(Il gruppo si chiama Japan Suicide, e se non fosse troppo tardi il mio primo consiglio sarebbe di cambiare nome. Ecco, probabilmente da ora in poi mi odieranno, e dire che mi stanno così simpatici, cazzo. Certe cose dovrei tenermele per me)
(il nome del disco, MOTHRA, invece, mi piace molto)
(Qui, il loro myspace - lo linko nonostante il mio odio per la piattaforma - e qui il link per comprare il disco su itunes)
Il problema più immediato riguardo alla recensione o segnalazione da fare di questo disco è stata la mia istantanea identificazione con il gruppo, favorita dalle note accluse ai loro testi e alla loro biografia.
Un recensore serio non si sarebbe fatto fregare.
Per un attimo mi sono ricordato di quando suonavo io. Chi di voi mi conosce o mi legge da abbastanza tempo sa che sono stato uno dei peggiori chitarristi che mai abbiano tentato di mettere su un gruppo musicale. E me lo ricordo benissimo com'è lottare con una canzone e con un suono che non ti esce come vorresti, che in testa è una roba e fuori è un'altra. E' una cosa che mi dimentico sempre, quando mi capitano in mano i dischi nuovi: li prendo come una cosa finita, aspettandomi che i loro autori ne siano entusiasti, siano convinti che è la roba migliore che potevano fare. E invece no: a volte le cose le butti giù, le scrivi, le disegni, per liberartene e per passare ad altro, o come allenamento per il disegno, la canzone, la roba che scriverai più avanti.
Comunque: le note accluse alle canzoni dei Japan Suicide, mi hanno tramesso - anzi - mi hanno ricordato di questa cosa, di come sia difficile trovare il proprio suono, il proprio modo: e la cosa buffa è che invece è evidente che il gruppo quel modo l'ha trovato o quasi, che ci si sta avvicinando a grandi passi.
Cioè, la prima cosa da dire è che io suonavo alla cazzo, e questi invece sono un gruppo. C'hanno una loro voce, ed è ben distinta. E buona pure.
Non in tutti i pezzi, e non per tutto il pezzo, magari; ma molte delle aperture e le code delle canzoni sono quasi sempre molto belle. Aiuta un suono che vivaddio non è compresso. E linee di chitarra e sintetizzatore giustamente intorno a quelle di basso (più o meno scheletro e centro del tutto).(un po' più di movimento dalle parti del batterista non sarebbe male: ma se ho capito bene è l'ultimo entrato nel gruppo, e forse è normale che si limiti a fare il suo mestiere senza strafare)
Cosa va: il suono, dicevo (uno che suona il sintetizzatore e non si crede Dio in terra e non riempie tutti gli spazi disponibili: dove l'avete trovato? tenetevelo stretto)
Il cantante va benissimo. Nelle note accluse al disco, lui stesso mi scrive (riferendosi al bassista) "quando scriviamo le canzoni lui ha già in mente il risultato e come dovrebbe suonare il pezzo, io ci metto l'essere fuori posto". A parte che è una frase magnifica (Stefano, vuoi tenere una rubrica su questo blog? dico sul serio), è esattamente il perché le loro canzoni funzionano, proprio perché si crea tensione tra la voce e la musica intorno (esempio classico senza ri-citare i Joy Division? i Soundgarden: per quanto male abbia fatto al mondo e alla musica Chris Cornell negli anni seguenti, si basavano tutti sul fatto che la voce di Cornell e i riff di Kim Thayil facessero a pugni fortissimo). Stefano non è che canti spessissimo: urla o declama, di solito, e va benissimo così, ma: 1) deve, per piacere, quando canta in inglese, imparare a mangiarsi le parole. Non si possono scandire una a una in quel modo lì, anche se la pronuncia è buona: l'inglese va impastato, anche pronunciando più alla cazzo, davvero.
Un'altra nota dolente (in parte): i testi: non so chi sia l'autore (non ho bene capito); ma ragazzi declamare va bene, ma vi viene meglio per immagini che per slogan (Cronaca nera funziona benissimo, White Rabbit Age pure, ma che so Bush Killer no, The Dub Ink no... dai, non si fa così: ). Davvero: per me potete dire anche LALALALA per tutto il tempo (anni che sogno un gruppo che abbia il coraggio di farlo, seguendo i Sigur Ros anche in ambito più rock), ma dato che siete capaci di scrivere per bene, fatelo sempre, no?
L'ESPERIMENTO MENTALE: ok, alla fine la domanda è, se il disco l'avessi comprato o più probabilmente scaricato perché qualcuno me l'aveva consigliato/ne avevo letto da qualche parte, cosa ne direi? Direi che ha delle aperture/passaggi e dei pezzi di canzoni bellissimi. Che non c'è una canzone che mi sembri sbagliata del tutto (per dire: The Dub Ink mi lascia un po' così: però c'è dentro un movimento che funziona molto bene**); ce ne sono una metà riuscite per intero (Cronaca nera, , Dear Delight, ...) e altre solo in alcuni passaggi (Bush killer mi piace molto poco, si è capito?). Che è un buon gruppo ma secondo me questo disco è per iniziare a suonare forte in giro e per sentirsi (non per essere: quello mi pare che lo siano già) un gruppo serio e non cinque amici che cazzeggiano in una sala prove. Che ho l'impressione che tra un po' faranno un altro disco con alcuni pezzi di questo rimaneggiati e della roba nuova, e che mi piacerà più di questo, che per adesso sto ascoltando anche piuttosto spesso (il prossimo disco lo scaricherò senza pietà, con ogni probabilità, sappiatelo, a meno che non suoniate a Milano e io lo compri al banchetto al concerto, unica forma di acquisto cd che mi sembri etica).
Voto? Devo dare proprio un voto? Tre pallini su cinque direi. 6.87, se fossi Pitchfork.
Insomma mi è piaciuto. Se suonano dalle vostre parti andateci, che meritano. E comprate il cd al banchetto, spilorci.
** Quando vivevo con il mio amico batterista BANNI, lui rideva sempre molto del fatto che definissi "ballabili" alcuni pezzi del suo tetragono gruppo post-rock. Non ha mai capito per bene cosa volessi dire: volevo dire che dentro avevano dei pezzi in cui ti veniva voglia di seguire le canzoni fisicamente. Ecco, ogni tanto anche i Japan Suicide hanno questa cosa. Non mi viene da dire niente di meglio da dire di un gruppo rock, prendetelo come il vero complimento di tutta la recensione
1 commento:
Buona la musica , interessante il disco , gran copertina , buona recensione !
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