lunedì 26 settembre 2011
I gravi problemi della città di Lecco
Impossibile non notare le locandine della Gazzetta di Lecco, sabato.
Problemi gravissimi, dalle mamme col SUV (chi non ricorda il "Puttanone col SUV" di Gino e Michele?) agli ex che si trasformano in stalker (incazzatissimi, probabilmente, perché sono stati lasciati dopo aver regalato il SUV)
venerdì 23 settembre 2011
Lista outing: pensavo non mi avrebbe sorpreso, e invece ...
giovedì 22 settembre 2011
la perduta arte del tradurre titoli
"Although You End Up Becoming Yourself" è un libro di David Lipsky su David Forster Wallace. In realtà l'intero libro è la sbobinatura di alcuni giorni di conversazione tra DFW e Lipsky, all'epoca inviato del Rolling Stone. Le cassettine registrate da Lipsky dovevano servire per un articolo che non è mai stato pubblicato, e Lipsky le ha recuperate dopo la morte di DFW.
L'ho letto, in inglese, quest'estate. Carino. In alcuni momenti fa venire voglia di picchiare fortissimo Lipsky: ha sottomano DFW, che incidentalmente dice delle cose fighissime o tristissime o verissime, e lui continua a chiedergli com'è essere diventati famosi. E insiste. Per quattro giorni.
In altri momenti, invece, a Lipsky gli si è grati, perché, incidentalmente, DFW, nonostante le domande sceme che gli fa l'intervistatore, dice cose fighissime.
Il titolo è una frase dello stesso DFW, pronunciata mentre parla dell'educazione ricevuta dalla sua famiglia, dal fatto che la sera leggessero in salotto tutti assieme e che i genitori fossero intellettuali e quindi abbiano stimolato da questo punto di vista sia lui che la sorella, ecc. DFW dice di essere contento di aver avuto un'infanzia e dei genitori del genere e si dice convinto che tutto questo ha avuto un'influenza sul suo essere scrittore "sebbene poi alla fine tu finisca per diventare te stesso".
Ecco. Nel momento in cui Minimum Fax si decide a tradurre e a pubblicare il libro di Lipsky, potevano lasciare qualcosa di simile al titolo originale? Oppure scegliere un titolo meno di merda e meno da manuale di autostima di questo orrido "Come diventare se stessi"? E poi: "David Foster Wallace si racconta": ma de che? Ma perché abbassare il livello di quello che si produce, di default, anche se è rivolto a un pubblico idealmente medio alto? Se non l'avessi già letto lo boicotterei, a priori.
L'ho letto, in inglese, quest'estate. Carino. In alcuni momenti fa venire voglia di picchiare fortissimo Lipsky: ha sottomano DFW, che incidentalmente dice delle cose fighissime o tristissime o verissime, e lui continua a chiedergli com'è essere diventati famosi. E insiste. Per quattro giorni.
In altri momenti, invece, a Lipsky gli si è grati, perché, incidentalmente, DFW, nonostante le domande sceme che gli fa l'intervistatore, dice cose fighissime.
Il titolo è una frase dello stesso DFW, pronunciata mentre parla dell'educazione ricevuta dalla sua famiglia, dal fatto che la sera leggessero in salotto tutti assieme e che i genitori fossero intellettuali e quindi abbiano stimolato da questo punto di vista sia lui che la sorella, ecc. DFW dice di essere contento di aver avuto un'infanzia e dei genitori del genere e si dice convinto che tutto questo ha avuto un'influenza sul suo essere scrittore "sebbene poi alla fine tu finisca per diventare te stesso".
Ecco. Nel momento in cui Minimum Fax si decide a tradurre e a pubblicare il libro di Lipsky, potevano lasciare qualcosa di simile al titolo originale? Oppure scegliere un titolo meno di merda e meno da manuale di autostima di questo orrido "Come diventare se stessi"? E poi: "David Foster Wallace si racconta": ma de che? Ma perché abbassare il livello di quello che si produce, di default, anche se è rivolto a un pubblico idealmente medio alto? Se non l'avessi già letto lo boicotterei, a priori.
venerdì 16 settembre 2011
Visioni Estatiche Approssimative (la rubrica dei film di Stefano)
Premessa doverosa e
imbarazzata: Ebbene sì, anche io talvolta faccio scorrere le immagini
velocemente per saltare i pezzi noiosi. Sarà il caldo di fine luglio, il sonno
che avanza, i film che vedo. In sostanza ho dato fondo ( naturalmente è
impossibile, vedi una cassetta e ne registri due ) ai resti di nottate passate
a reccare Ghezzi fuori sincrono.
