ritorno (come quello dei borghesi arricchiti che cercavano di fare i nobili). MA boh, non mi interessa neanche tanto.

Ultimo anonimo, a me sono piaciuti molto, tra i personaggi, Geims Oliva e GAia Beltrame in Guerra agli Umani.
Io ci provo a non fare i discorsi da lit-blog, ma ogni tanto ci casco.

Anonimo ha detto...

Tipo Ermanno Finzi Contini?

Anonimo ha detto...

a me piace leggervi... imparo un sacco di cose nuove e a volte rido. non so cosa sia litblog... so che ognuno esprime il suo sporco punto di vista in libertà e questo mi piace!
( a questo punto immaginare sputo di tabacco da masticare e vecchio cowboy che tira giù la parte anteriore del cappello unto e impolverato !)

Anonimo ha detto...

Essere pubblicati, vendere molte copie o essere tradotti all'estero non è nel modo più assoluto una garanzia di qualità :)
Riguardo alla sperimentazione mi spiego meglio: se qualcuno viene a dirmi Guarda come sono bravo! Guarda come scrivo bene! Guarda che idee originali! mi viene spontaneo rispondergli: Guardati alle spalle e pure intorno e ridimensionati. Probabilmente ha ragione Daniele e questa mancanza di umiltà fa parte della quota-sborona di ogni manifesto letterario.
Riguardo al giudizio sui romanzi forse non sono stata chiara nel sottolineare che quelle erano le mie opinioni, rispecchianti ovviamente i miei gusti; Q era piaciuto molto anche a me e a mio giudizio il gruppo non ha mantenuto i livelli di quel romanzo. Manituana mi manca, prometto di leggerlo e di concentrarmi sulla figura di Molly. Che dopo aver letto Bolano i nie possano piacerti come prima...mah! permettimi di dubitarne ;)
Il concetto di essere o meno di bocca buona non mi piace, richiama troppo la distinzione tra una letteratura bassa e una alta, distinzione nella quale non ho mai creduto: ci sono i pisseur de copie(pisciapagine! e ringrazio la buonanima di Muriel Spark per questa definizione), ci sono gli artigiani della letteratura, onesti o meno, e ci sono gli scrittori. Tra i primi non si troverà mai nulla di buono; nelle ultime due categorie ho trovato cose che mi sono piaciute poco, affatto o moltissimo. Voglio sottolineare che ho buttato giù tre categorie a caso e che mi sento cardanamente libera di rinnegarle o di aggiungerne altre simili, diverse e/o in contraddizione con le precedenti.
Anche a me piace leggerci! Dovremmo pubblicarci e tradurci! E dovremmo spiegarci cosa sono i lit-blog perché non lo sappiamo! E forse sapendolo eviteremmo di caderci! Macchiano?

Canetti: Daniele, resti il mio idolo incontrastato.

Anonimo ha detto...

Ho scoperto cosa sono i lit-blog e ho deciso che questo è un lit-blog ma nel senso di letto. È un blog da letto! È un blog sexy ed ammiccante che va a dormire con addosso cinque gocce di chanel. C'è una vena troll-oronzica anche in me...

Anonimo ha detto...

Cassandra, credo che senza i tuoi commenti questo blog sarebbe stato chiuso parecchio tempo fa.
:)

Anonimo ha detto...

forse il problema sta nella premessa che ti sei fatta, nel senso che non mi sembra ai NIE interessi alcuna "ansia sperimentalista" o pretesa di originalità assoluta. Proprio perchè l'interesse è coniugare sperimentazione (non sperimentalismo!) e fruibilità pop, complessità strutturale e piacere della lettura (la parola proibita: l'intrattenimento). Questo è scritto e ribadito in modo molto esplicito. I Wu Ming hanno vinto il Premio Salgari, non il premio D'Arrigo (che non credo esista nemmeno, e comunque a D'Arrigo tanto di cappello, sia chiaro). Per questo mi sembra poco pertinente il discorso sull'essere "in ritardo" o meno: è come dire che che cìè una sola direzione accettabile e prescritta e chi non la segue è più "indietro" di chi la segue.

Anonimo ha detto...

"Essere pubblicati, vendere molte copie o essere tradotti all'estero non è nel modo più assoluto una garanzia di qualità :)"

Infatti il discorso era un altro, quello sul provinciale. a me sembra che, se un libro italiano viene tradotto in tante lingue e letto in tanti paesi, significa che ha qualcosa che convince o almeno incuriosisce anche in altri contesti nazional ie culturali, ha qualcosa di "universale", e quindi difficilmente si può usare la categoria del "provinciale" e delle vedute ristrette. tutto questo a prescindere, e su questo sono d'accordo, dalla qualità. penso che esistano cose non provinciali ma di scarsa qualità (Facebook è un fenomeno mondiale ma almeno secondo me è molto livellato verso il basso), come invece cose provinciali e di buona qualità (buh, i libri di Piero Chiara, ad esempio).

Anonimo ha detto...

Più Canetti, meno Wu-Minghiate

Anonimo ha detto...

cari, o caro, anonimo: in in "letteratura" (parola da usare provvisoriamente in attesa di migliore definizione) non si 'coniuga' una cippa di cazzo... quando uno mi dice che vuole 'coniugare' sperimentazione e fruibilità, cioè in sostanza salvare la capre di un'ipotetica dignità intellettuale e il solido cavolo delle svanziche, io metto mano alla pistola. eppi: quando un libro è tradotto in utto il mondo in generale non è perché universale (!!!) ma perché qualcuno ha deciso di inserirlo nella grande pappa mainstream che si legge in tutto il mondo, tutta uguale da bangcock a milano, stessa merda che mangiamo tutti tradotta in mille lingue. Sveglia!

Anonimo ha detto...

e i libri di piero chiara li leggerà tua nonna!

Anonimo ha detto...

"io metto mano alla pistola"

come quel tale, non a caso :)
ognuno si sceglie i modelli che vuole.

Anonimo ha detto...

Nick, stiamo calmi ... ( lo dice aggiustandosi il solito cappello unto e accarezzando la fondina ) avere il grilletto facile non è da chi vuole sopravvivere a lungo in questo mondo di pistoleri scaltri.

Anonimo ha detto...

inoltre il bollito di capra e cavoli non è male garantisco! e' tutta una questione di funzione che si vuole attribuire al tanto odiato bollito. In questo caso diventa comunque cibo più o meno nutriente ma pur sempre cibo, sostanzialmente può essere o un salvavita o provocare conati di vomito dipende se, chi mangia, sta morendo di fame oppure è strapieno di cibi e può permettersi il lusso di aspettare e scegliere o sputare dopo il primo boccone.
w la libertè.

Anonimo ha detto...

"io metto mano alla pistola"= metafora. Vogliamo fare della metaforologia? :)

Anonimo ha detto...

io ho copiato..

Cassandra risolleva le sorti di questa conversazione languente

Anonimo ha detto...

w nick shadow!
l'unico che di letteratura ci capisca qualcosa e che non ha caso ha le palle piene di certi cazzonissimi e tredy pseudo-scrittori italiani.

Consiglio: se volete ragionare di una poetica, abbiate almeno la pazienza di lasciarla esaurire. Quando sarà morta e sepolta potremo fare tutte le indagini necroscopiche del caso e valutare se si trattava di Dante o di Oronzo.
Nel frattempo, leggetevi quel che vi pare - perchè vi va o perché siete masochisti e volete legger roba che non vi piace - e lasciate perdere le poetiche.

La poetica serve ai critici per qualificare un movimento (cosa che spesso è, a discapito del nome, qualcosa di molto statico). Serve anche per distinguersi dal luogo comune e vendere qualche copia in più...ma questo a noi - smaliziati ed onnivori ermafroditi amici di daniele - che ce frega?

buona seghe mentali a tutti.

frogproduction inc. ha detto...

caro italo,
hai considerato che possa essere divertente e utile capire chi c'hai sottomano, prima che sia morto, magari?
io, almeno, mi ci diverto, anche perchè mi sembra, se capisco un pò di più chi "vende", di capire anche un pò di più chi compra.
(non che quello che capisco mi piaccia poi eccessivamente, eh.)

frogproduction inc. ha detto...

dimenticavo: ormai ORONZO è diventato una categoria dello spirito!

