Uno dei problemi principali, se si voleva fare il musicista a Grottaglie, era quello di avere una sala prove decente in cui farlo.
Quando ancora i Fracitan Lizards muovevano i primi passi (che poi si sarebbero rivelati magicamente coincidenti con gli ultimi), ci accontentavamo della sala prove del maestro Michele Miaghi, ma ben presto il costo proibitivo (10.000 lire l'ora, e all'epoca ci sembrava un'enormità) e la scarsità della strumentazione a disposizione ebbero la meglio sulla nostra pazienza, e cantare direttamente nel registratore perché non c'erano microfoni iniziò a sembrarci meno divertente.
Pochi gruppi (i General Store di Marc Urselli e Vincenzo Pastano, pochissimi altri) avevano la sala prove, e ben presto iniziammo a sognare di averne una tutta nostra. Casa di mia nonna al paese vecchio aveva tutto quello che serviva, cioè non ci abitava nessuno (era l'unica caratteristica che ci venisse in mente: acustica, sicurezza e poco altro non sfioravano ancora le nostre menti vergini).
Decidemmo di suonare nel seminterrato, senza calcolare che ogni volta che pioveva si formava un guazzo immondo: io e Tiziano passammo le prime due settimane a togliere acqua dal pavimento, poi pioveva, poi la ritoglievamo: fu in quel periodo che per passare le ore a raccattare l'acqua Tiziano mi chiese di raccontare una storia, e io improvvisai le rutilanti avventure del Ragazzo dalla Capella d'Oro.
Trovammo infine una soluzione al problema dell'acqua, portammo insieme tutti gli amplificatori e la batteria, arredammo mettendo alle pareti dei poster francamente inguardabili e addirittura ci autotassammo per mettere insieme un fondo cassa.
Furono circa tre settimane di prove bellissime, di libertà e felicità.
Poi ci rubarono tutti gli strumenti.
Ci vollero due settimane e un congruo cavallo di ritorno per recuperarli, e la voglia di avere una nostra sala prove aveva fatto in tempo a passarci.
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