Le cambia, le vende e le compra a ritmi vertiginosi. A volte ho pensato che ci facesse qualcosa di simile al gioco delle tre carte: ogni dieci automobili rimesse in circolo, prenderne una gratis, o qualcosa del genere.
A questo giro, per motivi che è lungo e giuridicamente miope stare a raccontare, casa mia è quasi sprovvista di automobili: ce n'è una, e deve bastare per tutti. La cosa, abitando noi in campagna, è piuttosto fastidiosa.
A Natale mi sono ritrovato quindi, come da ragazzino, in macchina coi miei, seduto dietro, a fare il giro dei parenti a cui dare gli auguri.
Principalmente due gli effetti collaterali: 1) le occhiate scambiate con una piacente sconosciuta ad un incrocio mi sono subito sembrate ridicole. 2) ho dovuto ascoltare musica scelta da mio padre.
La seconda delle conseguenze mi ha rivelato che gli anni ottanta, gli anni dell'edonismo furibondo, erano anche gli anni del pessimismo cosmico e della metafisica a tremilalire al chilo.
è stato RAF a illuminarmi in questo senso:
Che vuoto che c'e
la vita cos'e?
e' una gara senza senso e no
siamo soli nell'immenso vuoto che c'e
la vita cos'e?
agnus dei
non ci sarà redenzione per i nostri peccati
e non c'e verità che non vada a pezzi
siamo pazzi siamo dannati
non prendersi mai, ritrovarsi qui distratti e
abbandonati quante stelle nei cellophane
questa notte avvolgerai?
quanti sogni nell'anima
come angeli incontrerai?
non lo vedi? lo sai!
siamo fragili noi
siamo soli nell'immenso vuoto che c'e
soli in fondo all'universo senza un perché
A parte che amo il punto in cui dice, senza alcun motivo plausibile, AGNUS DEI, il contrasto tra il pop innocuo dell'arrangiamento e le aspirazioni stupido-metafisiche del testo mi hanno fatto pensare. I testi attuali, benché parecchio brutti ( ho controllato alcuni testi di Tiziano Ferro, che mi sembra la cosa attuale più vicina a Raf), sono meno metafisici: persino titoli come "Fotografie della tua assenza" e "Assurdo pensare" si rivelano normali canzoni d'amore, senza neanche un po'di quella verve malebranchiana che mi sarei aspettato. In esse il buon Tiziano lamenta l'assenza-mancanza dell'oggetto del desiderio, indistinto quel tanto che basta a garantire la massima commerciabilità del brano e a garantire la non etichettabilità sessuale del suo esecutore-compositore (ma i miei amici gay mi garantiscono che la canzone su Raffaella Carrà non può essere un pas faux, ma è un vero e proprio outing).
Miles Davis diceva che le canzoni dei bianchi hanno fondamentalmente un unico tema, "Hey baby, perché non me la dai?": io sono quasi d'accordo, purché si aggiunga la variante: "Hey baby, sono triste perché non me la dai".
Questa, mi sono reso conto, è la prima chiave interpretativa della differenza tra le canzoni metafisiche degli anni ottanta e le attuali: quelle degli anni ottanta sono canzoni rivolte retoricamente all'ottenimento immediato della copula: la stessa canzone di Raf ha il suo centro nell'esortazione, del tutto avulsa dal contesto
c'e bisogno di una luce quaggiù non lasciarmi
amore almeno tu come me
siamo soli nell'immenso vuoto che c'e
dove sei? come si fa
a resistere in questi momenti?
Come si può notare, tutto il senso del pappone metafisico sta nel far denudare una fanciulla più o meno riottosa (nel GIORDANO BRUNO del 1973, Gian Maria Volontè - credo - nei panni del Nolano usava un discorso di pregnanza quasi identica a quello di Raf per condurre all'orgasmo - MAGIA! SENZA MANI!! - una tizia evidentemente troppo sensibile ai discorsi filosofici***).
I testi a noi contemporanei (quelli di Fabri Fibra compresi, su cui tornerò nei prossimi giorni) sono invece tutti concentrati sul rimpiangere una compagna di letto giustamente volata verso altri lidi.
E' una differenza su cui devo ragionare, ora che l'ho scoperta.
(Continua)
*** Il film l'ho visto il secondo anno di università e quindi, se ve lo state chiedendo, no, non mi sono iscritto a filosofia per poter provare a rifarlo. Anche se ci ho provato.
2 commenti:
a cosa credi servano tutti i miei studi mnemotecnici????
e lo sapevo!
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