domenica 9 giugno 2013

CORRISPONDENZE

Dalle lettere di Leopardi

A Carlo Leopardi
                                                                                             Bologna 30 Maggio 1826

 …Sono entrato con una donna ( fiorentina di nascita, maritata in una delle principali famiglie di qui ) in una relazione, che forma ora una gran parte della mia vita. Non è giovane, ma è di una grazia e di uno spirito che ( credilo a me, che finora l’avevo creduto impossibile ) supplisce alla gioventù, e crea un’illusione meravigliosa. Nei primi giorni che la conobbi, vissi in una specie di delirio e di febbre. Non abbiamo mai parlato di amore, se non per ischerzo, ma viviamo insieme in un’amicizia tenera e sensibile, con un interesse scambievole, e un abbandono, che è come un amore senza inquietudine. Ha per me una stima altissima; se le leggo qualche mia cosa, spesso piange di cuore, senz’affettazione; le lodi degli altri non hanno per me nessuna sostanza, le sue mi si convertono tutte in sangue, e mi restano tutte nell’ani,a: ama ed intende molto le lettere e la filosofia; non ci manca mai materia di discorso, e quasi ogni sera io sono con lei dall’avemaria alla mezzanotte passata, e mi pare un momento. Ci confidiamo tutti i nostri secreti, ci riprendiamo, ci avvisiamo dei nostri difetti. In somma questa conoscenza forma e formerà un’epoca ben marcata della mia vita, perché mi ha disingannato del disinganno, mi ha convinto che ci sono veramente al mondo dei piaceri che io credeva impossibili, e che io sono ancora capace d’illusioni stabili, malgrado la cognizione e l’assuefazione contraria così radicata; ed ha risuscitato il mio cuore, dopo un sonno anzi una morte completa, durata per tanti anni…

 A Teresa Carniani Malvezzi
                                                                                               Bologna 30 Ottobre 1826

Contessa mia, l’ultima volta che ebbi il piacere di vedervi, voi mi diceste così chiaramente che la mia conversazione da solo a sola vi annoiava, che non mi lasciaste luogo a nessun pretesto per ardire di continuarvi la frequenza delle mie visite. Non crediate ch’io mi chiami offeso; se volessi dolermi di qualche cosa, mi dorrei che i vostri atti, e le vostre parole, benché chiare abbastanza, non fossero anche più chiare ed aperte…

                                                                                               Recanati 18 Aprile 1827
…Né anche vi domanderò nuove di voi: perché spero che presto potrò dirvi a voce tutto quel che vorrete sapere, e domandarvi tutto quello che vorrò saper io. Intanto amatemi, come certamente fate, e credetemi your most faithful friend, or servant, or both, or what you like.

 Ad Antonio Papadopoli
                                                                                               Bologna 21 Maggio 1827
 …Come mai ti può capire in mente che io continui d’andare da quella puttana della Malvezzi? Voglio che mi caschi il naso, se da che ho saputo le ciarle che ella ha fatto di me, ci sono tornato, o sono per tornarci mai; e se non dico di lei tutto il male possibile. l’altro giorno, incontrandola, voltai la faccia al muro per non vederla…

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