DRIVE – USA 2011, 100’. Regia di Nicolas Winding Refn. Wow! Come direbbero i Verdena ( a me piacciono, a voi? ). Avevo sbirciato qua e là per la rete in cui si diceva di un gran film, d’altronde a Cannes non è che premino il primo che passa, e le aspettative sono state confermate, anzi di più. Perché non sapevo bene di cosa trattasse e così mi sono lasciato trasportare alla grande. Va detto che è un film per tutti fino a che non si complicano dannatamente le cose, per cui ci tengo ad avvertire chi non sopporta la violenza sullo schermo. Partenza strepitosa con un film ( un cortometraggio perfetto ) nel film, dove ci viene presentato il protagonista, l’eroe bello e impassibile, calmo e risoluto, che conduce due rapinatori al sicuro dalla polizia. In seguito avremo un’ambientazione notturna stupefacente, che può ricordare le storie di Elmore Leonard e tanti altri che non conosco, cullati dalle tastiere di Cliff Martinez ( proprio lui: ex batterista dei RHCP. Mistero nella colonna sonora: nei titoli di testa io ho letto Angelo Badalamenti, che però pare non c’entri nulla, e poi ho chiaramente ascoltati due pezzi di Trent Reznor, eppure nessuno ne ha parlato nelle recensioni, mah ), da alcuni pezzi stile anni ’80 azzeccatissimi, che creano una specie di viaggio fra Blade Runner ( le panoramiche sulla metropoli e i synth ), tutto il pulp possibile e vario cinema ( il protagonista che impugna il martello è “Old Boy” ). Nella prima parte c’è una rarefazione di parole e azioni, c’è la storia di due persone che pian piano si conoscono, si guardano sempre più da vicino, tutto così perfetto, come il protagonista quando guida; è un asso, che si tratti di scene per i film d’azione che gira o di rapine, o quando ripara auto nell’officina dove lavora. Poi arrivano i cattivi, e il nostro eroe non è da meno. Lascia senza fiato, per alcune scene d’azione, per l’improvvisa efferatezza, per gli sguardi di chi sta per perdersi. Le sonorità risplendenti fanno presto a rabbuiarsi, a sommergerci di cattive vibrazioni, nelle storie c’è sempre qualcosa che va storto e lo sappiamo, ma vogliamo sempre sapere come va a finire, soprattutto in un film come questo. Farebbe il paio con “Bittersweet Life”, film sud-coreano di qualche anno fa tra i miei preferiti in assoluto, però appunto il primo amore non si scorda mai, e così lo lascio a qualcun’altr*.
TOM BOY – FRA 2011, 84’. Regia di Céline Sciamma. Facce da schiaffi, i ragazzini. Laure, fra poco comincia la scuola, e la scambiano per un ragazzo, e lei ci prende gusto, e fa amicizia con un gruppetto e una ragazzina che piace a tutti e che si innamora di un equivoco, un biondino che sa pure giocare a calcio. Uno di quei film in cui ti metti seduto in sala e guardi, o meglio contempli, assorto nelle vite tranquille, le nostre vite fortunate per chi è fortunato, guardi gli altri giocare, crescere, scoprirsi.
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