mercoledì 6 ottobre 2010

Recuperi: Jackson C. Frank "Jackson C. Frank" (1965)

La storia di Jackson C. Frank, più che per l'unico disco inciso nella sua carriera, è interessante perché è la storia di una sfiga tenace e invincibile.

La prima volta che Jackson C. Frank prende in mano una chitarra ha undici anni, si trova in una corsia di ospedale (e ci resterà per altri sei mesi) con ustioni sul 50% del corpo.
Charlie Castelli, il professore che gli regala la chitarra, è sicuramente ben intenzionato, ma non riflette sul fatto che, quando la caldaia della scuola è esplosa, la colonna di fuoco che ha sprigionato ha interrotto proprio la lezione di musica che Jackson stava seguendo, uccidendo quindici dei suoi compagni di classe. Non è una sorpresa, quindi, che per Jackson C. Frank suonare non diventerà mai una cosa semplice e gioiosa.

A 21 anni, con i soldi dell'assicurazione (dati in ritardo di dieci anni, ma va bene), Jackson C. Frank si trasferisce in Inghilterra per cercare di infilarsi nel circuito dei cantanti folk. Più o meno ci riesce e nel 1965 registra  il suo unico disco (imponendo di mettere schermi fra sé e i produttori e i fonici, in modo da non essere visto mentre suona, fobia che non faciliterà certo la sua carriera), con un non ancora famoso Paul Simon.
Il disco piace ma non fa sfracelli, è più una cosa da happy few.
Jackson C. Frank intanto si fa venire il blocco dello scrittore, si sposa con una modella (unica nota positiva della sua esistenza), da fondo ai soldi dell'assicurazione e se ne torna mogio mogio in America.

Intanto: uno dei due figli avuti con la modella muore di fibrosi cistica e JCF entra in depressione e dopo un po' viene internato in un istituto. Quando ne esce, povero e solo, torna a vivere con la madre.

Intanto tutti, più o meno si sono dimenticati di lui, anche se Simon e Garfunkel hanno fatto cover delle sue canzoni e Roy Harper gliene ha persino dedicata una.

Nell'84, mentre la madre è in ospedale per un intervento al cuore, JCF va via di casa (e sulla tempistica di questa fuga si potrebbero aprire scenari da Cognizione del Dolore) e va a New York, nel tentativo di ribeccare Paul Simon e rientrare nel giro della musica. Lo fa ovviamente alla cieca, non lascia recapiti a cui essere rintracciato e finisce a fare il mendicante. Ogni tanto quelli dei servizi sociali lo raccattano e lo ospitalizzano con la diagnosi di schizofrenia.

Intanto, nei primi anni '90, una delle poche botte di culo: un professore universitario di provincia si imbatte prima in alcuni dischi appartenuti a JCF, con dediche di Roy Harper e altra gente famosa, in un negozio di dischi di seconda mano. Fa delle ricerche e scopre qualcosa su questo cantante dimenticato. Dopo un paio d'anni, scopre che si trova a New York e decide d'aiutarlo: gli da qualche soldo, cerca di rimetterlo in contatto con gli amici di un tempo.

Si apre un periodo di speranza per JCF: un pomeriggio però, mentre è sul molo di New York nei giorni in attesa di tornare a Woodstock (dove abita e dove dovrebbe finalmente registrare il suo nuovo disco), viene colpito da un proiettile vagante all'occhio sinistro, e rimane accecato. A quanto pare dei ragazzini giocavano con un fucile ad aria compressa, e semplicemente JCF ha avuto sfiga.
Il professore che l'aveva riscoperto lo riporta a Woodstock e, poco tempo dopo (nel 1999, a 56 anni), JCF muore, senza essere mai riuscito a finire di registrare il suo secondo disco.

L'unico disco registrato è bello, a tratti molto bello: un po' un Nick Drake ante litteram, un po' folk classico e triste all'inglese, anche se fatto da un americano.
Incollo due pezzi, ma su youtube ci sono quasi tutti, e vale la pena ascoltarli.





Nessun commento: