mercoledì 15 giugno 2011

Cose di questo mondo (non li uccise un malore) - La rubrica dei film di Stefano



È STATO MORTO UN RAGAZZO. Federico Aldrovandi che una notte incontrò la polizia – ITA 2010, 95’. Regia di Filippo Vendemmiati. “è morto. Il tuo amico è morto perché era un drogato, anche tu sei un drogato, lo sappiamo che siete tutti drogati, dimmi dove prendete la droga”.
Come apprendo dal blog aperto dalla madre di Federico Aldrovandi, venerdì scorso i quattro poliziotti indagati sono stati condannati anche in secondo grado per eccesso colposo. Inoltre anche altri poliziotti furono condannati in primo grado per vari capi d’imputazione. È difficile dire qualcosa di più su questo film, cioè vedetelo e basta. Visitate il blog di Patrizia Moretti, la madre di Federico, leggete le parole con cui racconta il suo dolore. Nel film tornano le parole della madre, ci sono le fasi del processo, i tentativi ignobili di trattare la materia come una fatalità, descrivendo il ragazzo come un “drogato” o un “pazzo”, una “bestia”; ci sono i vecchi filmini di Federico bambino e adolescente e insomma il racconto doveroso di una vicenda che in qualche modo ci riguarda. Film che lascia affiorare i sentimenti, che non cerca di sovrapporsi, che accompagna i passi dei genitori di Fedirico Aldrovandi con la volontà e il diritto di sapere ciò che successe quella notte. Il perché poi accadano queste cose richiede allo stato e alla società una lucidità e un impegno futuro, adesso è importante che si sappia che un ragazzo è stato ammazzato.



12 DICEMBRE – ITA 1972 ( moltissimo tempo fa… ), 43’. Regia di Giovanni Bonfanti, da un’idea di Pier Paolo Pasolini. Riecheggiano le grida “Viva Marx! Viva Lenin!” in un film girato tra il ’70 e il ’72, partendo dalla strage di Piazza Fontana a Milano, una bomba piazzata nella sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura, cha causò la morte di 17 persone e 88 feriti. Insieme ai molti arrestati ci fu Giuseppe Pinelli, anarchico, interrogato in questura per tre giorni e poi morto precipitando dal quarto piano. Si vedono le interviste alla moglie di Pinelli e alla madre di lui credo. Poi lo sguardo si allarga sui movimenti operai, sulle discussioni dei gruppi, ex-partigiani e lavoratori. Le condizioni di lavoro erano quando non mortali di una pesantezza incredibile. Per una paga poi comunque da fame. C’è un ex-partigiano che commenta: “ma che repubblica abbiamo fatto?, e al partito mi dicono di stare calmo, un passo alla volta, un passo alla volta. Mi pare che ci debba essere un buco enorme sopra ai nostri passi.” Si arriva a Reggio Calabria, dove avvenne una sorta di rivolta, ci furono barricate e azioni dinamitarde, fino all’intervento dell’esercito. Da non crederci. Il film finisce con un primo piano sul volto di una ragazza, emigrata assieme alla sua famiglia a Torino, quando gli immigrati erano italiani ( in Italia ). Tornano i “Viva Marx! Viva Lenin!” e si rimane a riflettere su quando c’è da scoprire e da conoscere. Sui fatti raccontati sopra in maniera tanto sommaria quanto neutra per chi vuole c’è la rete e ci sono libri su libri, tranne forse per alcuni misteri, tipo i malori che fanno compiere balzi dalle finestre.

Nessun commento: