giovedì 12 luglio 2012

VISIONI ESTATICHE APPROSSIMATIVE


C’è un senso di perplessità e di rilassatezza in questi film, opere insolite per il panorama che siamo soliti osservare. Modi di raccontare affidandosi solo alle immagini e ai suoni d’ambiente e ad episodi che si possono o meno legare fra di loro. Sembra quasi di assistere ad una continua pausa di un viaggio, quando si va nei paesini di montagna e a un certo punto ci si siede da qualche parte e si osserva quello che succede. Non succede nulla, ma nell’attesa si guarda. Paesini dalle viuzze così strette che a passeggiarci sembra di invadere lo spazio degli abitanti. Più naturalistico Le quattro volte, con il suo scandire il passaggio della vita attraverso la morte di un vecchio, la nascita di una capretta, l’abbattimento di un albero e pure la lavorazione di un minerale. Più misterioso Il dono, che svicola anche nell’osceno e che ritrae un vecchio alle prese con la suoneria del cellulare e una foto porno che non sappiamo cosa stia a fare. Ci vuole pazienza, è vero, però qualcuno potrà trovare uno sguardo diverso dal solito.

Un'intervista al regista Michelangelo Frammartino

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