Visto per la gran parte di pomeriggio dopo aver inserito la
modalità Tour de France ( d’ora in poi TdF ). Il TdF non è una manifestazione
che si segue alla tv come il calcio o le corse, oppure la pallacanestro, la
pallanuoto, il tennis. È una sorta di pennichella estiva prolungata di circa
tre ore, cullati dalle voci dei cronisti; purtroppo Bulbarelli è passato dietro
le quinte ma rimane Cassani, con la sua erre un po’ francese a spiegare i
rapporti delle catene e tutto lo scibile ciclistico, compresi i piazzamenti di
ogni corridore dal primo triciclo in poi ( sospetto che in realtà il ciclismo abbia
una cosmogonia abbastanza flessibile per cui ogni ciclista ha una biografia
possibile, con corse e vittorie personalizzate ). Non è che bisogna guardare il
TdF ogni minuto, ci si stende sul divano, magari ogni tanto si sgranocchia
qualcosa e si aspetta; un occhio ammirato al paesaggio, magari un pensierino di
passarci le vacanze ( meglio ancora leggendo un articolo di Gianni Mura );
rilassati, fino alla fine. Se c’è un momento importante avvertono i
commentatori alzando il tono di voce. Ecco, il tono di voce è il problema
principale del rischio di seguire i film con tale modalità. Nel caso del film
in questione, quasi totale assenza di sonoro e accenni di voce sempre cortesi (
en française ), l’abbiocco completo è un pericolo costante. Il film è diviso in
capitoli, dai titoli naturalistici, e qua e là una voce spiega il perché del
giorno e della notte, le piogge e i venti, ma a livello di prima elementare.
Abbondanza di inquadrature fisse su scorci, paesaggi, fiumi, viottoli,
sentieri; poi interni di case, cucine, letti, orologi, lavelli, armadi. Spesso
ad inizio capitolo ci sono dei turisti. I momenti più vivaci sono stati due
filmini di repertorio che riprendevano momenti di vita di alcune signore, i
panni stesi al sole e cose così. Mentre lo stavo vedendo sul 3 davano Caterina va in città – ITA 2003, 90’ . Regia di Paolo Virzì, film
che mi piace sempre rivedere tranne nei momenti in cui il personaggio di
Castellitto si rende ridicolo, cosa che mi provoca un senso di vergogna
insostenibile ( giuro! ) e devo distogliere lo sguardo. La valle chiusa mi sà
che siamo davvero in pochi ad averlo visto, riaffiorerà ogni tanto come gli
amori sconfitti sul nascere, narrati con perizia da Cassani e Bulbarelli come
le fughe dei giovani solitari ripresi sempre a pochi metri dall’arrivo. Ci
avevano creduto, ci si crede sempre quando si parte, poi ti superano e resti a
guardare.
THE EMBRYO HUNTS IN SECRET – Jap 1966, 72’ . Regia di Kôji Wakamatsu.
Tutto in una notte. Pioggia battente, “non qui, andiamo in
casa”. La casa non è arredata, qualcosa non va. La ragazza fa la commessa, però
arrotonda con “il più antico” eccetera. L’uomo è pazzo, decisamente; è anche
impotente o sterile, ma soprattutto è pazzo. Piange la mamma e la moglie fatte
a pezzi in passato, oppure sono scappate ( nella follia non si capisce ), e
vorrebbe ricominciare con questa nuova. La lega, la frusta, la ricopre di
monologhi deliranti sui cani, la riduce a schiavetta a quattro zampe. Finché dura. Cos’è che mi è
piaciuto? Mah, direi le prime scene, alcune inquadrature. Strano il commento
musicale, quasi sinfonico, per un film girato tutto in poche stanze. L’inizio
invece bello, con una cantata rinascimentale ( mi ha ricordato il furbetto Lars
di Antichrist ). Estenuante, pure lo avevo visto qualche anno fa.
