(LA RUBRICA DEI FILM DI STEFANO - Stef, vai a vedere Sex and Zen 3D e ce ne fai la recensione?)
THERE WILL BE BLOOD – USA 2007, 158’ . Regia di Paul
Thomas Anderson.
Raramente mi è capitato di vedere un film con una tale forza
espressiva capace di farti rimanere immobile al punto che quando rifiati dopo
una scena hai le gambe che ti fanno male. Prima se pensavo al cinema puro
pensavo a Kubrick o Leone, adesso mi viene in mente subito questo film.
I primi quindici minuti, favolosi, con una sirena ( Jonny
Greenwood, suoni con la band più fica e sei pure un gran compositore! ) sparata
verso le frontiera, dove un uomo è in cerca di sangue nero.
Certo bisogna menzionare Daniel Day-Lewis ( e bisogna
vederlo in originale sennò non vale ) e accennare alla storia. Daniel Plainview
è uno che sa trovare i pozzi buoni, porta con sé il figlioletto orfano del suo
amico, sia per devozione che per far buona impressione con la gente, e un
giorno si imbatte in un ragazzo che dice che dove abita lui di petrolio ce n’è
a volontà. È la svolta. Plainview accresce sempre di più le sue fortune, arriva
a rifiutare contratti milionari per fare di testa sua e portare il petrolio
ovunque senza bisogno di nessuno. Ma più il petrolio viene estratto più cresce
il suo odio, verso tutti. Verso il predicatore con cui deve scendere a patti
per farsi vendere le terre dalla gente che pende dalle sue labbra; verso suo
figlio, rimasto sordo dopo l’incendio alla torre d’estrazione, verso chiunque
provi a vivere in maniera serena. Musica: Fratres
di Arvo Pärt e questo
di Brahms. Poi i pezzi di Greenwood: Popcorn Superhet Receiver,
Prospectors
Arrive e Convergence.
Questo film invece ti attanaglia con la miseria umana, con
il razzismo e la ferocia di cui siamo capaci. Ambientato in Messico, ma pare
che nel futuro prossimo sorgeranno “zone” in diverse parti d’Occidente, dove
all’interno di una grande città sorge un quartiere speciale, una zona appunto,
con i muri e i recinti, con l’ingresso e l’uscita controllati da guardie
private, con un proprio sistema di video-sorveglianza e un’assemblea di
quartiere. Soprattutto la possibilità di negoziare leggi private in accordo con
lo stato. Non bisogna per forza essere straricchi per vivere nella “zona”,
basta non essere come i poveri là fuori, la feccia. Succede che tre ragazzi
entrano di notte grazie alla corrente che salta, irrompono nella casa di una
signora per derubarla e uno di loro la ammazza. Interviene una guardia che
uccide due di loro e però a sua volta viene uccisa da un residente armato. Il
quartiere cercherà dapprima di non far sapere niente alla polizia, poi quando
non sarà più possibile, e intanto il ragazzo superstite è in trappola, si
metteranno d’accordo con le solite mazzette. Alejandro, uno studente non del
tutto convinto della bontà di vivere dietro un muro, finisce per fare amicizia
con Miguel, il ragazzo superstite, lo filmerà mentre confessa i suoi reati, e
cercherà di farlo uscire dalla “zona”.
CONSUMATI. Da
cittadini a clienti – Benjamin R. Barber ( 2007 anno d’uscita, 2010 anno di
pubblicazione in Italia)
Barber considera il capitalismo come malato, non certo come
una malattia. Descrive il cambiamento avvenuto nell’essere passati da una
società spinta dall’ethos protestante
( parlando spesso del saggio di Max Weber ) ad un ethos infantilistico, passando per la privatizzazione del cittadino
fino alla società totalizzante, in
cui il marketing conquista ogni spazio possibile. I passaggi che ho trovati
attinenti ai due film sopra sono quelli in cui racconta i capitalisti di una
volta ( addirittura Jakob Fugger ), parlando di Rockfeller, che mi ha ricordato
il Daniel Pleinview del Petroliere. Così viene descritto Rockfeller, citando un
passaggio dalla biografia scritta da tale Chernow: “nell’intento di imporre un
ipertrofico desiderio di ordine in un industria senza legge e senza Dio, che
poi era quella petrolifera, Rockfeller dimostrava una brama di dominio […] un
atteggiamento di superiorità messianica, e un disprezzo per gli inavveduti che
si mettevano sul suo cammino, oltre che una forma di crudeltà competitiva,
mancanza di scrupoli e collusione su larga scala senza precedenti”. Tutto ciò
comunque inserito nell’ottica dell’ethos protestante.
Per quanto riguarda il film messicano ho trovato questo
lungo passaggio: “negli ultimi vent’anni abbiamo assistito
all’esternalizzazione e alla privatizzazione delle funzioni di polizia nei
paesi sviluppati e in via di sviluppo, ancora una volta guidate dagli Stati
Uniti”. C’è un accenno alle carceri for
profit, non più attente alla punizione e alla riabilitazione dei cittadini,
ma alla competizione con altre aziende. Infine si arriva “all’assunzione di
agenti di custodia privati e la creazione di comunità chiuse e segregate che
caratterizzano sempre più le periferie americane, che tentano di isolarsi dal
degrado urbano. A Parigi e Londra, la valenza è opposta: lì le ricche enclave
del centro cercano di isolarsi dalle banlieue. L’isolamento è però inefficace:
gran parte dei mali urbani, dalle droghe e dalle gang alle armi e alla
delinquenza giovanile, hanno seguito le popolazioni del ceto medio che si
ritiravano dalle zone centrali per rifugiarsi nelle fasce suburbane e nelle
aree verdi decentrate. E i ghetti della periferia non isolano le élite del
centro dalla violenza e dal caos, come hanno imparato i francesi nell’autunno
del 2005. La privatizzazione della sicurezza non funziona un granché. Inoltre,
isolare le comunità povere privatizzando la sicurezza per i ricchi vuol dire
dividere il popolo e corrompere la cittadinanza democratica. Significa minare
il concetto stesso di sicurezza pubblica, la cui legittimità dipende
interamente dal suo essere costituita e applicata collettivamente. Distribuire
i benefici della sicurezza in base alla classe o al reddito o permettere a
gruppi di una comunità di creare una propria sicurezza privata significa, di
fatto, abrogare il contratto sociale”. Ci sarebbe anche da menzionare il
paradosso delle guardie di sicurezza private utilizzate nelle missioni all’estero
( vedi Iraq ), con la situazione assurda dell’ambasciatore statunitense
protetto da esse invece che dai soldati. Oltre al fatto che gli appalti sono
assegnati dagli uomini di governo che siedono nei consigli d’amministrazione
delle società a cui vengono assegnati tali appalti. Senza contare che queste
forze “speciali” in pratica non rispondono a nessuno.
1 commento:
http://www.super-pop.it/blog/2009/06/Elezioni-Comunali-Sborra.jpg
questa mi era sfuggita
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