Nel 1973, mentre tutti in Italia e in Europa sembrano affascinati e in via di innamoramento di Gheddaffi (alias: la via islamica al socialismo, secondo qualche ben informato dell'epoca), Fruttero e Lucentini scrivono un elzeviro su La Stampa non contro Gheddaffi ma contro il modo in cui, sono sicuri, se ne parlerà nei mesi seguenti.
Il loro pezzo viene letto integralmente e integralmente NON compreso dall'ambasciatore libico in Italia, che chiede scuse e spiegazioni e contestualmente minaccia ancheo i proprietari del giornale (ovvero la FIAT) e il governo italiano tutto.
La reazione della direzione (e della proprietà) del giornale è meno ossequiosa di quanto sarebbe oggi e F&L se la cavano con un altro elzeviro in cui spiegano all'ambasciatore che non ha capito assolutamente nulla (ma lo fanno gentilmente, questo bisogna ammetterlo).
Pochi mesi dopo, sull'onda di questa inattesa attenzione della grande politica per i loro innocui editoriali, F&L iniziano a pubblicare (a puntate, su Epoca) il primo capitolo de "L'Italia sotto il tallone di F&L", ovvero questo meraviglioso volume che ho scovato alla libreria Atalante, una minuscola libreria dell'usato di Milano.
Non è un gran romanzo, ovviamente (soprattutto la prima parte, ovvero quella che era stata pubblicato su Epoca): F&L vengono prima trascinati in Libia e costretti da Gheddaffi e da sua nonna a scagliare i propri terribili elzeviri contro la propria patria, poi, di fronte all'assenza di reazioni da parte dell'allora ministro degli esteri Aldo Moro, concepiscono il piano di attaccare l'Italia e di prendere il potere.
Ecco quindi lo sbarco delle brigate premaman sulle coste italiane (a bordo di gommoni e mezzi di fortuna ...) e poi la marcia sopra e sotto Roma dei due condottieri e letterati.
La parte centrale del romanzo (dallo sbarco alla presa del potere) è la più divertente: F&L usano quasi sempre lo stesso trucco, ovvero prendono una metafora abusata del lessico politico/giornalistico/comune dell'epoca e lo usano come se fosse un'espressione letterale. Sembra un mezzo che alla fine può stancare, ma applicato alla politica dei primi anni '70 e ai contrasti tra varie correnti all'interno del vaticano offre invece divertimento continuo.
(Il momento migliore è comunque quello in cui si scopre che Aldo Moro non solo è un arabo pazzo dal vero nome di Al Domohr, ma è anche l'arabo pazzo dei romanzi di Lovecraft)
L'ultima parte (dalla presa del potere alla caduta) è troppo ricalcata sul ventennio fascista per essere molto più di una semplice parodia, anche se l'allenza con la Svizzera sotto il segno della Svanzica rimane un grande passaggio, così come anche tutta l'organizzazione del nuovo stato sotto l'insegna del PNF&L (con conseguente onnipresenza di riferimenti a "La donna della domenica").
Insomma: è abbastanza (non troppo: è ovviamente un libro invecchiato malissimo) divertente, è un bel documento storico e F&L erano (uno è ancora a dire il vero) due uomini meravigliosi: se vi capita leggetelo.
2 commenti:
l'ho ordinato in una libreria dell'usato su ebay.
dovrebbe essere in viaggio. grazie, giuseppe.
ciao sono una libraia di Roma sto disperatamente cercando un libro di satira edito nel 1974 per conto di un mio cliente, ma ho pochissime informazioni..navigando sul web ho incontrato il tuo blog e questo libro sembra avvicinarsi un po' a quello che sto cercando!purtroppo l'unica info che possiedo è il finale: segue SPOILER: (tutti i politici carichi di soldi prendono un volo da Ciampino e lasciano il nostro paese)puoi dirmi se questo libro ha lo stesso finale? non posso certo procurarmi tutti i libri di satira del 1974!^_^ grazie in anticipo!
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