VICINO AL MARE
AZZURRO – URSS 1936, 71’ .
Regia di Boris Barnet.
Yussuf e Aliosha ( in genere la “h” diventava “k” )
approdano in un Kolchoz ( chiamato Luci del comunismo, i collettivi di lavoro
in pratica ) del Mar Caspio, per lavorare come marinai e meccanici; si
innamorano della stessa donna, che però rimane fedele al suo fidanzato
temporaneamente lontano per la guerra. Un po’ di scazzi, alla fine se ne
tornano a casa. Bello il mare, con la luce che pare oro. Bello visto dal mio
schermo piccolino che pare un oblò. Bella la gente, coi fisici asciutti e gli
occhi vispi.
SOTTO IL SEGNO DELLO
SCORPIONE – ITA 1969, 100’ . Regia di Paolo e Vittorio
Taviani.
Strano film, davvero. Un gruppo di uomini che fugge da
un’isola devastata dal terremoto e dal vulcano si rifugia in un’altra isola. Trovano
una comunità ben avviata che cercano di convincere che la cosa migliore sia partire
per il continente, per costruire lì, senza più vulcani di cui aver paura. Non
sappiamo nulla di loro, la musica spesso copre quello che dicono, si colgono
frasi qua e là, intenzioni, raggiri, violenze improvvise scandite da rumori
fortissimi, sirene impazzite. Il compositore è Vittorio Gelmetti ( collabore
per l’elettronica in Deserto Rosso ), uno di cui vorrei poter ascoltare più
cose, ma sono difficili da trovare. All’inizio sembrava un film sulla lotta
all’ultimo sangue, l’istinto di conservazione, poi invece no. Generazioni a
confronto. Padri contro figli. Mistero.
mercoledì 14 settembre 2011
giovedì 8 settembre 2011
(Sempre restando sul personale - serie 2 /1)
(primo episodio minimalista post-pausa: un paio così, e poi vedrò di tornare a fare qualche episodio un po' più strutturato!)
mercoledì 7 settembre 2011
Best Impression in Earth (La rubrica dei film di Stefano)
Premessa doverosa.
L’ho visto due volte, prima al cinema poi a casa. Per rivederlo con più calma.
La visione fu in un cinema all’aperto, in mezzo ai lamenti e agli sghignazzi. È
troppo lungo, quando finisce, che significa questo, che significa quello. Una mia
amica ( fresca rosa aulentissima, motivo principale di distrazione e agitazione
interiore, bella e impossibile come le rovesciate, che quasi uno si accontenta di
prendere il pallone e sognare, nell’attimo in cui si ricade a terra e la botta
fa male al cuore ) ha provato a chiedere ad una signora se per cortesia poteva
far stare buone le sue bambine, e si è sentita rispondere che tanto i dialoghi
non c’erano.
Nota alla locandina. Ho
scelta quella con il piede di un neonato in omaggio a Gaia, nata da pochi mesi,
mia nipotina. Così se ancora le sue foto non sono state messe su face book
l’ingresso nel world wide web è assicurato.
THE TREE OF LIFE – USA 2011, 139’ . Regia di Terrence
Malick.
