Strabiliante. Una strega e il suo amante vengono giustiziati e la maledizione dovrà ricadere sulla stirpe degli esecutori. Due medici, in viaggio nella Russia raccontata da Gogol, in balia di un cocchiere ubriacone, si imbattono in una cripta. Per incidente profaneranno la tomba della strega, il sangue del dottor Kruvajan risveglierà il passato che perseguiterà i Vajda, il principe e i suoi due figli, il giovane Constantine e Katia ( Barbara Steele, come sviene lei… ) identica al ritratto della strega. Ogni cosa al suo posto, ogni inquadratura, i tagli di luce, le musiche, reggono la prova del tempo. Sono passati 50 anni e peccato solo vedere questo film in cameretta, manco un temporale di fuori a fare da dolby surround, però vale lo stesso. Uno dei primi film dell’orrore italiani, ha dei legami con The Haunted Palace di Roger Corman, stupisce per la cura delle immagini e la messa in scena degli ambienti. Si arriva all’interno del castello attraverso un incubo, uno spirito che avanza lentamente lungo i corridoi, fino ad arrivare al cospetto del padre di Katia, a ricordagli la maledizione e a gettare la famiglia nel panico. Kruvajan ormai schiavo viene condotto dal padre per morderlo al collo da un cocchiere che è un tutt’uno con la notte, il malvagio Javutich che prima di venir sconfitto porterà con sé il maggiordomo, i cani e quasi Constantine. Spazio però anche alla storia fra il giovane dottore e Katia, minacciata e impaurita: dopo averla portata in braccio e fatta stendere, Andrej le sbottona la veste per farla respirare meglio, liberandole il collo e i sospiri tutti di chi ha assistito a tale gesto; ancora una scena in cui i due sono affianco nel giardino e discutono del futuro, l’unico momento in cui forse il film eccede in cortesie e vezzi d’altri tempi, poi il regista torna con mano ferma sulla scena e consegna il gran finale: la lotta corpo a corpo tra Andrej e il malvagio Javutich e l’incontro tra la strega e Katia ( interpretate dalla Steele ), attraverso una sorta di macabro orgasmo metempsicotico ( dovrei essere punito come il critico cinematografico di “Henry pioggia di sangue” in Caro diario ), la vendetta che sembra compiersi fino all’intervento della folla, torcia in mano e rogo in testa, istruita dal barbuto Pope. Sì, la strega sarà bruciata per compiere giustizia, però è un’altra storia.
CANI ARRABBIATI – ITA 1974, 96’ . Regia di Mario Bava. Tutta un’altra storia, una ventina di film dopo “La maschera del demonio” si passa al thriller puro. Niente più carezze per lo spettatore. Si parte con una rapina ad un portavalori, un po’ di morti qua e là e un bottino da cento milioni di lire. Dottore, Bisturi e 32, questi i nomi dei rapinatori, trascinano con loro una donna e mettono in mezzo un uomo fermo al semaforo nella sua macchina; in più un bambino avvolto in una coperta che l’uomo nella macchina sostiene malato e bisognoso di cure al più presto. Fuggiranno prima lungo l’autostrada e poi attraverso strade di provincia; troveranno la morte e ben più di una sorpresa. Bisturi e 32 sono personaggi ai limiti della follia, il primo sempre con il coltello in mano o conficcato in gole o pance altrui, l’altro che cercherà in tutti i modi di seviziare la donna presa in ostaggio. Come spesso succede, questo tipo di film porta con sé la sottotraccia dell’abuso sessuale, che ovviamente prevede la presenza di un’attrice attraente, cosa che mi crea disagio perché sono attratto e pure disgustato. Film brutale dunque, che si concentra sulla tensione e sul rapporto tra i passeggeri chiusi in macchina, in una fuga estenuante; una sola traccia musicale per tutto il racconto, che sovrappone un ritmo martellante e angosciante con una melodia epica. Pare che esistano diverse versioni perché la casa di produzione fallì e il film non uscì mai nelle sale. Cattiveria messa in mostra, non si salva nessuno, neppure chi resta vivo.
1 commento:
non ho visto il film e mi rifiuto di vedere quello con will smith (qualcuno l'ha visto? è così brutto come mi immagino?), ma il libro merita davvero!
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