BIGLIETTI PREGO!
Sul treno verso la solita manifestazione c’erano due
ragazzette delle medie, o delle superiori, non saprei dire, ormai vado per i 30
e non mi (dis)oriento più in quel senso. Poi arrivò una giovane donna. Bella
che un passeggero prima di scendere passandole di fianco fra i sedili si fermò
come per controllare. Bella ed elegante, discreta, con dei semplici pantaloni
neri e una camicetta rosa leggera sotto la quale albeggiava un reggiseno nero.
Bella con le cuffiette per ascoltare la musica mentre sorrideva al suo piccolo
schermo in mano (beati loro), mentre io sorridevo al mio piccolo libro e un po’
sbirciavo. Poi lei cominciò a truccarsi e a controllare e ricontrollare che
fosse tutto perfetto, prima nel suo specchietto e poi persino nel riflesso del
vetro della carrozza. A quel punto le avrei voluto dire che più di così non
poteva fare, che oltre avrebbe sedotto l’umanità intera, le divinità tutte e
chissà cos’altro. Non dissi nulla. Io osservo, ascolto, prendo nota mentalmente
e a volte riporto in seguito. Arrivo tardi, come alla manifestazione, che
credevo fosse di pomeriggio e invece era di mattina. A dire il vero per alcuni
la manifestazione era organizzata da gente in ritardo con la storia. Il Wall Street
Journal lo chiamò il Movimento per il suicidio economico dell’Italia. Così a
spasso per Roma incrociavo sparuti gruppetti di ritorno stando attento a Google
maps per non perdermi. Lungo Via Merulana, che già è tutto dire, c’è Largo
Leopardi, e qui la toponomastica giocò sporco, assieme a un tale che si mise
seduto poco più in là dove io mi ero fermato per riposare il piede malandato, che non la smetteva di parlare al cellulare
della sua storia con un altro uomo ormai in crisi, dopo nove anni, perché lui
credeva ancora nella sincerità del sentimento (parole sue), mentre l’altro
nella generosità del coito (interpretazione mia). Poi non molto da segnalare,
una visita annoiata al museo d’arte orientale e il rientro in treno con la sera
che avanzava assieme a una metafora della mia inesistente situazione
sentimentale, piccoli appunti come questi scritti sull’onda dell’entusiasmo per
una ragazza incontrata, che man mano si fanno più incerti, circondati da
scarabocchi e righe e forme geometriche ossessive e soprattutto puntini di
sospensione in caduta libera; fino a che arriva sempre il momento che la storia
non c’è, i personaggi non ci sono, non si è fatto neanche un racconto e la
pagina è da buttare (sei solo un amico).
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