Anonimo ha detto...

concordo.

ma a proposito.... dov'è finito oronzo?

Anonimo ha detto...

piòlà!

Anonimo ha detto...

Il problema è che quando hai sottomano un'opera non la puoi giudicare, e che quando la poetica è morta o si è esaurita (sospetto comunque che questa proposizione non significhi granché) non la puoi giudicare comunque, perché è noto che i "posteri", nella loro analisi critica, hanno solo paradigmi nuovi (e nemmeno sempre), non paradigmi veri.
Se poi si vuole occupare il tempo, qualunque esegesi va bene. Qualunque.

Anonimo ha detto...

scusa ma perche' non si dovrebbe poter giudicare un'opera quando ce l'hai sottomsno (immagino tu intenda con autore vivo e poetica in fieri)? E per giudicare una cosa ci servono per forza i suoi stessi paradigmi (per la proclamazione di impossibilita' nel giudizio a posteriori)?
In ogni caso, anche se fosse solo per perdere tempo, rimarrebbe la differenza tra esegesi fatte bene o alla cazzo. A me sembra l'unica differenza che conti qualcosa in qualsiasi universo possibile. Non trovi?

Anonimo ha detto...

No, non trovo
Ma non preoccuparti, nessuno qui dice che tu non possa o debba scrivere sulla letteratura.
Se a te va, perché non dovresti farlo?
Saluti

Anonimo ha detto...

'Nel corpus del New Italian Epic si riscontra una intensa esplorazione di punti di vista inattesi e inconsueti, compresi quelli di animali, oggetti, luoghi e addirittura flussi immateriali...' È stato a questo punto della rilettura del nie che mi sono distratta. Volevo davvero rileggerlo tutto e farne un'analisi seria(ehm...), documentata(???) e inattaccabile (beh...più o meno...) ma mi sono persa e ora sono qui che penso e ripenso: di punti di vista animali in letteratura me ne vengono in mente molti, ma di oggetti? Mi è venuto in mente solo un racconto in cui l'oggetto parla in prima persona, La scatola di cartone, di Ryo Hanmura. Gli altri a cui ho pensato non sono una narrazione diretta dell'oggetto(per esempio La sedia di Saramago) o hanno gli oggetti come protagonisti ma in senso lato(L'uomo scatola di Kobo Abe; La bestia umana di Zola). Vi viene in mente qualcosa? Mi sembra di giocare a nomi/cose/città con la letteratura :)

Anonimo ha detto...

"La lucerna" di Francesco Pona (1625). La lucerna di uno studente di filosofia prende improvvisamente la parola e racconta di tutti i suoi precedenti proprietari , e poi, contenendo un'anima che ha subito molte reincarnazioni, le vicende di tutti i suoi avatars. F. Pona era un medico, fece parte di un gruppuscolo d'avanguardia Barocca: l'Accademia degli Incogniti. Molto Wu-Ming, no? Ancient Italian Epic...

frogproduction inc. ha detto...

nick, ma sei l'intellettuale da Bar? o e' possibile che ci siano due estimatori di Pona tra i lettori del mio blog? sarebbe buffo.
In ogni caso, il punto di vista se ricordo bene non e' quello della lucerna, anche se le vicissitudini dell'anima che si e' reincarnata in lei sono il tema principale.

Comunque, Pona si sceglieva bene gli spiriti a cui far animare i suoi oggetti.

Anonimo ha detto...

Tutto ciò potrebbe voler dire che far parlare(male) un televisore è una trovata originale? Troverò consolazione nell'ancient italian epic e nella lucerna, grazie Shadow...in effetti chi altro poteva citare una storia di ombre e anime perdute?