mercoledì 5 settembre 2012

Fiction's about what is to be a fucking human being



Ricordate? Sbocciavan le viole, con le nostre parole… Estate, ricordi. Scherzi telefonici, ad esempio: la polizia, chi non l’ha mai chiamata per scherzo? Grandi romanzi: mi ricordo che con Delitto e Castigo, letto in Portogallo, mi feci una delle più lunghe risate di sempre, ma non ricordo per cosa. Di Memorie dalla casa dei morti ricordo solo le bastonate ai carcerati e la parola “schifiltoso”, che incontrai per la prima volta, avendo usato sempre e solo “schizzinoso”. Oppure, ed è una cosa che adesso chiederei alle mie compagne delle medie, scherzi alle compagne delle medie: non mi ricordo come, ma un giorno arrivò un gioco per cui tra maschi ci si soffiava nell’orecchio e si avevano dieci secondi di tempo per toccare il culo a una ragazza, altrimenti si era froci. Proprio così. Ecco, ma le ragazze di questo gioco e di noi, che pensavano?

Comunque, c’è questo film, L’estate di Giacomo, di uno che ha 30 anni grossomodo, che prima ha fatto un documentario su alcuni cacciatori e su un certo spirito che si crea andando a caccia, che si chiama Jagdfieber ( e che si può vedere qua ). Un film girato con stile documentaristico, seguendo le giornate di Stefania e Giacomo, che ha appena riacquistato l’udito dopo un’operazione. Sono belli, belli nel loro girondolare incerto e impaziente, nei loro giochi d’acqua, nel loro avvicinarsi all’attrazione tirandosi la sabbia bagnata; nei loro discorsi un po’ sconclusionati, nelle parolacce di Giacomo e nelle risposte a mezza bocca di Stefania. Poi nei ricordi si immette un’altra persona, e il film finisce. Pur essendo fragile, sta avendo un discreto séguito, non so mai dov’è e se c’è un confine tra il sublime ( un altro confine in fondo ) e lo sgraziato, tra il bello e il brutto insomma. 


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