Reality ( 2012 ). Regia di Matteo Garrone.
L’umanità varia e irripetibile. Ossessioni e stramberie pittoresche
di massa, quella dell’apparire, dell’uscire dall’anonimato, dell’essere famosi.
Lo sguardo sognante si posa sui moderni Freaks ( detto senza nessunissima
voglia di giudicare, anzi, detto perché provo disagio quando mi pare di
esercitare uno sguardo dall’altro in basso, con l’aria di chi pensa di un altro
che è uno stupido ), che per fortuna sono talmente tanti da essere divenuti
pubblico e protagonista ( ecco, alla fine sono un
potenziale fenomeno da baraccone, solo più controllato, più silenzioso, più
consapevole magari ). Una fiaba senza l’atmosfera dei boschi e dei
castelli, senza la magia Burtoniana, ma con i contrasti spiazzanti di una
famiglia popolare ( per capirci ) che vive in un palazzo antico, si traveste per
una Versailles trash ( ammesso che una volta non lo fosse ) e si strucca compostamente prima di andare a dormire.
Peccato che l’ideuzza di andare in tv si insinui nel protagonista e lo travolga
pian piano fino a fargli perdere ogni contatto con la realtà ormai sfuocata per
sempre e fino a lasciarlo disteso e ridente. E poi Gaetano ( Troisi ), la sua
timidezza o presunzione, i suoi tic. Non solo battute memorabili, ma una
piccola indagine sui comportamenti, sul lasciarsi andare, sul bisogno di
parlare, sulla gelosia.
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