Ricordate? Sbocciavan le viole, con le nostre parole…
Estate, ricordi. Scherzi telefonici, ad esempio: la polizia, chi non l’ha mai
chiamata per scherzo? Grandi romanzi: mi ricordo che con Delitto e Castigo,
letto in Portogallo, mi feci una delle più lunghe risate di sempre, ma non
ricordo per cosa. Di Memorie dalla casa dei morti ricordo solo le bastonate ai
carcerati e la parola “schifiltoso”, che incontrai per la prima volta, avendo
usato sempre e solo “schizzinoso”. Oppure, ed è una cosa che adesso chiederei
alle mie compagne delle medie, scherzi alle compagne delle medie: non mi
ricordo come, ma un giorno arrivò un gioco per cui tra maschi ci si soffiava
nell’orecchio e si avevano dieci secondi di tempo per toccare il culo a una
ragazza, altrimenti si era froci. Proprio così. Ecco, ma le ragazze di questo
gioco e di noi, che pensavano?
Comunque, c’è questo film, L’estate di Giacomo, di uno che
ha 30 anni grossomodo, che prima ha fatto un documentario su alcuni cacciatori
e su un certo spirito che si crea andando a caccia, che si chiama Jagdfieber (
e che si può vedere qua ). Un film girato con stile documentaristico, seguendo
le giornate di Stefania e Giacomo, che ha appena riacquistato l’udito dopo
un’operazione. Sono belli, belli nel loro girondolare incerto e impaziente, nei
loro giochi d’acqua, nel loro avvicinarsi all’attrazione tirandosi la sabbia
bagnata; nei loro discorsi un po’ sconclusionati, nelle parolacce di Giacomo e
nelle risposte a mezza bocca di Stefania. Poi nei ricordi si immette un’altra
persona, e il film finisce. Pur essendo fragile, sta avendo un discreto
séguito, non so mai dov’è e se c’è un confine tra il sublime ( un altro confine
in fondo ) e lo sgraziato, tra il bello e il brutto insomma.
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