(SEMPRE L'OTTIMO STEFANO)
“non serve un piano, solo pistole più grandi”: DYLAN DOG: DEAD OF NIGHT – USA 2010, 108’ . Regia di Kevin Munroe. Questo film potrebbe essere demolito sia come trasposizione largamente e colpevolmente incurante del Dylan Dog fumetto, sia come opera in sé. Non regge la tenuta da lungometraggio, non regge lo schermo di un cinema, può andare bene come serie tv, stiamo dalle parti di Buffy l’ammazzavampiri con l’eroe bello e muscoloso al posto dell’eroina post-adolescenziale Sarah Michelle Gellar. Spostata l’ambientazione da Londra a New Orleans, tolto Groucho per un altro assistente ( va detto che molte scelte sono state obbligate da mancanza di soldi o questioni legali, fonte wikipedia ) che almeno tiene a galla il film con un po’ di risate, resta da giudicare il film provando a lasciare da parte le delusioni da lettore. Accade che l’indagatore dell’incubo, a causa del solito passato che lascia troppe ferite addosso si è messo a fare il semplice detective e però ovviamente il passato ritorna e giù botte da orbi. A tirarlo in mezzo una donna, bionda e traditrice. I nemici saranno vampiri emo-dark-spacciatori-papponi, licantropi versione Sopranos o Il Padrino, uno zombie cresciuto a steroidi e il mostro finale, demone risvegliato dal sonno che si esprime in una lingua ovviamente sconosciuta e ovviamente sottotitolata. Risollevanti i siparietti dell’assistente di Dylan Dog, novello zombie costretto a frequentare gruppi di sostegno per non-morti per rifarsi una vita. Nel giochino del cogli la citazione metterei il protagonista che gioca al detective tipo Johnny Depp in Sleepy Hollow e una camminata al rallenty in cui l’eroe in penombra spara e getta le armi scariche stile Matrix. In più ad un certo punto viene nominato Sclavi, per dire. Voto: aridàtece DellaMorte DellAmore…
Breve intervallo
Che poi il film di cui sopra neanche l’avrei dovuto vedere; con alcuni dei miei amici sono andato al cinema, ma per vedere Il Rito, quello con Anthony Hopkins, solo che uno del gruppo l’aveva già visto e allora noi altri mossi da un altissimo senso della democrazia e da una comprensibile curiosità intorno ad una figura cara, abbiamo optato per il primo, scontentando però un altro ancora, che oltretutto è la seconda volta che lo invitano per vedere un film e poi sorpresa! Nonostante il cinema multisala il gruppo non si divide, si ricorda di Churchill e risparmia sul pop-corn.
“lo sospettavo…il resto del mondo non esiste”: DELLAMORTE DELLAMORE – ITA\FRA\GER 1994, 105’ . Regia di Michele Soavi. Dunque mi sono andato a rivedere questo film che è un piccolo cult. Nasce dal romanzo omonimo di Tiziano Sclavi (che dovrò leggere) ed ha come protagonista Francesco DellaMorte, custode di un cimitero a Buffalora, in the middle of nowhere. Curiosamente lo interpreta Rupert Everett, che in effetti pare ispirò le sembianze di Dylan Dog, ma è un personaggio a parte, nominato dallo stesso Dylan Dog in qualche storia della serie. Una sorta di alter ego in sostanza, con un assistente, nel film Gnaghi, che si esprime a monosillabi e gli passa la pistola, il maggiolino bianco ed altri particolari che poi ritroveremo nel personaggio dei fumetti ormai famosissimo. Dal momento però che il film uscì nel ’94, è facile pensare ad un film su Dylan Dog. Il cortocircuito lo crea Rupert Everett, e va benissimo così.
Gira intorno all’horror, uno splatter-grottesco, ha delle ottime atmosfere però rischia sempre di cadere nel ridicolo, e forse anche per questo mi è caro e l’ho visto più volte. Lo hanno passato alle 4 di notte su italia uno per molti anni e in fondo penso che all’uscita nei cinema non ebbe granché successo, un film di culto appunto. A Buffalora c’è un’epidemia che fa resuscitare i morti entro 7 giorni dal decesso, e Dellamorte si fa carico di riammazzarli sparandogli come d’uopo alla testa; dopodiché aiutato dal fedele Gnaghi li rimette al loro posto. Poi arriva Anna Falchi e scusate io avrò avuto boh 13-14 anni e ne trassi un che di vago, indefinito, cioè il film finì ma in qualche modo ne fui impressionato, fra morsi alle gole, croci piantate in mezzo agli occhi, teste mozzate che volano e parlano, Lei, così come detta nel film, rappresentava il vero soprannaturale. Lei, vedova, si congiunge con Dellamorte, ma il marito, ritornante stavolta con un buon motivo, la morde e comincia il delirio. Dellamorte sarà ossessionato dal suo ritorno, sia da non-morta che attraverso altre donne con le sue sembianze, e impossibilitato ad amarle, beffato dal destino e dalla sua furia omicida. Qui forse si inserisce un tema caro a Tiziano Sclavi, il mostro che è in noi, e trattando di storie con gli zombi, esseri che vengono ricacciati a forza, l’eroe confonde i vivi con i morti e comincia a portarsi avanti con il lavoro. Dimentico il contorno umoristico, macabro, il sindaco (Stefano Masciarelli) e la figura del commissario (fra Colombo e l’ispettore Bloch) che comincia ad indagare sui delitti. Il film si può trovare su youtube e almeno la scena dell’ospedale merita. Il finale poi aggiunge qualità e lascia il giusto spazio al mistero e all’inquietudine del personaggio di Dellamorte, incapace di immaginarsi che possa esserci un mondo al di fuori di sé, del luogo in cui vive, come il suo amico Franco, che in punto di morte non lo riconosce più, quasi fosse la proiezione folle di un depresso, privato anche dell’amore, a cui rimane solo Gnaghi con cui cambiarsi di posto. Voto: …e infatti!
3 commenti:
Di "Dellamorte Dellamore" ho addirittura il VHS, non lo vedo da parecchio solo perché non sono piú in possesso di un supporto in grado di leggerlo, ma nel contesto splatter era proprio riusciuto, salvo che la Falchi la avrei eliminata. Vabbé che doveva fare lo zombie ma anche prima del processo di zombificazione aveva una sola espressione per tutto il tempo.
Il libro da cui é tratto é ancora piú bello.
Il film su Dylan Dog fá pena e -CENSORED-
beh, su youtube in un paio di scene viene tagliata :)
cmq ci sono notizie su un possibile sequel.
io comunque il libro ce l'ho e non è che fosse proprio bellissimo ...
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