Il primo è Instapaper, un servizio che permette di "salvare" in una cartellina personale le robe scovate in giro su internet e di leggerle più tardi. E' un servizio che ha senso per articoli testuali piuttosto lunghi, quelli che di solito, mentre si naviga, si tende a scorrere soltanto, ripromettendosi di leggerli più avanti. In pratica, è la versione elettronica del "me lo fotocopio così quando ho tempo me lo leggo".
Instapaper però sarebbe quasi inutile senza il suo completamento più efficace, ovvero Longform.
Longform è un sito che raccoglie articoli "lunghi" (alcuni lunghissimi) con il link al formato originario, ma anche pronti per essere salvati in instapaper e da lì anche stampati in formato solo testo
.
(Preciso una cosa: sono un difensore degli articoli lunghi, credo siano la salvezza dell'editoria.
E' un'idea del cavolo, lo so, e addurre come prova che io mi sia abbonato al New Yorker on line non è abbastanza, lo so. Ma io ci credo)
Comunque: su Longform si scovano degli articoli eccezionali, di tanto in tanto.
Ho deciso che alcuni li segnalo qui. Saranno praticamente tutti in inglese, ma se avete voglia di faticare un po', valgono la pena di essere letti.
1) Tea and Crackers: Matt Taibbi on the Tea Party. How corporate interests and republican insiders created the Tea Party monster: ogni volta che, pensando alla politica italiana, rischio di farmi assalire dallo sconforto, penso a Sarah Palin e ai Tea Party e mi consolo un po'. Quest'articolo, pubblicato su Rolling Stone, da un'idea piuttosto vivace dell'elettorato di riferimento dei Tea Parties e della retorica utilizzata dai suoi capi. Il cuore dell'articolo, contenuto nelle prime pagine, è però contenuto in questo passaggio:
"Vast forests have already been sacrificed to the public debate about the Tea Party: what it is, what it means, where it's going. But after lengthy study of the phenomenon, I've concluded that the whole miserable narrative boils down to one stark fact: They're full of shit"
(Ampie foreste sono già state sacrificate al dibattitto pubblico sul movimento dei Tea Party: che cos'è, cosa significa, dove sta andando. Ma dopo un lungo studio del fenomeno, ho concluso che l'intera miserabile questione si riduce a un fatto molto semplice: sono pieni di merda.)
2) What is poetry? And does it pay? : pubblicato su Harper's Magazine, è il racconto di una delle due più importanti convention di poeti dilettanti americane, organizzata dalla Famous Poets Society. L'autore invia una sua poesia allettato dal premio di 25.000 dollari, paga i 500 dollari circa necessari a partecipare alla convention (ovviamente praticamente chiunque abbia inviato una poesia è ritenuto meritevole di passare alla fase finale del concorso ...), riceve due prestigiosi riconoscimenti (il Prometheus Muse of Fire Trophy e il Poet of the Year Medallion) esclusivamente in virtù della sua partecipazione, e descrive le attività, le lezioni, le cene e soprattutto la cerimonia finale con premiazione. Oltretutto, vince anche uno dei premi minori (da mille dollari). Proprio nel momento della vittoria, scrive uno dei passaggi più azzeccati (per tutto l'articolo si è chiesto come possa essere definita la poesia, soprattutto di fronte alle performance degli altri partecipanti all'evento) e divertenti dell'articolo:
"My chair in the winners’ circle afforded me an entirely new perspective on the convention. Who really gave a damn about what poetry was or wasn’t? Poetry was the check in my hand"
(Il mio posto nel cerchio dei vincitori mi consentiva una prospettiva totalmente nuova sulla convention. A chi gliene importa di che cosa sia o non sia la poesia? La poesia era l'assegno che avevo in mano)
(Il mio posto nel cerchio dei vincitori mi consentiva una prospettiva totalmente nuova sulla convention. A chi gliene importa di che cosa sia o non sia la poesia? La poesia era l'assegno che avevo in mano)
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