"Non bisogna avere paura, quindi , di tirare una conclusione radicale riguardo alla figura del leader: la democrazia di regola non può andare al di là di un'inerzia pragmatica utilitaristica, non può sospendere la logica del "servizio dei beni" ("services des biens"); di conseguenza, nello stesso modo in cui non esiste un'autoanalisi, dal momento che il cambiamento analitico può avvenire solo attraverso la relazione di transfert nella figura esterna dell'analista, un leader è necessario per suscitare l'entusiasmo per una Causa, per causare un cambiamento radicale nella posizione soggettiva dei suoi sostenitori, per "transustanziare" la loro identità.
Questo significa che la questione fondamentale del potere non è: "è legittimato democraticamente oppure no", ma: qual è il carattere specifico (il "contenuto sociale") dell' "eccesso totalitario" che appartiene al potere sovrano come tale, indipendentemente dal suo carattere democratico o non democratico?"
(Slavoj Zizek, "In difesa delle cause perse", p. 470)
Zizek (che sto leggendo in questi giorni e di cui parlerò per bene non appena lo finisco) mi ha appena suggerito che Berlusconi è il nostro analista (che lo si voti o no: è comunque l'uomo che incarna il potere oggi in Italia).
Facili battute da film porno a parte - e che comunque svelano una verità EVIDENTE - mi sembra una roba su cui riflettere: qual'è il contenuto dell'eccesso "totalitario" (o almeno non-democratico) berlusconiano, qual'è la sua "Causa" trasfigurante - transustanziante (a parte un'evidente reazione-paura nonché voglia di fottere gli altri e fare come cazzo ci pare in cui la figura di Berlusconi offre una facilissima identificazione)?
Temo che ci sia qualcosa di più ma non ho ancora afferrato il punto.
(ci sto pensando, volevo solo condividere)
2 commenti:
zizek è un sublime kazzaro.
l'ho letto per colpa dell'alcolista cremonese con problemi di scrittura, esperienza estatica
beh, un pò cazzaro è, però è rinfrescante, per alcune cose.... e non è affatto scemo!
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