Gianni Celati
Sonetti del Badalucco nell'Italia Odierna
Feltrinelli, 108 pp
7,50 €
Verso questo libro ho sentimenti contrastanti. Per fortuna sono sentimenti di entità modestissima.
Il libro racconta la vita dell'attore Attilio Vecchiatto, del suo successo in Sud America, del suo amore incestuoso per la madre e, soprattutto, delle sue peregrinazioni in Italia, in cui ritorna da anziano, sconosciuto ai più.
Inframmezzati al racconto della sua vita, ci sono inseriti alcuni dei sonetti che Vecchiatto scrive dopo il suo ritorno in Italia: sonetti dedicati al tempo che passa, al degrado della società italiana, rovinata soprattutto da politici e televisione e al Badalucco, figura archetipa dell'italiano furbo, il peggiore di tutti, e di cui, per scoprire il nome basta sommare i due mali dell'Italia: il politico e la televisione.
E quindi: le parti para-borgesiane dedicate al racconto della vita dell'immaginario (però: l'insistenza sulla sua esistenza è una delle cose che mi piacciono del libro) Vecchiatto sono a tratti molto riuscite, anche se occasionalmente il tono classico dell'ispiratore argentino viene declinato in una maniera che si vorrebbe più ironica e che invece è solo un po' pecoreccia (per esempio: tutte le scene-omaggio a Dario Fo, che compare in ciabatte e vestagliona, dando la caccia al povero attore immigrato di ritorno).
I sonetti invece sono quasi tutti irresistibilmente mosci: quelli sulla vecchiaia e sulla morte, ci sta anche. Quelli sul Badalucco, sulla tv e sui politici mi piacerebbe mi stupissero, mi divertissero o mi facessero incazzare. Niente di tutto questo, purtroppo: si rimane con l'impressione di aver letto un Borges molto minore in cui, dopo aver letto della enciclopedia di Uqbar, nell'appendice se ne mette un pezzo, e parla di Pinerolo.
Nessun commento:
Posta un commento