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Canzoni non troppo sbilenche rette da un piano che è l'ossatura ritmica del gruppo e chitarre che si sbizzariscono in una miriade di stili differenti, dal surf al reggae, da suggestioni arabeggianti al l'indie rock più classico; una voce dal timbro forse non abbastanza originale ma supportata da cori che la raddoppiano/moltiplicano sempre in modo efficace e da linee melodiche quasi sempre indovinate. Atmosfere di volta in volta fumose, lievi, scazzone, a volte perfino ballabili, ma sempre con qualcosa di cupo aggiunto da quel piano che regge tutta la baracca: quello che mi aspetto di sentire quando andrò al bar a ubricarmi da vecchio, tra una quarantina d'anni. Soprattutto due canzoni in apertura (Kid on my Shoulder e The Pot) che da sole valgono un intero album e un disco a seguire che con gli ascolti si rivela alla loro altezza. Un potenziale espressivo che, soprattutto per quanto riguarda le parti di piano, è perfettamente dispiegato e che fa ben sperare per i prossimi album. Un bell'esordio, divertente e intelligente, dall'ennesima band di New York ma di cui in Italia non si sta ancora parlando. Consigliato!
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