martedì 2 febbraio 2010

Critica Contemporanea: "Italia Amore Mio" di Pupo - Emanuele Filiberto di Savoia

Devo a Macchianera la scoperta (in anteprima assoluta) del testo del capolavoro a firma Pupo - Emanuele Filiberto di Savoia.
Dell'esistenza della canzone già sapevo: per lavoro ho dovuto leggere un pò di settimanali popolari, nelle scorse settimane, e mi ero imbattuto in diversi resoconti circa la genesi di tale capolavoro.

In sintesi: Emanuele Filiberto con le lacrime agli occhi e un negroni davanti consegna ad un commosso Pupo una sua poesia giovanile sull'Italia (i due si sono conosciuti in TV); Pupo, famoso per l'insonnia di cui soffre (troppi pensieri, troppe emozioni, troppa musica nella testa che si affolla per venire alla luce e - buon Dio! - solo due mani e una voce per poterla scrivere e suonare!), spende una notte al pianoforte limando l'acerbo testo e inserendovi quella poesia e musicalità che universalmente gli vengono riconosciute (com'è che si faceva il simbolo del sarcasmo? è necessario che io lo distribuisca qui e lì?).
Infine, viene coinvolto un tenore e la canzone viene presentata a Sanremo.
Ecco il testo:


ITALIA AMORE MIO
(Pupo) Io credo sempre nel futuro, nella giustizia e nel lavoro,nel sentimento che ci unisce, intorno alla nostra famiglia.Io credo nelle tradizioni, di un popolo che non si arrende,e soffro le preoccupazioni, di chi possiede poco o niente.
(E. Filiberto) Io credo nella mia cultura e nella mia religione,per questo io non ho paura, di esprimere la mia opinione.Io sento battere più forte, il cuore di un’Italia sola,che oggi più serenamente, si specchia in tutta la sua storia.
(L. Canonici) Sì stasera sono qui, per dire al mondo e a Dio, Italia amore mio.Io, io non mi stancherò, di dire al mondo e a Dio, Italia amore mio.
(E. Filiberto) Ricordo quando ero bambino, viaggiavo con la fantasia,chiudevo gli occhi e immaginavo, di stringerla fra le mie braccia.
(Pupo) Tu non potevi ritornare pur non avendo fatto niente,ma chi si può paragonare, a chi ha sofferto veramente.
(L. Canonici) Sì stasera sono qui, per dire al mondo e a Dio, Italia amore mioIo, io non mi stancherò, di dire al mondo e a Dio, Italia amore mio
(Pupo) Io credo ancora nel rispetto, nell’onestà di un ideale,nel sogno chiuso in un cassetto e in un paese più normale.
(E. Filiberto) Sì, stasera sono qui, per dire al mondo e a Dio, Italia amore mio.


Mi sembra che un'analisi approfondita sia superflua.
Vorrei però portare la vostra attenzione sul modo in cui, nel testo su riportato, vengono utilizzate le virgole*.
Esse, ci insegna la grammatica pupo-frilibertiana, non hanno alcuna utilità: sono da utilizzare per movimentare graficamente le frasi.
Possono quindi essere inserite prima delle congiunzioni, prima dei complementi di specificazione, al posto dei due punti (anch'essi inutili ma, oh, molto più ineleganti) e ovunque la fantasia ci suggerisca esse possano essere necessarie. Più ce n'è, insomma, meglio è.


(*Per quei fortunati che hanno letto "Uomini d'arme" di Terry Pratchett: sì, il testo di questa canzone è scritto esattamente nel modo in cui il caporale Carota scrive ai suoi genitori adottivi)

Nessun commento: