domenica 27 febbraio 2011

I FILM CHE AVREI VISTO VOLENTIERI AL CINEMA. (SE MI CI AVESSERO INVITATO)

(Sì, è sempre l'ottimo STEFANO a tenere questa rubrica; è riuscito persino a farmi venire voglia di vedere il film di Virzì)

I FILM CHE AVREI VISTO VOLENTIERI AL CINEMA.
(SE MI CI AVESSERO INVITATO)


“Ci facebookiamo?”: THE SOCIAL NETWORK – USA 2010, 121’. Regia di David Fincher.
Un genio, un computer, un pacco di soldi in arrivo, il successo, il mondo che hai cambiato, l’uomo solo che sei restato. Hai fatto lo stronzo con la tua ragazza, e ti ritrovi a fissare la sua fotina tempo dopo al termine di una causa in cui per te ormai i milioni di dollari sono noccioline ma al fondo di una sola persona ti importa, e non è lì con te; hai messo in piedi un sistema in cui tutti sono in contatto con tutti (gratis) ma quello fondamentale te lo sei giocato (a caro prezzo). In certi momenti può aiutare avere una chitarra elettrica scollegata a portata di mano, così ci strimpelli sopra i tuoi strazi senza rompere troppo agli eventuali altri. Comunque è un gran bel film, bastano già i primi dieci minuti: dialogo tiratissimo fra l’insopportabile Zuckerberg e la sua ragazza, poi discesa malinconica con il rientro nel proprio alloggio attraverso le luci della città di sera con la musica (addirittura la cosa migliore del film) di Trent Reznor e Atticus Ross. È la storia di come è nato Facebook, il modo strabiliante con cui il giovanissimo Mark Zuckerberg mette in piedi il tutto (mentre lo vedi capita che ti senti un genio anche tu al punto che ti frughi nelle tasche per vedere se sbuca fuori l’algoritmo che mancava), le cause legali e la rottura con il suo migliore amico. Voto: viene voglia di rivederlo, vado.


“Mamma, ma perché siamo così infelici?”: LA PRIMA COSA BELLA – ITALIA 2010, 116’. Regia di Paolo Virzì. Alle due protagoniste non si resiste, Micaela Ramazzotti e Stefania Sandrelli nella parte di Anna Michelucci, giovane svampita che “intrampola” di continuo e “gradisce un gocciolino” e malata terminale come non la diresti, che in fin di vita si concede un altro matrimonio. Non si resiste neanche a Valerio Mastandrea, che entra in scena beccandosi una pallonata al parco e che vaga di continuo in cerca di farmaci legali per colmare un vuoto, “ma si faccia un bel bagno al mare!”. Giusto. Il racconto alterna i momenti del passato, la giovane mamma che fa impazzire gli uomini, scappando di continuo con i due figli appresso, e la donna ormai morente in cura in una Hospice d’eccellenza (musicoterapia inclusa) che si concede un’ultima giornata con il figliolo che torna a trovarla e la porta al luna-park a farsi un ballo e a mangiare lo zucchero filato. Bella anche la parte della crescita di Bruno, il figlio maschio, alle prese con gli sguardi e le insinuazioni dei compagni stronzi sulla madre, la “prima volta” con la ragazza di un altro prendendosi una rivincita  e un pestaggio (meno male che c’è il punk), e la morte del padre, prima della fuga dalla famiglia e da Livorno. E non ho detto nulla di Claudia Pandolfi. Voto: deh, l’è proprio un film bellino!

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