COSMOPOLIS – 2012, 108’. Regia di David Cronenberg.
Beh, sarebbe da rivederlo per capirlo meglio, per
riascoltare alcuni dialoghi, e tutto sommato perché un suo fascino ce l’ha
eccome. L’impressione è che forse sia dovuto alla situazione narrata più che
alla sua riuscita, ma poi non è detto che sia così importante. Un giovane
ricchissimo ( società finanziaria ) e ossessionato dal controllo, delle
informazioni, del suo corpo, si sposta praticamente sempre all’interno di una
limousine insonorizzata e blindata in una giornata che vorrebbe essere cruciale
per le sorti del mondo, c’è infatti una manifestazione contro il capitalismo,
c’è il presidente in pericolo, ci sono attentati a membri delle organizzazioni
monetarie; ma è solo un’altra giornata. Tutto ciò diventa lo spunto per parlare
di una società votata all’insensatezza, rappresentata dal protagonista. Ora, io
onestamente di questi discorsi comincio un po’ a rompermi. Nel senso che da una
parte ci sono i problemi che scaturiscono da questo modello economico e sono
concreti e andrebbero analizzati con cura; dall’altra ci sono le possibili
satire o analisi sulla società che vorrei fossero presi più seriamente. Perché
io non vedo la connessione tra l’idea ad esempio che le transazioni finanziarie
sono prive di una logica accettabile e hanno il potere di determinare la
povertà o la ricchezza di troppa gente e l’idea che questo porti ad una società
privata di significati ed emozioni, disciolta in serie di bit, rappresentata
nel suo culmine edonista da un giovanotto come quello del film. Oppure tra
l’idea che la frammentazione e l’organizzazione temporale abbia inciso a tal
punto sulla società ( un mio amico mi ha suggerito che il fatto che le persone
possano vivere in una nazione in cui vige la stessa ora per tutti è alla base
del concetto di comunità immaginaria propria del nazionalismo, per cui anche se
in realtà le persone non si conoscono effettivamente tutte fra di loro, possono
ugualmente sentirsi parte di una comunità attraverso vari simboli e grazie
anche ad un tempo uguale per tutti, laddove magari per la società contadina, la
simultaneità veniva esperita solo nei tempi di lavoro, scanditi piuttosto dalla
natura ) e quello che avviene sullo schermo. Il protagonista è un
rappresentante del capitalismo? No, è un beneficiario. E di per sé non dice
nulla sullo stato delle cose. Però è affascinante, perché è ben recitato, e
perché fa cose affascinanti. Non credo che possa dire nulla su di noi. Mi pare
insomma di aver visto un’opera confusa, che pesca da situazioni esistenti e in
corso di dibattito per tenere assieme il tutto. Per quanto poi devo ammettere
che è un film che dà la possibilità di ragionare in molte direzioni. Ad esempio
mentre lo vedevo, ascoltando il protagonista che parlava del bisogno di scopare
mi è venuto in mente il finale di Eyes Wide Shut, solo che quest’ultimo è un
film che oltre ad una solida base psicologica restituisce con le immagini e con
i suoni qualcosa di grandioso e allo stesso tempo di vero. Cosmopolis risulta
oppresso in qualche modo, con un continuo sentore di qualcosa di brutto che
deve accadere ma con troppi tempi morti, ma forse è proprio questo ciò che
vuole esprimere. Persone che parlano fra di loro senza davvero dirsi nulla. Che
è però ciò che non sopporto di un’opera che vuole analizzare la società o
comunque farne delle fotografie. Come nella scena di un rave messo in atto in
un teatro, per parlare della sofferenza dei giovani, così belli mentre danzano
eppure fatti di qualsiasi cosa. Che vuol dire? A parte il fatto che la maggior
parte dei giovani di un certo mondo non si droga e vive come può, soffrendo a
volte e gioendo altre. Tutto per un taglio di capelli, simmetria-asimmetria,
flusso finanziario che non risponde ad antiche idee, nessuna armonia, perdita
di senso, violenza improvvisa. Ecco, mi ha lasciato indifferente. O forse ci
ripenso e cancello tutto. Per concludere, direi che è da vedere e che non mi
sento propriamente a mio agio ( e in grado ) nello scriverci su dopo una sola
visione e considerando la vastità di ciò di cui vorrei provare a scrivere.
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