Un inno alla vita. Un maestoso, ambizioso inno alla vita. Un
viaggio attraverso continui salti tra le vite dei personaggi, tra l’evolversi
dell’universo e della Terra, ogni stato che si rinnova, ogni esistenza legata
all’altra dall’energia, e prova a dire l’autore, dalla grazia, da Dio. C’è una
famiglia, cui sappiamo sin dalle prime battute che incontrerà il lutto, la
perdita di uno dei tre ragazzi all’età di 19 anni, nell’America anni ’50 delle
messe ogni domenica e dei padri padroni; i momenti di crescita dei bambini, i
loro giochi con la madre che è uno splendore e gli scontri con il padre (
musicista fallito dice lui: i musicisti non falliscono mai ) che esige di
essere chiamato “Signore”. C’è la natura, osservata spesso dal basso verso
l’altro, posando lo sguardo lungo i fusti degli alberi, attraverso i fili d’erba,
verso il cielo, perfino sott’acqua. Lunghe sequenze per raccontare la nascita
delle stelle e dei pianeti, i primi esseri viventi, i dinosauri e infine
l’uomo. Poi le anime, tutte assieme, finalmente assieme per darsi gli abbracci
che mancavano e dimenticarsi dell’odio trasmesso inutilmente. Ora: passata la
sbornia dell’emozione, delle lacrime post-capolavoro, degli stati d’animo
attraversati come se invece di due ore e passa fossero passati anni, dovrei
fare degli accenni su alcuni aspetti tecnici, com’è d’uopo ( sì, d’uopo ) in
questi casi. Per fortuna non faccio il critico e quindi mi limito a dire che ho
trovato perfetto il modo di seguire i personaggi con la macchina da presa, come
in una danza, nei giochi domestici come nelle arrampicate sugli alberi. Il film
alterna tre scenari: quello principale della famiglia, quello del figlio
maggiore ormai adulto che ripensa alla sua vita nel mondo moderno e quello più
naturalistico tipo super quark per usare una similitudine almeno chiara. Le
voci fuori campo dei protagonisti legano il tutto. C’è un’armonia iniziale, la
famiglia, rotta da un lutto, poi si torna indietro a scoprire le altre magagne,
la durezza del padre e la ribellione del primogenito, la sua scoperta
dell’odio. Come potrebbe dire “Quèlo” la domanda non è tanto chi siamo dove
andiamo eccetera, ma piuttosto come direbbe un altro “Che fare?”. Posta la
nostra vicenda in un turbinio di eventi macrocosmici come abitiamo i nostri
spazi, cosa ne facciamo della nostra energia? La risposta del film è affidata
alla voce della madre: vivere amando, meravigliandosi, sperando. Quando il
primogenito ( Sean Penn ) si ritrova a camminare alzando lo sguardo in mezzo ai
grattacieli c’è un momento in cui si accorge di ciò che lo circonda e sorride.
Uno di quei momenti speciali che a volte càpita di incontrare, un lampo di
gioia. Ve ne racconto uno: qualche anno fa stavo andando in motorino per la
campagna dalle mie parti e canticchiavo un po’ a voce un po’ mentalmente
“Otherside” dei Red Hot Chili Peppers. Verso la fine della canzone c’è uno
special in cui la tensione aumenta fino a sfociare nell’assolo distorto di
Frusciante John, ed è il momento che più mi piace della loro musica ( ho molti
dei loro dischi, regolarmente acquistati ). Bene, stavo percorrendo una salita proprio
mentre cantavo lo special, dunque tensione su tensione, e meraviglia delle
meraviglie scollinai sull’assolo di Frusciante con il sole rosso fuoco dei
tramonti in faccia con una coincidenza oserei dire magica, e davvero in
quell’attimo avvertii una gioia ricca, elettrizzante, piena di vita.
Dimenticavo: le musiche, originali e non. Da ascoltare e riascoltare. C’è molta
classica e mi pare anche sacra, ed è da brividi. Film lungo, rece lunga.
martedì 6 settembre 2011
L'Oroscopo di Cinzia - Settembre e la lunazione in Vergine
(Riprendono le trasmissioni: domani i film di Stefano, dopodomani o venerdì la nuova serie di (Sempre restando sul personale), a seguire tutto il resto. Ben ritrovati a tutti!!!)
Settembre e la
lunazione in Vergine
La luna nera in Vergine del 29 agosto ha aperto il nuovo
ciclo settembrino di queste nostre vite e di questo luogo o mondo che
condividiamo. La luna in Vergine vuole ogni cosa al suo posto, ogni persona
indaffarata e immersa nel suo ruolo, mentre amministra, cura e conserva il
raccolto di un intero anno.
Dato che le nostre braccia sono state strappate
all’agricoltura, abbiamo perso il contatto spontaneo con il significato delle
stagioni; ai ricordi di una settembrina infanzia agreste, però, appartiene
quello dei fichi e delle vigne carichi di frutti maturi, quello delle noci che
cadono dai rami… insomma, la terra a settembre emana un assortimento vario di
cibi supercalorici, veri integratori naturali, e questo dovrà pur dire
qualcosa: che dobbiamo farci forti, perché arriveranno mesi, dopo questo, in
cui dovremo affrontare il freddo e il buio e la fatica di lavorare in
condizioni ostili per procurarci il necessario per vivere.
Settembre, però, è un mese ancora luminoso e allegro,
costellato di feste del vino e di gente che canta “ma che ce fregaaaaa, ma che
ce’mportaaaa” e il giorno dopo si ritrova incolonnata in direzione ufficio,
pallida e cianotica apparentemente a causa di uno strangolamento da cravatta
stretta, in realtà provata da un vino cattivello che pareva più buono man mano
che si buttava giù. Ebbene, la tradizione suggerisce che la luna di settembre sia
inzuppata di vino e rossa, luna di sangue che non si sazia.
Ma com’è, segno bono
o segnaccio?
Ariete
I nati in Ariete attraversano un
momento di stasi dopo aver tirato le somme dell’ultimo passaggio di Giove.
Alcune belle realizzazioni e il riposo estivo sono state le premesse di questo
mese meno interessante. Mentre Saturno continua a imporvi un senso della giustizia
che stentate a comprendere, Urano, il signore dell’“hunc et nunc” sta
passeggiando all’indietro nel vostro segno: il senso pratico potrebbe
esplodervi fra le mani nei panni di un problem
solving fin troppo creativo. Si raccomanda una buona nutrizione e
idratazione.
Toro
La luna nera in Vergine unita a
Venere, fatina dolce e buona, ha irradiato del suo incoraggiante trigono la
prima decade del Toro, proprio mentre Giove è diventato retrogrado, ovvero la
fortuna ha cominciato a tornare sui suoi passi. Cosa fanno questi benefattori
quando si voltano e sanno già che dovranno tornare ancora? Riflettono, e
siccome sono saggi è certo che i loro pensieri saranno ben costruiti. Venere e
Plutone vi fanno “ciao” dagli altri segni di terra: rispondetegli!!
Gemelli
Saturno in moto retrogrado vi
sorveglia dal segno della Bilancia. È
dura, eh? Per la terza decade, soprattutto, quanti pensieri gravi… Crescere per
i gemellini è un’impresa ardua, ma Mercurio in sestile dalla terza
decade del Leone offre un sollievo breve ma molto gradito, portando una bella
notizia o una gita piacevole (o che so io… siete così riservati!). La lezione
più importante da imparare consiste nel sapersi spostare attorno a un centro di
gravità permanente, sapendo che svolazzandogli attorno non vi brucerete: non
siete falene.
Cancro
Marte è nel vostro segno e vi
rende carichi o sovraccarichi. Saturno in quadratura dal segno della Bilancia
continua a presentarvi il conto delle vostre contraddizioni o, come le
chiamereste meglio voi, mille sfaccettature. Cercate di conciliare le vostre
diverse istanze senza metterle a tacere anzitempo e senza agitarvi. Quello che
farete adesso potrà somigliare a un’impresa ben progettata o a un incentivo
alle vostre frustrazioni, a vostra discrezione. Le galline, quando non trovano
la via di fuga, ficcano il becco ovunque finché non indovinano la presenza di
un pertugio. Ma il mondo, come si evince da alcuni rapidi calcoli, è più grande
di un pollaio.
Leone
Mercurio nella terza decade
migliora la vostra capacità di comunicare e adesso sapete davvero “vendervi
bene”. Un’ottima arma per contrastare temporaneamente la lenta opposizione di
Nettuno, che vi confonde la mente e le mete da molto tempo. Vi esprimerete al
meglio in questo periodo e avrete facili rapporti con le persone giovani. Il
sestile di Saturno, d’altra parte, vi rende seri quanto basta e allora questo è
un momento buono per lavorare bene e per raccogliere qualche successo senza
dispiacere a nessuno.
Vergine
La lunazione è cominciata nel
vostro segno, sostenuta dalla presenza di Venere: state bene e siete molto
attraenti anche se, per innata modestia, non lo ammettereste mai e, comunque
sia, vi state sicuramente dando la zappa sui piedi affinché nessuno dei vostri
desideri possa avverarsi. Raccogliete adesso il frutto del lavoro di un anno
intero e le persone che vi sono vicine avvertono la vostra maggiore energia e
desiderano partecipare del vostro momento. Cercate di non sottrarvi, sarà
davvero una bella festa!
Bilancia
Cosa resta di voi? Dopo che
Saturno vi ha investiti del suo peso, è passato e ripassato, solcandovi la
schiena con le sue ruotate, cosa è rimasto? Ogni progetto sano e giusto resta
in piedi, in una radura devastata e sterile. I benefici di Venere e Giove non
si protendono ancora verso di voi, per offrire una mano gentile che vi aiuti a
rialzarvi. Dovrete lavorare con serietà seguendo una direzione. Una sola,
quella che secondo la vostra coscienza è giusta: i risultati saranno
eccellenti. Marte per il momento è in quadratura: contrasti, contraddizioni e
frustrazioni.
Scorpione
Con Mercurio in quadratura, avete
l’impressione che nessuno possa capirvi. Provate a spiegare meglio le vostre
ragioni, perché può darsi che le abbiate espresse in modo un tantino fanatico,
dietro la sollecitazione di Giove all’opposizione. C’è chi vi ascolta e sarebbe
anche disposto ad accogliervi e a favorirvi, ma tocca dimostrarsi più
collaborativi e pazienti. Lo so, questo sembra uno di quei consigli che i nati
sotto il segno dello Scorpione si sentono ripetere di continuo dalle rubriche
di astrologia. Oh, ma quante volte volete sentirvelo dire?
Sagittario
Il doppio sestile di Saturno e di
Urano continua ad offrirvi un valido sostegno; vi piace la concretezza
ultimamente anche se non avete certamente rinunciato ai voli nettuniani della
fantasia. Un periodo privo di particolari scosse. Avete il tempo necessario per
curare le vite che avete costruito fino ad ora e preparare con agio un terreno
spazioso per i futuri impegni. Abbiate pazienza, ma non c’è molto da dirvi.
Capricorno
La prima decade ha goduto di un
primo passaggio di Giove, che adesso la ripercorre a marcia indietro. Si
possono rivedere delle posizioni, e arrendersi all’ottimismo. C’è adesso il
tempo per riorganizzare tutto al meglio e poi… partire, scendere in campo e
giocare. Venere in trigono alla prima decade innesta nella malinconia
settembrina un rametto di romanticismo. Irrigatelo, non permettete che si
secchi presto, sferzato dal primo freddo della stagione autunnale. Avanti che
ne ricresca un altro…
Acquario
Nettuno, retrocedendo, è di nuovo
a casa vostra. Il signore dell’acqua è nella casa del vento e non si tratta di
un soggiorno tanto breve. Urano, Mercurio e Saturno vi guardano benignamente e
vi rendono laboriosi, anche se un po’ febbrili a tratti. Non manca qualcosa? Ah
sì, la poesia, la gioia di vivere, la dolce resa alle cose che vi piacciono…
Per questo mese sembrate piuttosto brulicanti uomini d’affari, per nulla
intenti a concedervi gentilezze. Bravi, bravi, ma non potreste delegare almeno
un po’?
Pesci
La lunazione comincia con una
opposizione al vostro segno, caricata dall’opposizione di Venere. C’è un
richiamo all’ordine, al dovere e alle regole, che chiede di non essere
ignorato. Ma le regole possono essere impiegate in modo creativo: basta saperle
vedere come strumenti utili, e non come ostacoli e limiti. Marte in trigono vi
offre un surplus di energie, oppure
un giovane fattorino disposto a portarvi le valigie. Laboriosi, contro ogni
vostra volontà. Evitate i cibi troppo piccanti, almeno.
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