mercoledì 10 novembre 2010

Gianfranco Marziano "Inferno"

Molti anni fa, in un'epoca in cui ancora non mi sarei sentito irrimediabilmente sfigato a giocare ad un gioco di ruolo, convinsi alcuni miei amici ad abbandonare draghi, dungeoni o peggio ancora vampiri e scenari cyberpunk (Vampiri è decisamente il peggior gioco di ruolo ch'io abbia mai visto, ma ammetto di non conoscerne tanti) in favore del gioco di ruolo di Mario Merola (Mario Merola Role Play Game, per gli addetti ai lavori).

Il Gioco di Ruolo Di Mario Merola è, ovviamente, ambientato a Napoli.
Invece di maghi e guerrieri, i suoi personaggi sono il cantante, il camorrista, il ricchione, la vaiassa, ecc. Invece degli incantesimi si invocano (o bestemmiano) i santi e le madonne, invece delle abilità con la spada o di altre caratteristiche ci sono "guidare con una mano sola", "sparare in diagonale", "'a squisitezza", "o' completo", solo per citarne alcune.
Come in D&D, si tirano i dadi, ma qui soprattutto per vedere quante possibilità hai di uscire vivo dagli ospedali.

Se volete dare un'occhiata alle regole nella loro interezza (e sono divertentissime da leggere anche se si decide di non giocare), qui c'è l'intero manuale.

Il gioco di ruolo di Mario Merola mi pareva (e mi sembra tuttora) una rappresentazione realistica e avvincente della realtà napoletana.

Inferno, il romanzo breve di Gianfranco Marziano, mi ha dato esattamente la stessa sensazione.
Vari personaggi del sottobosco salernitano si muovono in uno squallore e in vuoto perfettamente credibili: tre storie principali (quella di Sergio, di Claudio e di Domenico), che non vanno e non possono andare da nessuna parte (quella di Sergio anzi gira in tondo) a causa della pochezza dei protagonisti ma anche del mondo e delle persone che stanno a loro intorno.

Il romanzo di Marziano (che è, a quanto pare, una figura storica dell'underground salernitano, grazie ai suoi haiku e alle sue canzoni piene di volgarità assolutamente gratuite - io lo conosco solo perché mi è stato segnalato da un amico di Formia) avrebbe un gran bisogno di un editor: lo stile non regge sempre, e se nella maggior parte dei casi le esagerazioni, le volgarità, i napoletanismi e i giochi di parole di cui il testo è infarcito suonano veri, ogni tanto l'accumulo è eccessivo, come se si cercasse la risata o l'effettaccio a tutti i costi.
Un testo più pulito sarebbe più efficace, ma, pensando alla produzione extra-letteraria di Marziano, non credo che accetterebbe mai qualcosa del genere, e che il livello di "pulizia" di Inferno sia il massimo a cui lui sia disposto ad arrivare.
Peccato.

Se volete leggerlo, il pdf del romanzo è QUI.

Nessun commento: