Pur non essendo un amante del genere fanta-qualsiasi cosa è
innegabile che vedersi sparare negli occhi ( negli occhialetti ) scenari
maestosi e figure definite al dettaglio dona all’esperienza cinematografica un
certo piacere. È uno spettacolo. Poi se lo confronto con Alien, appena rivisto,
vince nettamente Alien, vince il 1979. E vince perché non doveva dimostrare
nulla e non doveva piacere per forza, per cui ogni scena o dialogo sono
essenziali al film, nessun ammiccamento, nessuna battuta scontata, siparietti
ridotti all’osso. Tensione massima grazie a spazi ristretti e pochissima luce. Inquietudine
per l’elemento estraneo che si insinua nel corpo per far nascere un essere
perfetto e immorale. Prometheus ha ambizioni maggiori, anche in termini
narrativi, per questo disperde alla lunga il potenziale. È un po’ come se Alien
fosse un racconto e Prometheus e i suoi eventuali seguiti un romanzo. Dentro c’è
l’origine della vita umana, la presunta differenza tra chi crede e chi è
razionalista ( detto alla grossa e mostrato nel film in maniera banale
purtroppo ), e c’era bisogno di un lavoro di scrittura più sostanzioso, più
raffinato. Ma non si può avere tutto, e comunque si esce dalla sala con la
voglia di spiegarsi alcune cose, di parlarne.
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